mercoledì, gennaio 31, 2007

Ayuttaya, antica capitale del Siam


Testo tratto da: http://www.viaggi24.ilsole24ore.com/

A poche decine di chilometri da Bangkok, in Thailandia, sorge una città: Ayuttaya. Di solito la si raggiunge con il treno che lascia l'affollatissima stazione della capitale per immergersi lentamente nella campagna thailandese e offrire agli occhi del viaggiatore uno spaccato molto rappresentativo della vita in questa parte di mondo. Poco dopo la partenza si cominciano infatti a vedere le baracche della periferia, dove vivono migliaia di persone a ridosso della città. Gente che parla, che lavora e, come sempre in Thailandia, che cucina. Poi gradualmente la periferia si fa campagna, le abitazioni più rare. Appaiono i primi campi, i boschi di palme, le risaie.

Quando il treno si ferma alla stazione di Ayuttaya nulla fa pensare di essere arrivati in un'antica capitale che ha regnato il paese per 400 anni. E' una piccola città dell'entroterra, dedita al commercio e all'agricoltura, senza grosse pretese. Prendendo un risciò-taxi motorizzato si passa per il mercato e ancora non si colgono quei segni della grandezza terminata nel 1767 ad opera dei Birmani che la saccheggiarono.

La prima visita dei templi conviene farla di sera, quando le luci illuminano le rovine dei diciassette monumenti. Seduti nel retro di quel rumorosissimo mezzo di trasporto, quasi non ci si accorge che si sta uscendo dalla città e in lontananza si intravedono già le luci del primo tempio. Poi il conducente, con un tipico sorriso thailandese, inviterà a scendere e si capirà in un attimo il perché della recente decisione dell'Unesco di considerare la maggior parte dei templi di Ayuttaya Patrimonio Artistico Mondiale.

Nel crepuscolo e ci si renderà lentamente conto della grandezza del luogo quando, un santuario dopo l'altro, ci si chiederà quanta gente abitasse quella città immensa nei periodi di più intenso splendore. La risposta è: più di un milione di persone. Nel diciassettesimo secolo, infatti, Ayuttaya era una delle maggiori città di tutta l'Asia il cui fiume era navigato da vascelli provenienti da tutto il mondo.Il giorno dopo, alla luce del sole caldo, sarà affascinante visitare l'interno dei templi maggiori.

Il Buddha è onnipresente: la famosa testa intagliata in un albero centenario, le statue senza capo, distrutte dai Birmani, come di recente è avvenuto anche in Afghanistan ad opera dei Talebani, il Grande Buddha beatamente disteso, ci faranno riflettere sul senso del piacere, considerato non come peccato ma come condizione ideale e divina. Una concezione della vita che l'occhio attento riuscirà a cogliere nei gesti dei locali mentre pregano senza pesantezza, nutrono i grassi pesci del fiume che costeggia il tempio, o parlano e ridono attorno ad un ristorante ambulante che prepara una piccantissima, e deliziosa, pietanza.
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