venerdì, aprile 30, 2010

Situazione Thailandia al giorno 30/04

Thailandia: progressi nella soluzione delle manifestazioni delle "camicie rosse"
2010-04-30 15:50:28 cri

Il 30 aprile il premier thailandese Abhisit Vejjajiva ha affermato che gli sforzi per risolvere l'emergenza della sommossa delle "camicie rosse" fatti dal governo e dall'unità di crisi hanno già ottenuto dei progressi.

Lo stesso giorno, in onda nelle televisioni del Paese, ha spiegato che il governo ha ottenuto dei progressi nel raggiungimento di una soluzione politica del problema e che, attualmente, i posti di blocco dislocati sul territorio stanno riuscendo ad ostacolare le popolazioni di altre località, evitando che si uniscano alle manifestazioni delle "camicie rosse".

Thailandia, evacuato ospedale vicino a luoghi protesta

di Ambika Ahuja

BANGKOK (Reuters) - Un ospedale di Bangkok oggi è stato parzialmente evacuato dopo che le cosiddette camicie rosse sono entrate alla ricerca di soldati che pensavano stessero preparando un attacco.

Oltre 200 camicie rosse sono entrate ieri sera nell'Ospedale universitario Chulalongkorn, che si trova vicino all'accampamento dei manifestanti anti-governativi.

I manifestanti non hanno trovato soldati e se ne sono andati dopo aver girato per circa un'ora per l'edificio e i parcheggi. Alcuni volevano tornare oggi per essere sicuri che non ci fossero militari, ma i leader delle camicie rosse non hanno acconsentito.

"Abbiamo detto loro che era inappropriato. Ci scusiamo davvero per gli eventuali inconvenienti causati. Qualcuno temeva che l'ospedale ospitasse dei militari", ha detto a Reuters Weng Tojirakarn.

L'incursione ha creato timori sul livello di controllo che i leader del movimento hanno sui manifestanti, specialmente le "guardie delle camicie rosse" incaricate della sicurezza.

L'ospedale sorge vicino al distretto finanziario Silom, dove hanno avuto luogo gli scontri del 22 aprile. Alcuni pazienti sono stati evacuati, ma il direttore del nosocomio Adisorn Patradul ha detto che la struttura resterà aperta e che un certo numero di degenti non può essere spostato.

La direzione dell'ospedale nega che ci siano truppe all'interno della struttura, ma migliaia di soldati e agenti anti- sommossa sono impegnati nell'area per contenere la protesta, alla settima settimana, che ha l'obiettivo di costringere il primo ministro Abhisit Vejjajiva a sciogliere il Parlamento e a indire le elezioni.

La tensione resta alta a Bangkok dopo che mercoledì un soldato è rimasto ucciso in uno scontro che ha avuto luogo in una affollata strada.

-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano.


Thailandia: le camicie rosse chiedono aiuto all’UE

Internazionalizzare la crisi. È la strategia delle camicie rosse, i ribelli thailandesi che da settimane chiedono la rimozione del governo guidato dal primo ministro Abhisit Vejjajiva. Oggi hanno lanciato un appello all’Europa.

“Chiediamo all’Unione europea di inviare un team di ispettori per impedire al governo di disperdere i dimostranti”, ha detto un loro rappresentante, Cherdchai Tunsuepsiri.

Ieri è stata una delle giornate più tese delle ultime settimane. Le camicie rosse si sono scontrate con la polizia vicino all’autostrada a nord di Bangkok. Un soldato è morto, forse colpito da fuoco amico, e 18 persone sono rimaste ferite. Le camicie rosse chiedono la restaurazione del governo di Thaksin Shinawatra, ex primo ministro deposto con un colpo di stato nel 2006.

Contro i ribelli sono scese in piazza, accanto alla polizia, anche le camicie gialle, schierate con il re e favorevoli a Abhisit. Al governo hanno chiesto di intervenire con decisione per mettere fine a quelle che hanno definito manifestazioni illegali di terroristi.

L’entourage del primo ministro ha precisato che la situazione è sotto controllo e che il governo non ha bisogno di interventi esterni.

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giovedì, aprile 29, 2010

Aggiornamento situazione Thailandia del 29/04

Thailandia, truppe cercano di contenere protesta Bangkok

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di Ambika Ahuja

BANGKOK (Reuters) - Le autorità thailandesi hanno annunciato oggi che intensificheranno gli sforzi per contenere le proteste anti-governative a Bangkok, all'indomani dell'uccisione di un soldato nell'ultimo scontro in ordine di tempo nell'ambito di una campagna dell'opposizione per ottenere elezioni anticipate.

I dimostranti, sostenitori del deposto premier Thaksin Shinawatra, sono ancora accampati nella capitale dopo le schermaglie di ieri con le truppe lungo un'affollata autostrada alla periferia nord di Bangkok che hanno provocato anche il ferimento di 19 persone.

"Siamo pronti, che ci vengano a prendere. Vediamo quanti di noi devono uccidere per essere soddisfatti", ha detto Saman Chantikul, un venditore di frutta 50enne che insieme a migliaia di altre persone sta occupando il quartiere commerciale di Bangkok da quasi un mese. "Non andremo da nessuna parte fino a che il governo non ci sentirà".

Le proteste sempre più violente che si succedono da ormai sette settimane e il loro costo economico sulla seconda economia del Sudest asiatico hanno aumentato le pressioni sul premier Abhisit Vejjajiva perché ponga fine alla crisi che ha provocato la morte di 27 persone e ha paralizzato Bangkok.

Il portavoce dell'esercito Sansern Kaewkamnerd ha detto a Reuters che le truppe ai checkpoint sulle strade che portano verso l'area bloccheranno le persone armate e potrebbe scoraggiare anche le altre a proseguire.

Ma il leader delle camicie rosse Weng Tojirakarn ha detto di attendersi che altri manifestanti si uniranno al movimento, composto in gran parte di contadini e lavoratori poveri delle città, che cerca di abbattere di il governo. "Crediamo che la vittoria sia vicina", ha detto alle migliaia di sostenitori accampati dietro le barricate fatte di pneumatici, canne di bambù e blocchi di cemento.

Oggi il vice premier Suthep Thaugsuban ha ammesso coi giornalisti che sarà difficile allontanare con la forza le camicie rosse, perché tra di loro si contano molte donne e bambini.

-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano.


Thailandia: la People's Alliance for Democracy chiede al governo di risolvere lo stallo politico attuale
2010-04-29 15:04:02 cri

La mattina del 29 aprile i sostenitori del People's Alliance for Democracy hanno manifestato nel campo dell'XI corpo di fanteria, situato nella periferia nord di Bangkok, chiedendo al governo ed all'esercito di risolvere quanto prima l'attuale punto morto politico, e di respingere i manifestanti dello United Front of Democracy Against Dictatorship.

Lo stesso giorno, uno dei leader del People's Alliance for Democracy, Jamlong Srimuang, ha affermato che lo scontro avvenuto nel pomeriggio del 28 era un evento annunciato, e se il governo non metterà in pratica delle contromisure efficaci e tempestive, casi analoghi capiteranno nuovamente, rischiando di aumentare le morti ed i danni materiali nella capitale.

