domenica, gennaio 31, 2010

Una delegazione ufficiale del Governo Thailandese a Firenze.

Una delegazione ufficiale del Governo Thailandese si è recata in Palazzo Vecchio per conoscere le nostre politiche locali. L'incontro è avvenuto ieri con i presidenti della commissione relazioni internazionali e affari istituzionali Susanna Agostini e Valdo Spini.

Una delegazione ufficiale del Governo Thailandese, formata da otto persone, guidata dal segretario permanente dell'ufficio del Primo ministro, Jaturong Panyadilok, si è incontrata ieri pomeriggio in Palazzo Vecchio con la presidente della commissione relazioni internazionali Susanna Agostini ed il presidente della commissione affari istituzionali Valdo Spini.

"Lo scopo dell'incontro è stata una richiesta da loro formulata di informazioni istituzionali su specifici argomenti come i rapporti tra decentralizzazione e governo locale, uffici locali e approccio integrato dei programmi per lo sviluppo urbano - hanno detto Agostini e Spini - relazioni tra autorità e servizi, programmi di rinnovamento urbano in collaborazione con il European Union Knowledge Network (EUKN)".

"La delegazione ha espresso particolare interesse per le nostre politiche locali, per il funzionamento delle circoscrizioni e ha fatto un raffronto con le informazioni acquisite nel precedente incontro con il Comune di Milano, altro ente locale "intervistato in Italia". L'incontro è servito anche ad approfondire questioni inerenti il Servizio Sanitario Nazionale, il Sistema di integrazione Socio Sanitaria, la formazione del personale specialistico; una richiesta anche sul tema acqua e aziende territoriali. Per noi - hanno concluso i presidenti Agostini e Spini - è stato un piacere dialogare con rappresentanti di realtà tanto differenti dalla nostra, soggetti interessati a scoprire il modello di sviluppo politico ed economico che caratterizza l'immagine di Firenze nel mondo. Anche in questo incontro si è confermata la visibilità internazionale ed il bisogno per tanti rappresentanti istuituzionali, di conoscere le nostre politiche locali. L'incontro si è aperto con una specifica richiesta di gemellaggio tra Firenze e una città Thailandese e si è chiuso con la proposta di fare un meeting dei Sindaci per la Pace il prossimo anno in Thailandia. La delegazione si è poi impegnata a promuvere l'associazione Mayors for Peace".

Fonte: http://www.ilreporter.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9938:dalla-thailandia-a-palazzo-vecchio&catid=38:politica-firenze&Itemid=60


giovedì, gennaio 28, 2010

Le tirgri selvatiche potrebbero sparire totalmente entro il 2022


BANGKOK
Fonte: http://www.lastampa.it

A due settimane dall’inizio dell’anno della Tigre nel calendario cinese, il WWF (World Wildlife Fund) ha lanciato un appello per evitare l’estinzione del felino, la cui popolazione mondiale è scesa a 3.200 esemplari.

Il traffico illegale e la segmentazione dell’habitat naturale ha causato un brusco declino nel numero delle tigri che vivono in libertà, che erano 20.000 negli anni ’90 e addirittura 100.000 un secolo fa.

L’appello del Wwf arriva alla vigilia di un’importante riunione di 13 ministri dell’Ambiente asiatici che, da domani e per tre giorni, discuteranno nella città di Hua Hin, in Thailandia, le misure per la conservazione della specie in via di estinzione.

«Bisogna agire ora se non si vuole arrivare a un punto di “non ritorno”», ha detto Nick Cox, coordinatore del programma Tigre del Gran Mekong del Wwf.

La popolazione di tigri allo stato selvatico di Vietnam, Laos, Thailandia, Myianmar e Cambogia (l’area dove passa il Mekong, il fiume più grande del sud-est asiatico) è scesa da 1.200 esemplari 1998 ai 350 attuali; e potrebbe sparire totalmente entro il 2022.

venerdì, gennaio 22, 2010

Hmong un caso mondiale, “La legge è legge”, dicono in Thailandia.

