giovedì, marzo 06, 2008

"Ero crocefisso su un letto d'ospedale"

michele grassini Pesaro, 6 marzo 2008 - La vita cambia binario all’improvviso, e figurati se ti avverte. Quella di Michele Grassini, pesarese, 33 anni compiuti il 9 gennaio scorso (il compleanno più triste della sua vita, leggi dopo) ha deragliato alle due di notte del 9 gennaio scorso.
Un cane nero gli attraversa la strada buia mentre lui, in motorino, reduce da una nottata in discoteca con gli amici, sta tornando a casa. Cade dello scooter, sbatte il torace sul manubrio, rotola sulla strada, si frattura tre costole.
In Italia, sarebbe un incidente da 7 giorni di prognosi poi a casa. Ma tutto questo accade in una strada dell’isola di Cho Samui, richiestissima meta turistica della Thailandia, dove tra l’altro Michele era già stato una quindicina di volte. Il calvario in cui questo giovane manager — titolare assieme ai famigliari di una affermata azienda di modellini auto, la 'M4' di via Toscana — vede la morte in faccia comincia quella notte e si conclude: 30 giorni dopo, 23 punti al torace dopo, tre operazioni dopo, 15 chili (in meno) dopo, 35mila euro (in meno) dopo.
'Ora — dice Michele, tornato il 7 febbraio scorso da quel viaggio — le costole ancora si stanno mettendo a posto, il respiro non è il massimo. Ma insomma, è andata bene'. Sul 'Carlino' abbiamo già raccontato — nei giorni della paura, quando Michele stava peggiorando — e tappe peggiori della sua odissea.
Quando il cugino Luca Podrini e altri famigliari si sono attivati, da Pesaro, per tirarlo fuori da un ospedale in cui i medici lo stavano facendo morire, neanche tanto lentamente. Racconta ora Michele: "Il primo medico che mi ha guardato, subito dopo l’incidente, mi ha detto: hai due costole incrinate, tranquillo, vai a casa. Mi sono alzato, ma stavo svenendo. Ho chiamato i miei amici col celullare. Svenivo per il dolore: le costole stavano sbattendo nella milza, avevo una emorragia interna".
Grassini si fa portare in un altro ospedale. "Ma sono cascato dalla padella nella brace: era sempre una struttura privata, di quelle in cui più ti trattano e ti curano, e ti operano, più guadagnano". Michele sarà operato 3 volte in 8 giorni, sempre con anestesia totale.
"Ero gonfio, non mi davano i diuretici, avevo l’acqua nei polmoni, non respiravo più, andavo avanti con la morfina. La febbre stava salendo molto. Una sera un medico mi ha detto: ‘Parti stasera, subito, perché forse domani è tardi’. Ho chiesto al medico: ‘L’aereo è pronto? No, dovete organizzarvi il viaggio voi...".
L’ultima odissea nasce dal fatto che i soldi per il biglietto aereo sono pretesi dalla ditta che organizzava il volo tutti, subito, in contanti, e in valuta locale: interviene un italiano che vive a Bangkok, Franco Romagnoli, che recupera la cifra in valuta locale e permette la partenza di Michele, che arriva finalmente in un ospedale giusto, a Bangkok, dove in una settimana riescono a rimetterlo in piedi.
"Il 9 gennaio scorso — conclude Michele — mi hanno messo, per la prima operazione, su un lettino talmente stretto che ci stavo solo con il tronco, le braccia erano appoggiate su un’altra struttura, di traverso: compivo 33 anni, e parevo davvero Cristo in croce. Tre ore di intervento. No, il motorino non lo riprenderei. E le cose della vita, ora, la vedo in maniera diversa".

Alessandro Mazzanti

Fonte: http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/
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