Bangkok: rinviata a data da stabilirsi la prova sperimentale del collegamento veloce con l'aeroporto
2010-04-29 15:45:45 cri

Il 29 aprile il ministero delle Communicazioni della Thailandia ha annunciato che date le attuali turbolenze politiche, è stata rinviata a data da stabilirsi la prova sperimentale del collegamento veloce su binari con l'aeroporto.

Lo stesso giorno a Bangkok il ministro delle Communicazioni della Thailandia, Sophon Saram, ha affermato che attualmente la situazione del paese è instabile e il traffico pubblico nel capitale non riesce a scorrere normalmente. Inoltre considerando che il lavoro della sicurezza durante la prova sperimentale del collegamento con l'aeroporto occuperà le già scarse forze di polizia, dopo la consultazione con il comitato per lo stato di emergenza e con il ministero delle comunicazioni, è stato deciso di rinviare a data da stabilirsi la prova sperimentale prevista per il 30 aprile, fin quando la situazione del paese tornerà alla normalità.

mercoledì, aprile 28, 2010

Arrestato leader Camicie rosse Kwanchai

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BANGKOK (Reuters) - Almeno 16 persone sono rimaste ferite e un militare thailandese sarebbe morto nel corso degli scontri scoppiati oggi su una strada alla periferia di Bangkok, che hanno visto i soldati sparare proiettili di gomma contro i manifestanti anti-governativi e questi rispondere lanciando pietre.

Per cercare di fermare la colonna di circa 2.000 "camicie rosse" che, a bordo di camion e motociclette, hanno lasciato il centro di Bangkok sfidando lo stato di emergenza, i soldati hanno anche sparato in aria.

Circa un centinaio di manifestanti si sono spostati in testa alla colonna principale, caricando i soldati e la polizia in tenuta antisommossa, che ha usato manganelli e scudi per respingerli. Alcuni manifestanti -- hanno raccontato dei testimoni -- hanno risposto lanciando pietre e proiettili con delle fionde.

Gli scontri, che si sono verificati a tre riprese, sono cessati quando un forte temporale tropicale si è abbattuto sull'area, che si trova lungo la strada Vipawadee-Rangsit, a circa 40 km dal centro di Bangkok.

Un fotografo Reuters ha raccontato che un soldato è stato colpito alla testa da un proiettile, che ha forato l'elmetto, e che si crede sia morto. Non è chiaro da dove sia arrivato lo sparo.

Secondo un centro medico statale sono almeno 18 le persone ferite, ma non si hanno altri dettagli, né la conferma della morte del militare.

-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano.

Thailandia: arrestato leader Camicie rosse Kwanchai

Teheran, 28 apr. - (Adnkronos/Aki)- L'esercito thailandese ha arrestato il leader delle Camicie rosse Kwanchai Phraiphana, che oggi ha partecipato agli scontri con le forze dell'ordine a Don Muang, nel nord di Bangkok. Lo riporta il sito Thai Rath Online, precisando come Kwanchai sia stato fermato nel primo pomeriggio (alle 2 e 40 ora locale) mentre stava tentando di tornare a Ratchaprasong dove si concentra la protesta contro il governo.

martedì, aprile 27, 2010

Aggiornamento situazione Thailandia 27/04

Photo

di Ambika Ahuja

BANGKOK (Reuters) - Un'esplosione nei pressi dell'abitazione di un alto esponente del partito di governo e le insurrezioni in diverse province del paese hanno reso ancora più tesa la situazione in Thailandia, dopo il rifiuto delle richieste delle "camicie rosse" da parte del primo ministro Abhisit Vejjajiva.

"Tutti i fatti fanno ancora intravedere la possibilità di un pericoloso stallo politico", ha detto Chris Wood, analista in una società di intermediazione finanziaria.

La scorsa notte è stata lanciata una granata su una stazione di polizia nei pressi dell'abitazione di Banharn Silapa-Archa, alto esponente del partito di governo, ferendo almeno 11 persone. Lo hanno riferito gli impiegati di un ospedale.

Le "camicie rosse" hanno fortificato il loro accampamento nel centro di Bangkok e hanno richiesto la collaborazione dei loro sostenitori nelle regioni settentrionali del paese, nel tentativo di evitare che altri agenti e soldati riescano a raggiungere la capitale.

Le "camicie rosse" delle zone rurali hanno risposto alla richiesta dei loro leader, allestendo diverse barricate nelle loro roccaforti del nord e del nordest del paese, mentre la classe media urbana chiede al primo ministro di reagire duramente contro i manifestanti.

"Pensiamo che la minaccia di azioni repressive sia alta", ha detto Nattawut Saikua, uno dei leader dei manifestanti, aggiungendo che oltre 8.000 persone hanno presidiato l'accampamento anche durante la scorsa notte, cantando e leggendo discorsi.

Il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha rifiutato sabato la proposta di votare entor 60 giorni delle "camicie rosse", che hanno continuato a manifestare, dopo sette settimane e 26 persone uccise.

"Continueremo fino a quando otterremo la nostra vittoria", ha detto Jatuporn Prompan, uno dei leader.

Fonte: http://it.reuters.com


THAILANDIA: CAMICIE GIALLE CHIEDONO LEGGE MARZIALE


(ASCA-AFP) - Bangkok, 26 apr - In Thailandia le ''Camicie Gialle'' del Pad, il movimento monarchico-nazionalista che contribui' a far cadere due governi vicini all'ex premier Thaksin Shinawatra, dopo un ultimatum di sette giorni al primo ministro Abhisit Vejjajiva per prendere misure contro le ''camicie rosse'', hanno chiesto l'intervento della legge marziale per placare le proteste di massa del gruppo rivale.

''Il Primo ministro sa bene che in questa situazione le misure militari sono necessarie perche' e' difficile risolvere tutto con la politica'', ha detto Suriyasai Katasila, portavoce del partito della Nuova Politica dei Gialli.

''Dovrebbe essere annunciata la legge marziale. Se la situazione non migliorera' il Pad valutera' di intensificare le sue misure'', ha aggiunto.

Il Primo ministro Abhisit Vejjajiva ha respinto l'offerta dei Rossi, che sostengono il premier Thaksin Shinawatra, di placare le proteste con la fissazione di nuove elezioni presidenziali entro 3 mesi. Intervistato ieri in televisione, Abhisit ha promesso che il controllo dei principali quartieri di Bangkok, invasi dalle proteste, presto sara' ripreso, ma non ha fornito particolari su quando avra' luogo un eventuale giro di vite.

''Se Abhisit non riuscira' a reprimerci duramente, dovra' lasciare l'incarico'', ha detto Nattawut Saikuar, uno dei leader dei Rossi. red/cam/rob

domenica, aprile 25, 2010

Situazione Thailandia in continuo aggiornamento.