Hanno pagato con l’isolamento e l’esilio l’appoggio dato agli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. Oggi la Thailandia li rimpatria in Laos. Dove sono perseguitati perché cristiani

Fonte: http://www.tempi.it/esteri/008300-l-esodo-dei-hmong

È calato il silenzio sul campo profughi di Huay Nam Khao e sulle colline della “Svizzera della Thailandia” ora si parla solo thai. L’area che ospitava i Hmong laotiani è stata isolata il 28 dicembre da 5.000 soldati e poliziotti, gli abitanti deportati in Laos e le capanne rase al suolo. I media confinati a chilometri di distanza. Il giorno dopo, i 4.300 profughi, quasi tutti anziani, donne e bambini, erano già oltre un confine per loro proibito dopo la fuga di mesi o anche anni prima e sono scomparsi agli occhi della comunità internazionale. Un fatto drammatico passato sotto silenzio nel mondo. Un evento, tuttavia, che, come sottolineato dalle organizzazioni umanitarie, non solo ha messo a repentaglio la vita di persone inermi, ma pone un preoccupante precedente di rimpatrio “legale” verso un paese conosciuto per il suo atteggiamento persecutorio. Poche le reazioni in Thailandia. Per un’opinione pubblica anestetizzata da proclami nazionalisti e da troppe divise in mostra ovunque, distratta dalla povertà crescente e dalla fuga degli investitori, Europa e America sono sempre più lontane, la crisi troppo vicina e le sue ragioni in parte troppo evidenti e radicate per reagire.
Perché, poi? Il buddhismo che rappresenta in Asia una grande forza libertaria e coesiva, in troppi casi diventa supporto a pretese nazionaliste e xenofobe. I Hmong sono sei-otto milioni, divisi in numerosi paesi, in Cina la maggioranza. Religiosamente sono in parte buddhisti e in parte animisti, con una forte componente cristiana, evidente in particolare tra i Hmong vietnamiti: 150 mila battezzati su 800 mila. Sono circa 450 mila i Hmong in Laos (la quarta maggiore etnia sulle 47 censite). Ovunque sono fortemente controllati e sovente perseguitati. La loro “colpa” risiede nella diversità etnica e religiosa, ma anche nell’aver preso le parti degli americani nel conflitto indocinese. In cambio di promesse di autonomia e benessere hanno condotto la guerra a modo loro, nella foresta, senza concedere tregua e senza aspettarsela, con oltre 50 mila caduti. Alla fine si ritrovarono ad affrontare da soli i comunisti vittoriosi del Pathet Lao. Mentre Van Pao, generale dell’esercito reale e a capo delle operazioni di “guerra segreta” coordinata in Laos dalla Cia, fuggiva negli Usa con alcune migliaia di combattenti, oltre 300 mila Hmong cercarono rifugio in Thailandia e da qui in paesi terzi.
Altri tempi, altre necessità, forse anche una diversa cultura dell’accoglienza, più efficace anche la pressione internazionale. Difficile dimenticare le sofferenze inflitte dai pirati thailandesi ai boat-people vietnamiti e cambogiani, ma da riconoscere che l’ospitalità offerta da Bangkok ha salvato migliaia di vite e garantito ai sopravvissuti un rifugio in attesa dell’espatrio definitivo. In Thailandia, l’ultimo campo ufficiale era stato chiuso nel 2005 e gli ultimi 15 mila ospiti ricollocati negli Stati Uniti. Tuttavia le condizioni nel paese d’origine hanno spinto negli ultimi anni altre migliaia di disperati ad attraversare il confine, finendo per essere catturati e inviati a Huay Nam Khao, nella provincia centrosettentrionale di Petchabun dove, negli ultimi tempi, la loro situazione è andata peggiorando. Da oltre un anno vivevano in attesa di conoscere i tempi del rimpatrio, il loro destino già segnato. A maggio 2007 la Thailandia aveva sospeso le verifiche dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) che stabilivano o meno lo stato di rifugiato politico, facendo di tutti i nuovi arrivati degli illegali, un “problema senza fine” nelle parole dell’allora premier, il generale Surayudh Chulanont. Precluso l’accesso dei campi alle organizzazioni umanitarie. Medici senza Frontiere – unica approvata – si era ritirata qualche mese fa per protesta contro le richieste delle autorità, che permettevano l’ingresso di generi alimentari, ma imponevano il silenzio totale sulle condizioni nel campo e sulla causa dei profughi. In compenso – ha tranquillizzato Bangkok – secondo gli accordi, il Laos aprirà all’Acnur i centri d’accoglienza (ufficialmente indicati dal governo di Vientiane come “centri di rieducazione”). Una possibilità finora mai realizzatasi per precedenti gruppi di rimpatriati.
Un altro elemento: nel caso dei Hmong, Bangkok giustifica il rimpatrio con lo status (da essa concesso) di immigrato per ragioni economiche e non riconosce le ragioni umanitarie, richieste con forza da molti paesi. “La legge è legge”, dicono. Peccato che lo stesso ragionamento non valga per centinaia di migliaia di birmani illegali che nell’antico Siam sono manovalanza necessaria e a basso costo, ma anche valvola di sfogo dalle tensioni per il regime birmano che ha nella Thailandia un partner privilegiato. La cacciata nel mare infestato dagli squali di centinaia di birmani di fede musulmana e di etnia Rohingya in fuga dalla miseria dei campi del musulmano Bangladesh verso le musulmane Malaysia e Indonesia lo scorso anno aveva costretto persino il governo a riconoscere di non avere alcuna presa sui militari che non solo gestiscono la vita economica del paese, ma anche la sua “sicurezza”.

