Scritto da Claudio Landi per Buongiorno Asia.
* T.S. Iniziali del primo ministro deposto nel 2006 con colpo di stato, non è possibile scrivere per intero il nome onde evitare “rogne”, mai parlare di politica in Thailandia.
A Bangkok si sente, nuovamente, un pericoloso rumor di sciabole: ci sono proteste e manifestazioni contro il governo. Un governo, detto per inciso, guidato da un partito che ha ottenuto una chiara maggioranza dagli elettori e che rappresenta un leader politico, T. S., che pur con tutte le sue (gravissime) contraddizioni, ha saputo bene amministrare l'uscita della Thailandia dalla crisi finanziaria del 1996-97 con una formula di politica economica attentissima al mondo rurale thai. T.S. è un signore che è nato come imprenditore delle comunicazioni e che poi è diventato leader politico fondando un partito populista sociale, 'I Thai amano la Thailandia', TRT, diventato successivamente PPP, il 'Partito del potere del popolo'. T.S., come dicevamo e al contrario di altri esempi di imprenditori diventati politici, ha saputo gestire bene l'economia del suo paese, pur lasciando alquanto a desiderare in termini di diritti umani, ad esempio nella lotta al separatismo di alcune regioni del sud del paese.
Ora, questo T.S. è particolarmente malvisto da potenti ambienti di corte, (la Thailandia è una monarchia con un Re molto molto amato e rispettato dalla popolazione), e da altrettanto potenti settori economici tradizionali. Rappresenta, secondo alcuni osservatori, una borghesia degli affari più vicina alla nuova era di globalizzazione made in Asia che si sta presentando al mondo. Questi potenti ambienti di corte e queste potentissime forze economiche hanno dichiarato guerra a T.S., e prima hanno organizzato, nel settembre di due anni or sono, un colpo di stato incruento, poi hanno messo in piedi un referendum per una nuova Costituzione piuttosto manchevole dal punto di vista democratico, infine hanno riorganizzato elezioni che però hanno visto un nuovo successo per i seguaci di T.S.
Ora di fronte a questo successo e al conseguente nuovo governo, si sente nuovamente questo tintinnare di sciabole, questo odore di golpe o comunque di pressioni istituzionali sul governo costituzionalmente al potere.
Tutto ciò a noi occidentali pone qualche problemino: 1,T.S. è un signore che, come abbiamo detto, ha violato i diritti umani in almeno due casi, la lotta al separatismo del sud e la sua personale guerra alla droga. Meriterebbe quindi molta attenzione e moltissimo monitoraggio internazionale; 2,il suo partito prima, il partito dei suoi seguaci poi, grazie alla politica sociale aperta alle istanze popolari e contadine, gode tuttora del consenso della maggioranza dei cittadini.
Morale, con tutte le attenzioni internazionali del caso, e i correlati monitoraggi della società civile, forse, sarebbe bene cercare di evitare un semaforo verde a un colpo di stato o comunque a pressioni indebite sul governo democraticamente eletto in Thailandia. Per una ragione evidente diciamo questo: se non si tutela a livello internazionale la democrazia in Thailandia (detto per inciso il nuovo governo dei seguaci di T.S. non ha preso alcuna decisione antidemocratica o antiliberale, e questo è un dato importantissimo), come si fa poi a sostenere la causa della democrazia e dei diritti umani in altri paesi della regione?
Senza contare che l'esempio thailandese potrebbe essere contagioso. Filippine e Birmania stanno a guardare. Come pensiamo di 'promuovere la democrazia' (l''esportazione della democrazia' modello imperiale con la guerra, per fortuna dovrebbe essere cosa sepolta con il fallimento dell'amministrazione di George W. Bush e dei suoi ideologi neocons...), se non la difendiamo dove c'è?