Premier thailandese avverte: Esercito libererà centro di Bangkok

10:59 - ESTERI- 25 APR 2010

Premier thailandese avverte: Esercito libererà centro di Bangkok

Presto azione militare per sgombero manifestanti antigovernativi
Bangkok, 25 apr. (Apcom) - Il primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva ha ribadito che le zone del centro di Bangkok occupate dalle "camicie rosse" saranno liberate con la forza. "Ci sarà un'operazione militare per riprendere Ratchaprasong ma non possiamo rivelare i dettagli perché dipendono da molte cose", ha dichiarato Abhisit nel corso di un'intervista televisiva assieme al capo dell'esercito, Anupong Paojinda. Ieri, il primo ministro ha respinto l'offerta dei manifestanti antigovernativi, pronti al dialogo a condizione che vengano organizzate entro trenta giorni elezioni politiche. "Respingo questa offerta. Visto che fanno uso della violenza e dell'intimidazione, non posso accettarla", ha detto Abhisit. Da metà marzo la Thailandia si trova in un vicolo cieco. La crisi politica ha assunto contorni violenti dagli scontri del 10 aprile (26 morti, più di 800 feriti) e dagli attacchi con granate di giovedì sera (un morto e circa 80 feriti).

Bangkok meta sconsigliata per la Farnesina

http://www.newnotizie.it/2010/04/24/thailandia-bangkok-meta-sconsigliata-per-la-farnesina/

Le manifestazioni di protesta antigovernative delle camicie rosse rendono Bangkok una città, al momento, poco sicura e il Ministero Affari Esteri sconsiglia agli italiani i “soggiorni non necessari” nella capitale thailandese.

L’unità di crisi della Farnesina ha pubblicato un annuncio sul sito www.viaggiaresicuri.it dove si legge che ” non è da escludere che nei prossimi giorni la situazione possa deteriorarsi con episodi di violenza, estendendosi anche ad alcune zone turistiche e commerciali della capitale”. Il comunicato continua specificando che, pur nell’intenzione di non coinvolgere stranieri e turisti, è meglio attendere che la situazione torni alla normalità per recarsi a Bangkok. Per gli italiani che invece già si trovano in Thailandia, la Farnesina raccomanda la massima prudenza e l’evitare zone dove ci siano assembramenti di persone e manifestazioni.

Oltre al soggiorno e al transito nella capitale, l’unità di crisi sconsiglia di recarsi nel distretto di Kantharalak e nelle zone di frontiera con la Cambogia dove questioni legate all’assegnazione dei confini hanno provocato violenti scontri e determinato l’intervento della polizia. Altra zona da evitare risulta anche la parte meridionale del Paese per i “frequenti” atti terroristici.

Le tensioni politiche, che si protraggono da più di un mese a Bangkok, vivono giorni cruciali. Le camicie rosse sembrano disposte a concedere un mese di tempo al governo e a negoziare sulla questione dello svolgimento delle elezioni entro tre mesi, pur di uscire dalla crisi. Veera Musikapong, uno dei principali leader del movimento, chiede lo scioglimento del Parlamento entro i prossimi trenta giorni per poi concederne altri 60 per organizzare le nuove elezioni.

Attraverso un comunicato, letto di fronte ai suoi sostenitori, Veera Musikapong ha chiesto che vengano ritirate le truppe militari dal luogo della protesta e che sia fatta chiarezza, attraverso un’indagine indipendente, sugli scontri che il 10 aprile scorso causarono la morte di 25 persone e sull’episodio, riguardante lo scoppio di 5 bombe, che due giorni fa ne ha uccise altre tre e ferite almeno 70.

Stefano Valigi

venerdì, aprile 23, 2010

Le camice rosse chiedono aiuto all'onu, granate feriscono stranieri,

BANGKOK (Fonte Ansa) - Almeno tre persone sono morte e altre 75 sono rimaste ferite in una serie di esplosioni nel centro finanziario di Bangkok: lo dicono fonti dei tre ospedali dove i feriti sono stati trasportati. Tra questi alcuni stranieri. Le esplosioni sono state causate da granate sparate dal campo delle 'Camice rosse' da lanciatori modello M-79: lo ha dichiarato un portavoce dell'esercito thailandese, che ha aggiunto che non risultano esserci morti.

FARNESINA, AL MOMENTO NESSUN ITALIANO COINVOLTO - Non risulta, al momento, che vi siano italiani coinvolti nelle esplosioni avvenute nel centro finanziario di Bangkok. Ad escludere la presenza di connazionali nella zona e' la Farnesina, anche perche', si sottolinea, si tratta di un'area che era stata sconsigliata sul sito del Ministero degli Esteri www.viaggiaresicuri.it.

THAILANDIA: CAMICIE ROSSE CHIEDONO AIUTO ALL'ONU - Temendo una repressione dell'esercito, le ''camicie rosse'' thailandesi hanno presentato oggi una petizione all'ufficio dell'Onu a Bangkok, chiedendo all'organizzazione di inviare un contingente di peacekeeper per frapporsi tra le forze di sicurezza e i sostenitori dell'ex premier deposto Thaksin Shinawatra, che occupano il centro del capitale dal 12 marzo. ''Il Fronte unito per la democrazia e la dittatura (Udd) vuole che l'Onu mandi una forza di mantenimento della pace a protezione delle dimostrazioni presso la Ratchaprasong Intersection, impedendo al governo di usare la forza per disperdere i manifestanti'', ha dichiarato Weng Tojirakarn, uno dei leader del movimento popolare che negli ultimi giorni ha fortificato le sue barricate agli ingressi della zona da esso controllata. La situazione a Bangkok rimane estremamente tesa, in particolare all'entrata della Silom Road, una delle arterie principali del quartiere finanziario. In quel punto, a protezione del loro accampamento e di fronte all'imponente schieramento delle forze di sicurezza, i ''rossi'' - utilizzando bastoni appuntiti e pneumatici - hanno eretto barriere alte oltre cinque metri. A complicare il quadro si sta aggiungendo un gruppo di ''no colours'', dimostranti filo-monarchici esasperati dalla presenza delle camicie rosse, contro cui auspicano un rapido intervento militare. Ieri, in tarda serata, di fronte all'hotel Dusit Thani i due gruppi si sono brevemente affrontati con lanci di bottiglie, sassi e un ordigno, provocando una ventina di feriti lievi. Nuove manifestazioni dei ''no colours'', che riprendono gran parte della retorica e del nazionalismo delle ''camicie gialle'' protagoniste del blocco degli aeroporti di Bangkok nel novembre 2008, sono in corso questo pomeriggio nello stesso punto, fornendo potenziali scintille per nuove tensioni. Il gruppo ha inoltre indetto un grande raduno per domani, annunciando di voler portare in piazza 100 mila persone.

Foto rainews24




giovedì, aprile 22, 2010

Apertura al dialogo per evitare inutili violenze.

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BANGKOK (Reuters) - I manifestanti anti-governativi thailandesi che occupano un'area commerciale a Bangkok vogliono avere colloqui urgenti per evitare scontri violenti con le truppe.

Lo hanno dichiarato oggi due dei loro leader.