Porte chiuse anche negli Usa
A chiudere definitivamente le porte alle speranze dei Hmong, l’atteggiamento internazionale. Bangkok sostiene che, nonostante le sue pressioni, le barriere poste da Washington all’accoglienza di nuovi rifugiati sono rimaste alzate. Indubbiamente, le leggi anti-terrorismo in atto negli Usa successivamente all’11 settembre 2001, hanno complicato la situazione. Dopo un aspro braccio di ferro tra l’amministrazione Clinton, fautrice del rimpatrio dei profughi sotto garanzie del governo laotiano e i repubblicani che spingevano per l’accoglienza incondizionata, alla fine degli anni Novanta tutti i restanti Hmong nei campi in Thailandia avevano ottenuto il permesso di entrare negli Usa. Le comunità Hmong in California, Minnesota e Winsconsin – sfondo al recente film diretto e interpretato da Clint Eastwood Gran Torino – sono in pratica raddoppiate in un decennio. Garantita la loro sicurezza, le statistiche segnalano che i 200 mila Hmong naturalizzati Usa vivono al 40 per cento sotto la soglia della povertà e che solo il 60 per cento dei giovani termina il ciclo delle superiori. «Per troppo tempo il popolo Hmong ha dovuto confrontarsi con aspetti negativi delle leggi anti-terrorismo Usa – diceva qualche tempo fa il senatore Norm Coleman del Comitato per i rapporti con l’estero del Senato statunitense. Certamente i rifugiati Hmong meritano di meglio». Certamente, ma oggi, chiuse le porte dell’accoglienza in Thailandia, ai Hmong laotiani non restano vie d’uscite. Al punto che il vecchio Van Pao, attraverso intermediari aveva cercato un accordo per potere tornare in Laos il 10 gennaio e consegnarsi alle autorità in cambio dell’avvio di colloqui di pace tra il governo e la sua etnia. Ha dovuto desistere davanti alla pretesa che, se dialogo vi deve essere, deve passare attraverso la preventiva applicazione della pena capitale che pesa sulla sua testa.

mercoledì, gennaio 20, 2010

Il Buddhismo è in declino? Arriva la TV satellitare.



THAILANDIA
TV satellitare per formare 100mila monaci buddisti
di Weena Kowitwanij
Attraverso il sostegno di governo e leader buddisti i nuovi monaci seguiranno un corso di formazione via satellite in 335 monasteri distribuiti in tutto il Paese. L’ obiettivo è ripopolare i templi buddisti e fare dei monaci un modello di vita per la popolazione thai, sempre più lontana dalla religione.

