lunedì, febbraio 26, 2007
giovedì, febbraio 22, 2007
Don Muang di Bangkok riapre il 25 marzo
Riaprirà il prossimo 25 marzo, ma solo per alcune tratte domestiche, l'aeroporto Don Muang di Bangkok, per allegerire il traffico del Suvarnabhumi, il nuovo mega-aeroporto della città che ha mostrato problemi alle piste.
Quattro le compagnie che opereranno sul vecchio scalo cittadino: Nok Air, Bangkok Air, e One-To-Go Airlines, tre low cost, e Thai Airways con 32 voli domestici.
Kulya Pakakrong, presidente di Airports of Thailand, ha sottolineato come la situazione verrà poi rianalizzata dopo 6 mesi dalla nuova operatività.
domenica, febbraio 18, 2007
Report dalla Thailandia: I Festeggiamenti del Royal Barge
Fonte: http://www.culturalnews.it/Article.aspx?c=40&a=1102
Grande spazio sui giornali hanno avuto persino le foto di una provetta photoreporter appassionata del settore: la Principessa Maha Chakri Sirindhorn in persona, che il 12 giugno, durante i festeggiamenti della traversata del Royal Barge lungo il Chao Praya, ha immortalato il suo punto di vista, attraverso una modernissima compatta digitale, i cui scatti sono stati accolti dai principali giornali thay con grande gaudio, come è facile immaginare. Il Regno di Siam, insomma, ha vissuto giornate gloriose, da incorniciare, appunto.
Il 12 giugno 2006, la giornata in cui il Royal Barge ha sfilato davanti agli occhi dei regnanti del Pianeta affacciati dal Quartier Generale della Marina Reale, è stata una data storica ed un po’ speciale persino per il Re Bhumibol in persona. Infatti, è stato riferito che è stata la prima volta in assoluto nella quale ha potuto assistere alla sfilata sul Chao Praya del Royal Barge. Eppure, in sessant’anni di Regno aveva partecipato alla processione acquatica annuale delle imbarcazioni storiche senza perderne nemmeno una. Lui stesso ha partecipato sedendosi sul Suphannahongse oppure sul Golden Swan, le più importanti delle imbarcazioni regali. Il 12 giugno 2006, tra le 52 barche storiche che hanno partecipato alla processione sul Chao Praya, ve n’erano quattro principali: Suphannahongse, Narai Song Suban His Majesty King Rama IX, Anantanakharaj e Anekacharat Phuchong. L’imbarcazione regale intitolata Narai Song Suban HM King Rama IX fu costruita specificamente per Sua Maestà il Re in occasione del Golden Jubilee del 1996. E lo stesso Sovrano prese parte alla processione sul Chao Praya con le imbarcazioni regali in quell’occasione.
Bangkok, quindi, oggi più che mai vive a cavallo tra la tradizione ricevuta dai fasti dell’antico Regno del Siam e la versione contemporanea, fatta di caos, traffico, smog ma anche dal desiderio di possedere quanto più possibile gli stilemi della vita e dell’estetica occidentale. A fine giugno 2006, ad esempio, a Bangkok s’è svolta la Settimana della Cultura Francese, in accordo con l’Ambasciata di Francia in Thailandia, occasione grazie alla quale i thailandesi hanno potuto guardare più da vicino gli esiti delle ricerche in ambito francese, soprattutto sul versante moderno, dal Sette-Ottocento fino ad oggi. Anche solo passeggiando attraverso le sky-ways nei pressi della linea ferroviaria sopraelevata Sukhumvit oppure nella City commerciale di Bangkok, tra il Paragon Center ed il Siam Center, si poteva ascoltare -attraverso gli altoparlanti dislocati un po’ dovunque in modo discreto- musica francese eseguita dai più celebri chansonniers del Novecento. E tutto questo mentre letteralmente sotto i piedi, il traffico ruggiva in ogni dove. Questo è lo stato delle cose nella cosiddetta Città degli Angeli, dove nove milioni circa di persone convivono nella quintessenza di quella parte d’Asia vogliosa di primeggiare senza tralasciare le proprie radici storiche, etniche e culturali. Basta aggirarsi per la metropoli per rilevarne questa peculiare ambivalenza.