I sostenitori dell'ex primo ministro Thaksin Shinawatra ha detto a Reuters che è imminente un'operazione militare e che ora verranno prese in considerazione offerte di dialogo, ma non dal governo.

"Pensiamo che un'operazione militare arriverà prima del 25 aprile e abbiamo bisogno di un compromesso", ha detto uno dei leader, Kwanchai Praina. "Siamo pronti a colloqui per mettere fine alla crisi, ma non con il governo", ha aggiunto.

Praina ha detto che proporrà ai suoi di considerare di conceredere al premier Abhisit Vejjajivatre mesi di tempo per sciogliere il Parlamento.

Colloqui tra Abhisit e i capi delle camicie rosse si sono interrotti alla fine del mese scorso, con i dimostranti che si sono rifiutati di accettare l'offerta del premier di sciogliere le Camere nel giro di nove mesi.

I dimostranti non hanno voluto riprendere il dialogo con il governo da loro definito "assassino" dopo che 25 persone hanno perso le vita e oltre 800 sono state ferite il 10 aprile scorso durante disordini con le forze dell'ordine.

Un portavoce del governo ha detto che Abhisit vuole parlare ai dimostranti, ma solo se promettono che non aumenteranno le tensioni, senza fare riferimento però al fatto che i manifestanti insistono che dialogheranno solo con terzi e non direttamente con l'esecutivo.

La protesta nella capitale ha costretto alla chiusura alcuni centri commerciali e molti hotel di lusso da circa tre settimane, allontanando i turisti.

Le camicie rosse hanno annullato un corteo nel distretto degli affari dopo che un portvoce dell'esercito ha detto che i soldati avrebbero usato le armi se provocati.

L'approccio più duro da parte delle autorità è giunto dopo che il premier ha trasferito la responsabilità della sicurezza al capo dell'esercito.

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martedì, aprile 20, 2010

Con la crisi del fiume Mekong, la Cina sta fallendo la prova di buon vicinato

Martedì 20 Aprile 2010 08:11

Mentre il livello dell'acqua del Mekong si abbassa, toccando il minimo storico dell'ultimo mezzo secolo 50 anni, cresce la tensione internazionale. La Cina, il gigante regionale attraverso cui scorrono le acque del più grande corso d'acqua navigabile del Sud-est asiatico, è di nuovo sotto il fuoco incrociato dei paesi vicini.


Gli ambientalisti e una parte dei media regionali accusano le dighe cinesi in costruzione di provocare il drastico calo del livello dell'acqua, che oramai si estende dalla Birmania, alla Cambogia, al Laos, alla Thailandia e al Vietnam.

"Le modifiche quotidiane del sistema idrico del fiume Mekong e del flusso dei sedimenti,sono già stati indicati da diversi studi scientifici, come strettamente legate alla costruzione delle dighe in Cina - dichiara Save the Mekong, una rete di associazioni e gruppi di base - Le comunità a valle nel nord della Thailandia, Birmania e Laos hanno sofferto la perdita di risorse ittiche e di piante acquatiche che incidono sulle economie locali e sui mezzi di sussistenza".
Secondo International Rivers stimano che, a causa delle dighe, le perdite in termini di pescato oscillerebbero tra le 700mila e il milione e mezzo di tonnellate. La pesca è la principale fonte di sostentamento per i 60 milioni di persone che vivono nel bacino del Mekong, e il reddito annuale di pesca nel basso corso del Mekong è dai due ai tre miliardi di dollari.

La stampa thailandese, meno controllata dagli organi govenativi, è anche la più diretta: "con la crisi del fiume Mekong, la Cina sta fallendo la prova di buon vicinato - afferma in un recente editoriale il quotidiano in lingua inglese Bangkok Post - Il problema sta nella decisione unilaterale da parte della Cina di sfruttare il Mekong con otto dighe idroelettriche".

Colpita da questa ennesima valanga di critiche, la Cina ha assunto l'insolita iniziativa di uscire dal consueto silenzio per scaricare la colpa della la caduta dei livelli del fiume Mekong a una siccità insolitamente dura in tutta questa regione, ricordando che la parte della Cina del Mekong, il Lancang, rappresenta meno di un quinto del volume di acqua nel fiume. La Cina quindi non potrebbe avere un impatto così massiccio sui livelli dell'acqua a valle.

Una tesi appoggiata dalla Commissione per il fiume Mekong (MRC), un ente intergovernativo per la gestione del fiume: "Non abbiamo alcuna prova diretta che il calo del livello delle acque sia causato dalle dighe cinesi", ha detto Damian Kean, consulente per la comunicazione della MRC.

Secondo le associazioni ambientaliste pero', la mancanza di trasparenza da parte della Cina circa il volume di acqua gestito attraverso le dighe, ha alimentato i sospetti: "Se le dighe non contribuiscono alla perdita di livello di acqua nel Mekong, perchè allora la Cina non diffonde pubblicamente le informazioni sul livello di flussi di acqua? - Si chiede Carl Middleton, di International Rivers, a IPS News - I cinesi non hanno pubblicato le informazioni sulle operazioni della sua dighe sul Mekong, mentre servono informazioni dettagliate e corrette, per gestire di un bacino idrografico così complesso".

"Le comunità rivierasche nel nord della Thailandia ritengono che il cambiamento del livello delle acque sia iniziato dopo la costruzione delle dighe cinesi, influenzando i livelli di pesca", sostiene Montree Chantavong, della Towards Ecological Recovery and Regional Alliance, una associazione ambientalist con sede a Bangkok.

La Cina ha già completato quattro delle otto dighe previste. L'ultima è la diga di Xiaowan, il cui bacino ha iniziato a sfruttare le acque del Mekong nell'ottobre 2009, viene descritta come diga ad arco più alta del mondo.

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/201004201106/mekong-dighe-cina.html

lunedì, aprile 19, 2010

Quando è difficile trovare le parole adatte...

Ieri quando ho letto la notizia non volevo “postarla” nel mio Blog, per rispetto di un ragazzo morto così giovane, senza un motivo per mano di bestie.
Si perchè a Patong girano delle bestie, non posso definirli esseri umani quel “carrozzone” della Bangla Road, uno zoo di bestie a due gambe.
Chi mi conosce sa bene cosa penso di Patong, di come per quieto vivere evito perfino di parlarne...
Vi riporto articolo del Phuket Wan giornale locale, non so dirvi se questa è la verità, per me rimane il malessere di un giovane morto sgozzato, una delle tanti morti inutili perchè la legge a Patong non viene rispettata! Non mi riferisco solo a locali notturni che dovrebbero chiudere alle 02,00 che non dovrebbero vendere alcol, alla legge sulla prostituzione, ecc... Ma al fatto che in questo luogo dal Taxista mafioso armato, alla moto d'acqua abusiva a nolo, a quello che ti vuol fare la foto con iguana, ai travestiti pieni di Ya-Ba, agli ubriachi al volante, Patong è uno schifo!
Un posto da evitare come la peste, per evitare ogni sorta di guaio.
Non voglio aggiungere altro tranne che le condoglianze alla famiglia, spero che quanto prima possano riportare la salma del figlio a casa per una degna sepoltura.

