mercoledì, settembre 16, 2009

Sogni di carta


Fonte: http://it.peacereporter.net/articolo/17804/Un+sogno+di+carta

La storia di un bambino apolide, campioncino degli "aerei-origami", commuove la Thailandia. Mettendo in luce la condizione dei milioni di immigrati birmani nel Paese

Il campioncino nazionale di aeroplanini di carta, Mong Thongdee, aveva un sogno: prendere un aereo e volare ai Mondiali in Giappone. Ma per lasciare la Thailandia non aveva il pezzo di carta necessario, ossia il passaporto. E questo perché è senza cittadinanza, tecnicamente apolide: figlio di genitori birmani stabilitisi illegalmente nel nord della Thailandia negli anni Novanta, e ora burocraticamente rimbalzati tra i due Paesi. La sua storia, che ha commosso i thailandesi, sembra avviata a concludersi con il lieto fine. Ma non per tutti.

Il piccolo Mong, 12 anni, l'anno scorso aveva trionfato ai campionati thailandesi di "aerei origami", facendo rimanere in aria la sua creazione per 12,5 secondi. Si era così guadagnato la qualificazione per i Mondiali. Ma a neanche un mese dalla competizione, il ministero dell'Interno di Bangkok gli ha negato un documento temporaneo per espatriare, appellandosi a una legge che tira in ballo la sicurezza nazionale. Il viso mogio di Mong è stato ripreso da tutta la stampa thailandese, e pochi giorni fa il primo ministro Abhisit Vejjajiva è intervenuto personalmente per garantire un passaporto di un anno al bambino. Che potrà così partecipare alle gare del 19 e 20 settembre.

Il bambino è nato in Thailandia da genitori birmani, fuggiti da una vita di indigenza nello stato settentrionale di Shan, ma non ha la cittadinanza di nessun Paese. Le autorità birmane non riconoscono neanche la sua nascita, quelle thailandesi mantengono le famiglie di immigrati illegali in un limbo giuridico: per dieci anni i genitori di Mong hanno raccolto frutta nella più completa clandestinità, e solo grazie a una parziale sanatoria nel 2004 gli è stato concesso il permesso di lavoro. La famiglia vive oggi a Chiang Mai, nel nord, in una casa dove l'unica stanza oltre al bagno fa da soggiorno e camera da letto per i quattro inquilini. Grazie ai loro due impieghi, madre e padre mettono insieme 330 baht al giorno, meno di 7 euro.

Quello di Mong - che da grande vorrebbe fare l'ingegnere aeronautico - non è un caso isolato. Come lui, calcolano i gruppi che lavorano con i lavoratori migranti, in Thailandia ci sono probabilmente oltre due milioni di persone senza cittadinanza: è l'esercito di manovali, operai delle industrie tessili, domestiche che fanno girare l'economia thailandese. Ma non hanno accesso alla sanità pubblica, né possono spostarsi liberamente sul territorio nazionale: se la polizia li ferma fuori dalla provincia a cui sono assegnati, possono essere deportati immediatamente. Limitazioni che colpiscono anche i figli, che possono frequentare la scuola e si sentono pienamente thailandesi.

E' chiaro che l'iniziale rifiuto del ministro dell'Interno è dovuto al timore di creare un precedente per tutti gli immigrati nella stessa situazione. Mong, intanto, vola mercoledì in Giappone col suo passaporto temporaneo. Sul quale, alla voce nazionalità, c'è la sigla XXA. Apolide.

Alessandro Ursic

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