Al Siam Center, nella Torre 2, battezzata “Fashion for Fun”, all’ultimo piano, declinato in “Food for Fun”, lo stile è ultra-moderno, ogni settore cucina “a isola”, ti consegnano una card a scalare, mangi quel che vuoi e paghi all’uscita. Vedo spesso ragazze con le amiche che, dopo il college, vanno a divertirsi tra i colori, le tv sintonizzate sui divi pop oppure sui Mondiali di Calcio Germany 2006, oppure le ragazze ci vanno con le mamme tra uno shopping e l’altro. Alcuni studenti si applicano nell’apprendimento della Matematica e mangiano gelati, gli occidentali abbondano per gli stessi motivi per cui detestano le modernità “anonime” che spersonalizzano i luoghi esotici.
Passeggiando e lasciandosi andare alle direzioni più casuali, tra King Rama IV -dove si può visitare uno dei capisaldi del misticismo buddhista, cioé il Wat Traimit (uno dei più noti Templi buddhisti tra i più di 400 che popolano Bangkok), si può anche capitare nel bel mezzo di ponderose cerimonie funebri e spingendosi fino alla City ci si può letteralmente “perdere” nello shopping entrando nello shopping mall denominato MBK tra Ploenchit Road e Petchaburi Road, oppure si può visitare la Jim Thompson House & Museum. Se si capita nell’ora giusta, c’è una visita guidata in inglese (ve ne sono anche in francese) e quand’ho riferito all’ingresso di essere italiano, le hostess mi hanno dato un piccolo testo persino in lingua italiana, il biglietto costa 100 baht.
Jim Thompson, americano, dopo il servizio militare attivo, durante la Seconda Guerra Mondiale, torna n Thailandia e lì decide di viverci. Essendo architetto, si interessa prima dell’arte della tessitura poi –anima e cuore- alla progettazione di una stupenda struttura in stile metà coloniale metà thay puro. Si tratta di sei case raggruppate, tutte fatte in legno di tek e costruite su due livelli, proprio per giungere pronti all’appuntamento con eventuali inondazioni. Oggi vi è anche un bel negozio di sete, abiti ed oggetti d’arredo, oltre che una sala espositiva destinata alle mostre o –appunto- ad un evento come “Stitching the Wound” dedicato alla cura delle ferite inferte dai fondamentalismi, tema cocente in Thailandia: anche in tempi recentissimi e da svariati anni ci sono stati tragici attentati nelle tre province meridionali ai confini con la Malaysia, soprattutto nel Narhatywat. L’evento è stato curato da Iola Lenzi e si è svolto dal 24 giugno al 30 settembre 2006, aperto però da danze con bambine di ogni etnìa e religione rintracciabili in Thailandia, nel giorno della sua inaugurazione. Jim Thompson, però, è diventato una vera e propria leggenda, poiché il 27 marzo 1967, durante una visita a Cameron Highlands, in Malaysia, scompare. Rimane la sua casa ma di lui non s’è saputo più nulla.
Grande spazio sui giornali hanno avuto persino le foto di una provetta photoreporter appassionata del settore: la Principessa Maha Chakri Sirindhorn in persona, che il 12 giugno, durante i festeggiamenti della traversata del Royal Barge lungo il Chao Praya, ha immortalato il suo punto di vista, attraverso una modernissima compatta digitale, i cui scatti sono stati accolti dai principali giornali thay con grande gaudio, come è facile immaginare. Il Regno di Siam, insomma, ha vissuto giornate gloriose, da incorniciare, appunto.