Simone Tene Riello: killed in a dispute with a ladyboy

Phuket Ladyboy Kills 'Punchy' Italian Tourist

Sunday, April 18, 2010
AN ITALIAN tourist has been killed by a bottle-swinging ladyboy katoey in a wild disturbance at Soi Paradise that highlights the underbelly of Phuket's nightlife.

The killing took place at 5.30am on Saturday morning, more than three hours after Patong's bars are supposed to close.

Police said the Italian, named as Simone Tene Riello, 28, wandered through the renowned heartland of Patong's gay district, close to the Royal Paradise Resort, punching people he had never met or seen before.

But when he hit katoey Sathid Boonnuchit, 34, outside one of the soi's gay bars, he provoked a reaction he did not anticipate. The Italian punched the katoey twice, then Khun Sathid smashed a beer bottle over the head of Mr Riello, according to Colonel Jakapong Luang-On of Kathu police station.

Mr Riello was treated in Patong Hospital for head injuries then sent on about 9am to Vachira Hospital for better treatment. He died there about 10.30am yesterday.

Khun Sathid was arrested yesterday and asked for bail but his paperwork was incomplete so he is being held at the Phuket Provincial Court jailhouse on a charge of murder.

Mr Riello's body is now at Vachira Hospital. Colonel Jakapong said it appeared the man had no friends on Phuket.

A Soi Paradise bar manager was recently arrested after police turned down what they said was her large attempted bribe.

In another recent case, a Singapore man who suffered head injuries after a jet-ski collision was sent first to Patong Hospital, then belatedly on to Bangkok Hospital Phuket in Phuket City, where he underwent urgent surgery for a head injury.

The man's friends told Phuketwan that, given the serious nature of the head injuries, they believe precious time was wasted when Loh Ying Jie, 20, was taken first to the less well equipped Patong Hospital.

Mr Loh died 11 days later in a Singapore hospital without regaining consciousness. One friend may face a serious charge as a result.

Local Thai media first reported that Mr Riello had been stabbed with a broken bottle that severed his jugular.

An Italian internet site, reported: ''Simone was in Phuket in October and worked as a waiter, he went regularly for years to central Thailand, where he had a girlfriend. The girl, say relatives, was with him when the fight broke out, then degenerated into a brawl, in front of the restaurant where the couple worked.

According to relatives, he was a boy with his head on his shoulders, someone who was loved by everyone. "Calm and cheerful, fond of music, tattoos and Thailand,'' remember friends.

domenica, aprile 18, 2010

Il 15 maggio i 24 capi della rivolta si arrenderanno!

Le camicie rosse si consegneranno alla polizia

Le camicie rosse si consegneranno alla polizia

Bangkok, 17-04-2010

I leader della rivolta anti-governativa in Thailandia hanno annunciato che si consegneranno alla polizia il 15 maggio, ma hanno respinto l'ultimatum per mettere fine all'occupazione del cuore commerciale di Bangkok.

Dopo che all'esercito e' stato dato ordine di intervenire contro i manifestanti, le camicie rosse fedeli al deposto premier Thaksin Shinawatra si sono detti pronti a costituirsi, ma solo tra un mese.

"Il 15 maggio i 24 capi della rivolta si arrenderanno", ha spiegato uno dei leader, Nattawut Saikuar, "ma per ora continueremo a manifestare per dimostrare che non fuggiamo".

"Sono certo che l'ordine di sopprimerci arrivera' presto", ha aggiunto. Le camicie rosse, che chiedono le dimissioni del governo e nuove elezioni, hanno ignorato gli appelli a lasciare il centro di Bangkok, nonostante gli ordini d'arresto per i loro leader.

Fonte: rainews24

venerdì, aprile 16, 2010

Pace apparente prima dello scontro finale?

THAILANDIA: GOVERNO PRONTO A NEGOZIATI CON LE CAMICIE ROSSE

(ASCA-AFP) - Bangkok, 15 apr - Dopo un sanguinoso fine settimana il governo thailandese ha esortato le ''Camicie Rosse'' a sedersi al tavolo dei negoziati e abbandonare le armi.

I dimostranti vestiti di rosso si sono stanziati nel cuore commerciale di Bangkok per prepararsi ad uno scontro finale con le autorita' del Paese volto a ottenere elezioni immediate e a far dimettere il Primo ministro Abhisit Vejjajiva.

''Se il governo intende ancora riconquistare quest'area, non possiamo fare altro che aspettare. Abbiamo superato la paura. Nulla ci spaventa piu''', ha detto Nattawut Saikuar, un leader delle Camicie Rosse.

Intanto il bilancio delle vittime delle violenze politiche, che sono state definite le peggiori degli ultimi due decenni, e' salito ad almeno 23 morti, 18 a seguito di colpi di arma da fuoco. ''Il governo e' pronto a parlare ogni volta che i Rossi vogliono, ma i Rossi hanno detto che non vogliono'', ha detto il portavoce del governo Panitan Wattanayagorn.

''Tutti i conflitti politici finiscono al tavolo dei negoziati'', ha aggiunto.

Thailandia, l’ora della rivolta

di Marco Montemurro

Ore decisive in Thailandia. Circa 40.000 camicie rosse thailandesi si sono radunate l'altro ieri nella zona commerciale della capitale Bangkok, preparandosi alla "battaglia finale" per rovesciare il premier Abhisit Vejjajiva, appoggiato dall'esercito. "Useremo la zona di Rachaprasong come campo di battaglia finale per rovesciare il governo", ha detto oggi ai giornalisti il leader della protesta, Nattawut Saikua. "Non ci saranno altri negoziati".

Continua quindi la mobilitazione che ormai da diverso tempo tiene il Paese col fiato sospeso. Da settimane, la mobilitazione delle camicie rosse ha generato lo scontro politico più acuto nella storia thailandese recente. La fase più acuta dello scontro tra rivoltosi e governo si é avuta sabato 10 aprile, quando per la prima volta, il conflitto è sfociato in scontri violenti che hanno causato la morte di 21 persone. L’esercito ha scelto di non rimanere inerte e, per cercare di ristabilire l’ordine, ha aperto il fuoco nel quartiere di Bangkok dove sono insediati i manifestanti. Il bilancio è stato drammatico: sono stati uccisi 16 civili, 4 militari e un giornalista giapponese; un numero di vittime che i thailandesi non contavano dal 1992, anno in cui avvenne l’ultimo intervento cruento dell’esercito.

Da oltre un mese a Bangkok sono accampati i sostenitori dell’United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) poiché, provenendo in molti dalle province, hanno scelto di rimanere nella capitale finché non sarà raggiunto il loro obiettivo, vale a dire lo scioglimento del governo di Abhisit Vejjajiva e le conseguenti elezioni anticipate. Accusano l’attuale primo ministro di non aver alcun consenso popolare, in quanto nel 2008 il suo partito è andato al potere senza essere stato eletto, e difendono l’ex premier in esilio, Thaksin Shinawatra, ricordato con benevolenza poiché condusse politiche a favore delle popolazioni rurali più disagiate.