Bangkok (AsiaNews) – Attraverso una campagna promossa da governo thai e leader buddisti, oltre 100mila monaci sono stati ordinati in questi mesi per portare tra la popolazione Thai un modello di moralità e solidarietà. L’iniziativa ha coinvolto circa 80mila villaggi distribuiti su tutto il territorio nazionale. Da oggi fino all’8 marzo inizia per i nuovi ordinati uno speciale programma di formazione di 49 giorni. A guidare le meditazioni e le lezioni un gruppo di monaci anziani. Questi saranno collegati con le varie realtà grazie alla televisione satellitare.

“L’idea nasce per risolvere l’attuale situazione del Paese – afferma PhraMaha Dr.Somchai Tanawutdho, responsabile del comitato organizzatore – la gente è troppo occupata e le tentazioni materiali sono in aumento, non ha più tempo per la religione e ha dimenticato il significato della propria spiritualità”. “Il buddismo – aggiunge – è un rifugio soprattutto per la popolazione delle regioni più remote”. Secondo lui la presenza dei monaci nei villaggi e nelle città può aiutare la popolazione a migliorare se stessa e a tornare sulla retta via, soprattutto durante l’attuale crisi economica.

In Thailandia circa l’85% della popolazione è buddista e i monaci hanno molta influenza sul piano politico e sociale. Fino agli anni ‘80 ogni famiglia destinava uno dei figli alla vita monacale. Nonostante ciò, oggi il buddismo è in declino e sono pochi i giovani che decidono di entrare in monastero. Secondo statistiche di giugno 2009 sono 5.937 i monasteri rimasti deserti.

“Nel tempio di Chaleakmogkol non ci sono stati monaci per diversi anni – afferma . Sompong Luamsai della provincial di Surin – e gli abitanti del mio villaggio non avevano un leader spirituale“. Egli racconta che grazie all’iniziativa proposta dal governo i monaci sono tornati al tempio e si prendono cura della comunità. “Ogni giorno dall’alba al tramonto – continua – sentiamo i monaci pregare e i fedeli si uniscono di nuovo alla preghiera”. Secondo lui i monaci hanno ridotto molte problematiche del villaggio e aumentato l’interesse per la religione.

Fonte: http://www.asianews.it/notizie-it/TV-satellitare-per-formare-100mila-monaci-buddisti-17392.html

lunedì, gennaio 18, 2010

Magia della Fotografia, i vostri viaggi in Thailandia

Fermare il tempo in uno scatto; ma anche conservare un pezzo della tua memoria che lasciato al suo destino correrrebbe altrimenti seriamente il rischio d’essere accantonato per sempre; o se volete, divertirsi inseguendo le proprie emozioni cercando di riuscire a dar loro forme e colori…niente di astratto, ma utilizzando il mondo reale come tela già pronta in cui riconoscersi. Date a chiunque una macchina fotografica in mano e saranno i più disparati motivi a spingerla a pigiare quel bottoncino che permette a tutti di realizzare un click. Ma sono in pochi quelli che riescono a metterci poesia negli scatti che fanno, in pochi che sanno cogliere l’essenza della bellezza del Creato e a dedicar loro, se non l’eternità, sicuramente un degno piedistallo sul quale ammirarla. Un paesaggio, uno sguardo, un fiore, un insetto, un tramonto, un’alba, la rugiada, gli amici, i colori…torna tutto in un baleno alla nostra mente non appena ritiriamo fuori dai cassetti polverosi quelle raccolte di foto fatte chissà quanti anni fa…e…d’un tratto si viene come assaliti dai ricordi, che scatenano l’apertura di mille altre porte della nostra memoria fino a farci tornare con la fantasia là dove non siamo più, là dove magari oggi è tutto cambiato. E’ la magia della fotografia…

Scatti del Fotografo Davide Murri dal sito: http://www.facebook.com/davide.murri?ref=mf Davide è stato nostro ospite presso Baan SS Karon a Dicembre 2009 ci ha concesso di pubblicare nel sito le sue bellissime foto.

Vista il nostro sito per vedere la galleria completa: http://www.amicidiphuket.it/foto/vostrathai/magia_fotografia/album/index.html

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