Il 12 giugno 2006, la giornata in cui il Royal Barge ha sfilato davanti agli occhi dei regnanti del Pianeta affacciati dal Quartier Generale della Marina Reale, è stata una data storica ed un po’ speciale persino per il Re Bhumibol in persona. Infatti, è stato riferito che è stata la prima volta in assoluto nella quale ha potuto assistere alla sfilata sul Chao Praya del Royal Barge. Eppure, in sessant’anni di Regno aveva partecipato alla processione acquatica annuale delle imbarcazioni storiche senza perderne nemmeno una. Lui stesso ha partecipato sedendosi sul Suphannahongse oppure sul Golden Swan, le più importanti delle imbarcazioni regali. Il 12 giugno 2006, tra le 52 barche storiche che hanno partecipato alla processione sul Chao Praya, ve n’erano quattro principali: Suphannahongse, Narai Song Suban His Majesty King Rama IX, Anantanakharaj e Anekacharat Phuchong. L’imbarcazione regale intitolata Narai Song Suban HM King Rama IX fu costruita specificamente per Sua Maestà il Re in occasione del Golden Jubilee del 1996. E lo stesso Sovrano prese parte alla processione sul Chao Praya con le imbarcazioni regali in quell’occasione.
Bangkok, quindi, oggi più che mai vive a cavallo tra la tradizione ricevuta dai fasti dell’antico Regno del Siam e la versione contemporanea, fatta di caos, traffico, smog ma anche dal desiderio di possedere quanto più possibile gli stilemi della vita e dell’estetica occidentale. A fine giugno 2006, ad esempio, a Bangkok s’è svolta la Settimana della Cultura Francese, in accordo con l’Ambasciata di Francia in Thailandia, occasione grazie alla quale i thailandesi hanno potuto guardare più da vicino gli esiti delle ricerche in ambito francese, soprattutto sul versante moderno, dal Sette-Ottocento fino ad oggi. Anche solo passeggiando attraverso le sky-ways nei pressi della linea ferroviaria sopraelevata Sukhumvit oppure nella City commerciale di Bangkok, tra il Paragon Center ed il Siam Center, si poteva ascoltare -attraverso gli altoparlanti dislocati un po’ dovunque in modo discreto- musica francese eseguita dai più celebri chansonniers del Novecento. E tutto questo mentre letteralmente sotto i piedi, il traffico ruggiva in ogni dove. Questo è lo stato delle cose nella cosiddetta Città degli Angeli, dove nove milioni circa di persone convivono nella quintessenza di quella parte d’Asia vogliosa di primeggiare senza tralasciare le proprie radici storiche, etniche e culturali. Basta aggirarsi per la metropoli per rilevarne questa peculiare ambivalenza.
Al Siam Center, nella Torre 2, battezzata “Fashion for Fun”, all’ultimo piano, declinato in “Food for Fun”, lo stile è ultra-moderno, ogni settore cucina “a isola”, ti consegnano una card a scalare, mangi quel che vuoi e paghi all’uscita. Vedo spesso ragazze con le amiche che, dopo il college, vanno a divertirsi tra i colori, le tv sintonizzate sui divi pop oppure sui Mondiali di Calcio Germany 2006, oppure le ragazze ci vanno con le mamme tra uno shopping e l’altro. Alcuni studenti si applicano nell’apprendimento della Matematica e mangiano gelati, gli occidentali abbondano per gli stessi motivi per cui detestano le modernità “anonime” che spersonalizzano i luoghi esotici.
Passeggiando e lasciandosi andare alle direzioni più casuali, tra King Rama IV -dove si può visitare uno dei capisaldi del misticismo buddhista, cioé il Wat Traimit (uno dei più noti Templi buddhisti tra i più di 400 che popolano Bangkok), si può anche capitare nel bel mezzo di ponderose cerimonie funebri e spingendosi fino alla City ci si può letteralmente “perdere” nello shopping entrando nello shopping mall denominato MBK tra Ploenchit Road e Petchaburi Road, oppure si può visitare la Jim Thompson House & Museum. Se si capita nell’ora giusta, c’è una visita guidata in inglese (ve ne sono anche in francese) e quand’ho riferito all’ingresso di essere italiano, le hostess mi hanno dato un piccolo testo persino in lingua italiana, il biglietto costa 100 baht.