Per mettere in difficoltà Abhisit, le camicie rosse (così chiamate per differenziarsi dai “gialli” leali alla monarchia) da oltre un mese organizzano incessantemente manifestazioni presso i luoghi nevralgici del paese. Il 15 marzo, ad esempio, hanno svuotato intere taniche di sangue davanti i palazzi del governo, del primo ministro e del partito di maggioranza Democrat Party, un’iniziativa che ha conquistato l’attenzione dei media internazionali. All’inizio di aprile, poi, le proteste, condotte sempre in modo pacifico, per cinque giorni si sono spostate nei distretti turistici di Bangkok, causando la chiusura dei centri commerciali e disagi agli alberghi di lusso. Dopodiché, il 7 aprile, i rossi si sono diretti verso il Parlamento, occupando il cortile del palazzo e costringendo il primo ministro Abhisit a fuggire tramite un elicottero.

Considerata la gravità dell’azione, la mattina seguente il Premier ha emanato lo stato di emergenza e, da quel momento, nel paese sono limitate le libertà civili, sono proibite le adunanze pubbliche e si possono censurare i media. Quel giorno stesso il premier Abhisit ha dovuto anche annullare il suo viaggio in Vietnam e, non potendo così recarsi al vertice dei paesi Asean, ha mostrato sul piano internazionale quanto sia critica la situazione in Thailandia.

Applicando il decreto per la sicurezza nazionale, è stato subito oscurato il canale televisivo People Channel, una rete vicina all’United Front for Democracy against Dictatorship (UDD), accusata dal governo di incitare alla violenza. Per difendere l’informazione e contestare la censura, le camicie rosse, sfidando le misure di emergenza, il giorno successivo hanno protestato presso la sede dell’emittente, la Thaicom, società che fu fondata dal loro benamato Thaksin.

Durante le scorse settimane, dunque, il conflitto è stato caratterizzato da rilevanti avvenimenti. La tensione è via via cresciuta e, una volta dichiarato lo stato di emergenza, sabato 10 aprile l’esercito, che finora non aveva mai represso le proteste, ha sparato colpi di fucile contro i dimostranti. La crisi non sembra attenuarsi, anzi, l’UDD è sempre più determinato nel chiedere le dimissioni di Abhisit, considerato adesso come un assassino con le mani sporche di sangue.

Le camicie rosse sono risolute nel perseguire il loro obiettivo, anche perché il Democrat Party, attualmente al governo, è sotto inchiesta dalla commissione elettorale, accusato di irregolarità durante la campagna elettorale del 2005. Sembra che il partito abbia ottenuto 258 milioni di bath dalla società Tpi Polene (azienda produttrice di manufatti in cemento), contravvenendo così la legge, poiché nel paese le forze politiche non possono ricevere in donazione oltre 10 milioni di Bath. Preso atto del reato, la Corte Suprema dovrà inevitabilmente sentenziare lo scioglimento del partito e l’esclusione dei suoi vertici dall’attività politica. Tale processo, pertanto, rafforza ulteriormente le forze antigovernative le quali, in attesa del verdetto, hanno già manifestato lo scorso 5 aprile presso la sede della commissione elettorale per sollecitare le indagini in corso.

Il primo ministro Abhisit è indubbiamente in difficoltà e, per cercare una soluzione, il 28 marzo ha concesso per la prima volta un incontro, perfino in diretta televisiva, con i rappresentanti delle camicie rosse. Nessun accordo però è stato raggiunto. Benché il premier si sia mostrato disponibile a indire elezioni anticipate entro il mese di dicembre, l’opposizione non ha voluto far compromessi, ferma nel pretendere dimissioni immediate. Per il momento dunque non s’intravede una soluzione tra le controparti e, inoltre, il conflitto sembra peggiorare, considerate le vittime dei recenti scontri.

Presto il governo dovrà decidere come poter risolvere questa crisi e anche le camicie rosse dovranno formulare concrete proposte politiche, dato che aspirano a governare il paese. Finora l’United Front for Democracy against Dictatorship si presenta solo come un movimento. Vi sono diverse correnti all’interno e, durante le proteste, sono numerosi i leaders che si alternano per parlare alle folle. Alle lotte partecipa infatti una popolazione eterogenea, composta da cittadini di Bangkok, studenti universitari, contadini delle province, monaci buddisti e comunisti. I programmi politici pertanto appaiono frammentati e, di conseguenza, ciò comporta una situazione dalla quale facilmente potrà trarre vantaggio Thaksin, l’ex primo ministro sostenuto dal movimento. Probabilmente i dimostranti dovranno valutare l’ipotesi di costituirsi come un partito e, in tale caso, potremmo intravedere il futuro del paese.

martedì, aprile 13, 2010

Chi ha colpa dei 21 morti e 858 feriti degli scontri di sabato 10 aprile?


Il giorno dopo le violenze che hanno causato 21 morti e oltre 800 feriti, il Paese si interroga sulle responsabilità. Che sono condivise

Il giorno dopo, la Thailandia si interroga: chi ha colpa dei 21 morti e 858 feriti degli scontri di sabato 10 aprile? Le peggiori violenze politiche dal 1992 a oggi hanno scioccato il Paese, e radicalizzato ancora di più gli animi. Le "camicie rosse" accusano il governo di aver ordinato la repressione, il primo ministro Abhisit Vejjajiva si difende sostenendo che i soldati abbiano sparato solo proiettili di gomma per autodifesa, contro manifestanti armati di fucili e lanciagranate. La verità, come emerge da testimonianze oculari - compreso chi scrive - e i tanti video pubblicati su Internet, è che la responsabilità è condivisa. Anche per il modo in cui si è arrivati a una giornata di guerriglia urbana.

Sabato era iniziato come un giorno tranquillo, seppur nella situazione che da un mese a Bangkok è "normale": ossia con migliaia di "rossi" - sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra - padroni della zona dello shopping e della parte storica della capitale. Dalla tarda mattinata, però, manipoli di dimostranti hanno circondato le postazioni dell'esercito e della polizia in diversi punti vicino ai palazzi del potere. Le forze di sicurezza li hanno dispersi sparando gas lacrimogeni e proiettili di gomma; centinaia di persone sono rimaste ferite.

Sulla scia di quegli scontri multipli, l'atmosfera è diventata bollente, con sempre più "camicie rosse" che si spostavano verso il ponte di Phan Fah, uno dei due centri della protesta. All'entrata di Khao San Road, la mecca dei backpacker, si è scatenata una sparatoria che ha provocato i primi morti. Sempre più in collera, la folla è quindi confluita nella piazza del Democracy Monument, 200 metri più in là: qui, poche decine di soldati difendevano l'accesso a una via che porta a nord, verso la zona che era controllata dai militari.

