giovedì, febbraio 11, 2010

La Thailandia non è un paese per stolti.

Premessa: Ho letto questo articolo e mi sono vergognato di essere Italiano!
Ho scritto questo commento nel sito della Gazzetta di Mantova:
"Buongiorno, sono Martino Ostigliese emigrato in quel di Phuket (Thailandia) da tanti anni per lavoro. Certa gente non dovrebbe viaggiare, non siamo tutti sufficientemente intelligenti, preparati mentalmente. Viaggiare vuol dire prima di tutto CAPIRE, questo ragazzino non ha capito un c@zz!

Di solito capita agli Inglesi di finire in stupidi guai, tanto che ci hanno fatto una serie TV http://www.bravo.co.uk/shows/big-trouble-in-thailand/ Noi Italiani “di regola” siamo più furbi.

La Thailandia descritta nell'articolo è quella degli SFIGATI come Nicola, sinceramente la THAILANDIA E' BEN ALTRO!!!

Al Giornalista Giancarlo Oliani: Entra nel mio sito e Blog magari sarà possibile scrivere un articolo più interessante per i lettori, sono a disposizione per ogni info..."


In carcere in Thailandia per marijuana
"Per uscire ho pagato tangenti"
L'avventura di Nicola Barozzi, 27 anni di Cavriana. Racconta la sua storia su Facebook e chiede agli amici di divulgarla tramite la Gazzetta.
http://gazzettadimantova.gelocal.it/dettaglio/in-carcere-in-thailandia-per-marijuana-per-uscire-ho-pagato-tangenti/1855002
di Giancarlo Oliani

Nicola Barozzi gioca nella sua cella per ingannare il tempo
Nicola Barozzi gioca nella sua cella per ingannare il tempo

La polizia thailandese gli ha trovato nel bagaglio mezzo grammo di marijuana e l'ha sbattuto dentro. E Nicola Barozzi, 27 anni, di Cavriana, racconta la sua avventura in un carcere della Thailandia. Lo fa attraverso Facebook, chiedendo a un'amica di rendere pubblica la notizia alla Gazzetta. Facendo buon viso a cattivo gioco, Barozzi invia anche delle foto dalla sua cella thailandese. La disavventura non ha scalfito la sua allegria.

Un autoscatto tra le sbarre
Un autoscatto tra le sbarre

«Mi hanno fermato in moto e perquisito il bagaglio - racconta - avevo mezzo grammo di erba. Per uscire dal carcere ho dovuto pagare la cauzione, altrimenti non mi facevano nemmeno telefonare al consolato». E spiega: «Sono a Ko Phangan, che è la sede del famigerato Full moon party (la festa della luna piena), festa conosciuta per l'alto consumo di droghe. Tutta l'economia dell'isola si basa sull'afflusso di turisti attratti dai rave party organizzati ogni tre, quattro giorni in varie location.»

E racconta che la polizia thailandese è la stessa che rifornisce di droga i proprietari di resort che poi riforniscono i turisti. «Oltre a gestire il traffico di droga - prosegue il giovane - la polizia raccoglie il racket da hotel e bungalow, che pagano mediamente dai 1000 ai 3000 bath al mese in base a quante prostitute fanno lavorare». Le truffe ai turisti sono dunque all'ordine del giorno, a partire da quelli che sono in possesso di minime quantità di stupefacenti.

Una scritta nella cella: sorridi, sei in vacanza
Una scritta nella cella: sorridi, sei in vacanza

«Ti possono perquisire per strada, ma molto spesso sono i proprietari dei bungalows che fanno la soffiata alla polizia per spartirsi i soldi. Finisci in galera e devi pagare una cauzione che in teoria potresti recuperare ma un meccanismo perverso lo rende impossibile nella pratica. Poi devi sostenere un processo e ti offrono tre alternative: pagare un tangente per essere processato: non pagare e i tempi di dilatano a dismisura o affidarti all'ambasciata che trasferisce il caso a Bangkok, pagare un avvocato ed essere espulso dalla Thailandia, con tutte le prevedibili conseguenze».

«C'è poi la truffa dei motorini - racconta Barozzi - ti svegli alla mattina e non lo trovi più. A quel punto devi pagare e se non lo fai finisci in galera. I thailandesi inoltre non sono proprio così pacifici e quasi sempre durante i party succedono risse e il turista il più delle volte finisce in galera per resistenza a pubblico ufficiale. Le prostitute, inoltre, dopo aver passato una notte con i clienti li rapinano di tutto». «Anche in questo caso se ti rivolgi alla polizia finisci in carcere per essere andato con loro: in quel paese, infatti, è un crimine molto grave e punito molto severamente».
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