Per qualche decina di minuti la scena era surreale: gli altoparlanti montati sui blindati diffondevano vecchie musiche thailandesi che esortavano all'unità, militari e manifestanti si guardavano immobili, mentre l'aria era ancora impestata di lacrimogeni. Poi però sono arrivati due camion di rinforzi dei "rossi", con in cima dei capipopolo che arringavano la folla. Da lì a poco è partito un lancio di bottiglie, bastoni, sedie contro i militari. Dall'altra parte, i soldati hanno risposto con i proiettili di gomma. Ma quando tra di loro è piovuta una granata, e subito dopo un'altra, si è scatenato il caos: battendo in ritirata, con i manifestanti che sfondavano la barricata, dai soldati sono partiti anche proiettili veri. In aria, ma non solo.

Le versioni di entrambe le parti sono incomplete. E' probabilmente vero che la maggioranza dei soldati abbiano seguito le regole di ingaggio, e la gran parte dei manifestanti erano armati di bastoni e spranghe. Ma ci sono video che mostrano sia soldati sia loschi manifestanti - definiti "terroristi infiltrati" oggi dal premier Abhisit - sparare ad altezza d'uomo: i primi risultati delle autopsie, annunciati lunedì pomeriggio, rivelano che 9 camicie rosse sono state centrate al petto e alla testa da colpi sparati da "fucile ad alta potenza". Nell'immagine forse più scioccante diffusa su Internet, si vede un giovane "rosso" assistere con una bandiera in mano alla sparatoria in corso a pochi metri e poi crollare al suolo col cranio sfondato, da un colpo che a giudicare dalle immagini pare sparato dall'alto; proprio dal punto in cui i manifestanti accusano l'esercito di aver piazzato cecchini.

Anche sul come si è arrivati alle armi hanno tutti la loro parte di colpa. Il governo di Abhisit è nato dopo un colpo di stato che ha deposto Thaksin, due governi a lui fedeli sciolti dalla magistratura, tre mesi di manifestazioni delle "camicie gialle" di simpatie monarchico-militari e infine un ribaltone parlamentare; si può capire la rabbia delle camicie rosse quando parlano di "golpe giudiziario" o di "Abhisit fantoccio dei militari". Anche se la sostanza dà loro ragione, nella forma però l'attuale governo è nato grazie al cambio di sponda di decine di parlamentari, in nome della "riconciliazione nazionale" e per impedire un ritorno di Thaksin - condannato in contumacia per corruzione e con altri processi legali pendenti - dall'autoesilio. Sui metodi si può discutere, e in Thailandia molti danno per scontato che soldi sottobanco siano passati. Ma non è capitato anche in Italia?

E' a partire da queste due opposte visioni che nascono le recriminazioni reciproche: i "rossi" che si sentono legittimati a paralizzare la capitale finché non si va a nuove elezioni, i "gialli" - che vedono Thaksin come la fonte di tutti i mali del Paese - credono che tutte le persone ancora in strada siano pagate per manifestare. In parte è vero, ma la devozione verso Thaksin evidente in molti manifestanti è sicuramente più radicata e deriva dalle politiche favorevoli alle aree rurali e alle classi medio-basse adottate dal miliardario magnate.

Abhisit - probabilmente sincero quando sostiene di aver fatto di tutto per evitare morti civili - si trova nella scomoda posizione di essere considerato un assassino da alcuni, un agnello da altri. Per i leader delle camicie rosse, ora il premier "ha le mani sporche di sangue", e con gli assassini non si tratta. Molti thailandesi che votano Abhisit lo criticano invece per aver concesso troppo ai manifestanti: la sua proposta di sciogliere il Parlamento, ma solo tra nove mesi, era stata rifiutata dai "rossi". Escludendo chi vorrebbe una repressione manu militari, è evidente come nelle ultime settimane le forze armate abbiano dimostrato diverse lacune strategiche e mancanza di unione al loro interno, nel fronteggiare le proteste.

Quello che inquieta, anche a lungo termine, è quanto accesi siano ormai gli animi, con "rossi" e "gialli" - entrambi dotati di una tv che trasmette tutti i discorsi dei leader, scivolando spesso nella propaganda - che credono ciecamente a due verità incompatibili. Le parole sono sempre esasperate, i gesti - come il versamento del "sangue del popolo" da parte delle camicie rosse, prima ancora che venisse sparato un colpo - anche. Da un lato predicano la non violenza, dall'altro scatenano arringhe sempre più feroci. E a forza di ripetere gli stessi concetti dal palco, va a finire come sabato: con ragazzi, ragazze, vecchiette che vanno al fronte di una guerriglia urbana ripetendo gli stessi slogan, nella loro "lotta per la democrazia contro la dittatura". Ma con tutto il marcio che ci può essere, la Thailandia non è la Birmania.

Alessandro Ursic

domenica, aprile 11, 2010

Escalation di violenza ha portato alla morte di 20 persone a Bangkok.

Premessa per i turisti:

La vosta inculumità nella capitale NON E' A RISCHIO se evitate le zone degli scontri il resto della città è tranquilla. Phuket è un MONDO A PARTE, qui nessun problema, chi ha voli diretti sull'isola non si deve preoccupare di nulla. Se ci saranno problemi reali per i turisti vi avviso come sempre tramite questo Blog.

BANGKOK - Mentre sale il bilancio delle violenze di ieri a Bangkok (ora si contano 20 morti e oltre 850 feriti), il giorno dopo le peggiori violenze politiche in Thailandia dal 1992 vede governo e sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra accusarsi a vicenda sulla responsabilità di aver iniziato gli scontri. In un gesto di distensione i manifestanti hanno però rilasciato i cinque militari che ieri erano stati presi in ostaggio.

Secondo Panitan Wattanayagorn, portavoce del governo di Abhisit Vejjajiva, l'esercito - che ha perso 4 uomini e conta 200 feriti tra i suoi ranghi, di cui 90 in condizioni gravi - ha sparato solo per autodifesa e senza utilizzare proiettili veri; diversi testimoni oculari sostengono però il contrario. Panitan ha denunciato l'uso di lanciagranate, kalashnikov e bombe a mano da parte dei manifestanti. Alcune immagini diffuse dalle tv thailandesi mostrano anche cecchini appostati sui balconi, senza però chiarire se si tratti di militari o di militanti delle camicie rosse. Dal palco vicino al ponte di Phan Fah, dove da ieri si sono radunate migliaia di dimostranti, i leader della protesta antigovernativa hanno accusato Abhisit di avere "le mani sporche di sangue", esibendo le armi sottratte ieri ai militari e negando qualsiasi disponibilità al negoziato.

La folla ha anche allontanato in malo modo alcuni reporter delle tv thailandesi, tacciandoli di faziosità. I manifestanti hanno però accettato di liberare i cinque soldati catturati ieri; seppur fisicamente provati e feriti, non sono in gravi condizioni. In mattinata, alcune migliaia di "rossi" hanno assediato per la seconda volta la sede della Thaicom, dal cui satellite passa la trasmissione del "Canale del popolo" filo-Thaksin. Dopo alcune scaramucce con i poliziotti a difesa del complesso, la società ha accettato di rimettere in onda l'emittente, oscurata dalle autorità con l'accusa di "seminare disinformazione".

Video degli scontri:

http://www.youtube.com/watch?v=c7oKenp6ZLw&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=ztF6hUryt88&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=z8X1rRxHjtE&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=GJt8K8Scalk&feature=player_embedded

giovedì, aprile 08, 2010

Cerchiamo di capire la situazione in Thailandia per non spaventare inutilmente i turisti.

Prima cosa, avete un volo diretto per Phuket? Bene a voi non interessa nemmeno leggere il resto perchè su questa isola a 800KM da Bangkok non ci sono problemi di alcun tipo tranne quello di non mettersi la crema solare! Per tutti quelli che continuano a mandarmi mail terrorizzati dalle TV Italiane e dalla Farnesina il discorso è sempre questo:

http://amicidiphuket-giornale.blogspot.com/2009/04/reale-situazione-in-thailandia-non.html

Guardate la data, esattamente un anno prima la medesima situazione, sicuramente il prossimo anno scriverò lo stesso articolo! La Thailandia non è uno stato di diritto, questo è un paese senza democrazia ma dalla notte dei tempi, SONO PROBLEMI LORO NON DEI TURISTI. Non chiudono gli aeroporti i rossi non vi preoccupate, e nemmeno vi corrono dietro con il bastone. Al limite fanno a bastonate tra di loro, nel cortile del parlamento con la Polizia disarmata come in queste foto:

http://www.repubblica.it/esteri/2010/04/07/foto/bangkok_assedio_al_parlamento-3166787/1/

Vi posso assicurare dal momento che ho moglie e due figli, nel caso di qualsiasi problema VERO di sicurezza sarò il primo ad avvisarvi tramite questo Blog. Come ho fatto ieri con allarme Tsunami poi rientrato, come sempre, qui vivo la situazione in diretta non ho nessun interesse a raccontare balle come le TV Italiane pronte a fare allarmismo gratuito.

Noi a Phuket ci prepariamo al The Songkran festival (Thai: สงกรานต์), domani poi comincia il fine settimana dei motori con il Bike Festival Programma Bike Week 2010 sedicesima edizione.

Dall'ambasciata Italiana nella capitale:

"Per gli stranieri non ci sono problemi di sorta, contrariamente agli anni precedenti; non ci sono difficoltà negli aeroporti, sia per le partenze che per gli arrivi". Lo ha detto ai microfoni di CNRmedia Ubaldo Ciavaglioli, funzionario dell'Ambasciata Italiana a Bangkok, raggiunto telefonicamente.

"Lo stato di emergenza - ha spiegato Ciavaglioli- significa che il governo userà le leggi speciali per gli assembramenti e cose di questo tipo ma non per limitare arrivi e partenze dal paese. La settimana prossima ci sarà la festa thailandese più importante quindi è probabile che la situazione andrà normalizzandosi, ma ripeto che a parte la zona intorno al parlamento e alla sede del governo nel resto della capitale e nel paese la situazione è assolutamente tranquilla", ha concluso il funzionario.

Buon viaggio e buon divertimento a tutti, mi trovate come sempre a KATA in agenzia venite a prendere un caffè Espresso e ci facciamo quattro risate alla faccia dell'allarmismo.

Il mio famoso Caffè

mercoledì, aprile 07, 2010

Sisma magnitudo 7.7 in Indonesia, scatta allarme Tsunami in Thailandia poi rientrato.

La scossa al largo di Sumatra, non segnalati vittime o danni.

(ANSA) - GIAKARTA, 7 APR - Un forte sisma di magnitudo 7.7 e' stato registrato alle 5:15 (00:15 in Italia) al largo dell'isola indonesiana di Sumatra. Non sono stati segnalati vittime o danni. Sull'isola Simeulue, vicina all'epicentro del terremoto, si e' verificato un black out elettrico e la popolazione ha reagito con scene di panico. Allerte tsunami sono state divulgate per l'Indonesia e la Thailandia, per poi rientrare. Il terremoto e' stato seguito da due repliche di magnitudo 5.1.

domenica, aprile 04, 2010

Le "camicie rosse" si sono concentrate nella zona degli hotel di lusso della capitale.

BANGKOK (Reuters) - Decine di migliaia di manifestanti hanno sfidato oggi l'ordine di lasciare il quartiere dello shopping della capitale thailandese, nonostante la minaccia di arresti di massa, nella quarta settimana di proteste di piazza per ottenere nuove elezioni.

Il governo ha detto ieri che i manifestanti in camicia rossa -- che hanno 'invaso' il quartiere dove si trovano i più bei negozi e i migliori alberghi di Bangkok -- rischiano fino ad un anno di carcere e una multa di 20.000 baht (620 dollari) se non se ne andranno.

La manifestazione è in palese violazione di un duro Atto di sicurezza interna imposto il mese scorso, secondo quanto riferito dal Centro per l'amministrazione dell'ordine e la pace, un organismo governativo approntato per mantenere la sicurezza durante le proteste.

"Il blocco delle strade è un esercizio dei diritti pubblici che va oltre quelli forniti dalla Costituzione", ha detto il primo ministro Abhisit Vejjajiva, dopo che colloqui tra le autorità e i manifestanti non hanno portato a nulla di tangibile.

Gli oltre 50.000 manifestanti hanno anche ignorato la scadenza alle 21 di ieri sera (ora locale) di lasciare la zona dove Central World, il secondo centro commerciale per grandezza del Sudest asiatico, e altri grossi negozi ieri hanno chiuso i battenti in risposta alla minaccia di restare per giorni sul posto da parte di chi protesta.

I manifestanti hanno infatti detto che non se ne andranno fino a che Abhisit non scioglierà il Parlamento e convocherà nuove elezioni.

I leader della protesta Veera Musikapong ha detto a Reuters che le sue "camicie rosse" resteranno almeno fino a domani. "Non abbiamo altra scelta che la disobbedienza civile fino a quando il governo ci ascolterà", ha detto.

Sostenuto dal potente esercito thailandese e dall'establishment, Abhisit ha spiegato che ora sarebbe difficile tenere elezioni pacifiche, viste le tensioni, e ha proposto di sciogliere il Parlamento a dicembre, con un anno di anticipo.

I manifestanti chiedono elezioni immediate e minacciano altre manifestazioni nei prossimi giorni, allargando la protesta di massa iniziata il 14 marzo, quando fino a 150.000 "camicie rosse" si sono riunite nel quartiere vecchio di Bangkok.

Secondo gli analisti, Abhisit molto probabilmente perderebbe se si tenessero ora le elezioni, aumentando anche il rischio per gli investimenti nella seconda più grande economia del Sudest asiatico, dopo un aumento di 1,6 miliardi di dollari di investimenti stranieri nella borsa thailandese nell'ultimo mese sulle aspettative che il presidente riesca a superare la crisi.

Ad aggiungere tensioni, oltre mille persone che si oppongono agli anti-governativi hanno manifestato ieri con camicie rosa, sostenendo che le "camicie rosse" sono irragionevoli.

Le "camicie rosse", che appoggiano il due volte premier Thaksin Shinawatra, ora in fuga, sostengono che Abhisit non abbia un mandato popolare e sia salito al potere in modo illegittimo.

Fonte: www.reuters.it

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