Jim Thompson, americano, dopo il servizio militare attivo, durante la Seconda Guerra Mondiale, torna n Thailandia e lì decide di viverci. Essendo architetto, si interessa prima dell’arte della tessitura poi –anima e cuore- alla progettazione di una stupenda struttura in stile metà coloniale metà thay puro. Si tratta di sei case raggruppate, tutte fatte in legno di tek e costruite su due livelli, proprio per giungere pronti all’appuntamento con eventuali inondazioni. Oggi vi è anche un bel negozio di sete, abiti ed oggetti d’arredo, oltre che una sala espositiva destinata alle mostre o –appunto- ad un evento come “Stitching the Wound” dedicato alla cura delle ferite inferte dai fondamentalismi, tema cocente in Thailandia: anche in tempi recentissimi e da svariati anni ci sono stati tragici attentati nelle tre province meridionali ai confini con la Malaysia, soprattutto nel Narhatywat. L’evento è stato curato da Iola Lenzi e si è svolto dal 24 giugno al 30 settembre 2006, aperto però da danze con bambine di ogni etnìa e religione rintracciabili in Thailandia, nel giorno della sua inaugurazione. Jim Thompson, però, è diventato una vera e propria leggenda, poiché il 27 marzo 1967, durante una visita a Cameron Highlands, in Malaysia, scompare. Rimane la sua casa ma di lui non s’è saputo più nulla.
martedì, febbraio 13, 2007
Il pranzo più caro del mondo.
THAILANDIA, ANCHE CHEF ITALIANO PER IL PRANZO PIU' CARO DEL MONDO
Fonte: http://www.la7.it/news/textnews/dettaglio.asp?id=35321&cat=4
Bangkok, 11 feb. (Ap)
Spreco indecente o vera opera d'arte gastronomica? Quaranta convitati giunti dai quattro angoli del pianeta hanno degustato ieri sera, in grande albergo di Bangkok, il Lebua, con vista spettacolare su questa capitale, un pasto per gourmet, al quale hanno messo mano sei chef, di cui quattro francesi, un italiano e un tedesco. Il tutto alla modica spesa di 19.000 euro a testa. Il menu era costituito da caviale, ostriche, tartufi del Perigord, astice di Bretagna, manzo di Kobe. Il tutto accompagnato da champagne e da alcuni dei migliori vini del mondo. Sono state servite, in totale, dieci pietanze realizzate da sei chef "laureati" dalla guida Michelin e serviti al 65mo piano delLebua. Nonostante il carattere unico dell'evento - ed il suo prezzo, fuori da ogni parametro ragionevole - diversi convitati hanno avuto difficoltà nel portare a termine il pranzo, denominato dagli organizzatori "I padroni del mondo epicurei". "E' magnifico. E' veramente incredibile", ha rilevato Sophiane Foster, una ricca cambogiana che vive in Malesia, mentre le veniva servita l'ottava portata della serata, un "piccione in crosta ai funghi porcini". I vari convitati son giunti a Bangkok a bordo di jet privati dall'Europa, dagli Stati uniti, dal vicino oriente e dall'Asia. E in sala da pranzo si son presentati in smoking gli uomini ed in abito da sera le signore. Dei quaranta invitati, solo 15 hanno pagato il conto di tasca propria, mentre gli altri hanno avuto la fortuna di essere stati invitati.
giovedì, febbraio 08, 2007
Sbaglia bus e ci mette 25 anni per tornare a casa
Da un giornale locale di apprende che una signora malese 25 anni fa ha sbagliato a prendere un autobus e ritrovandosi in una citta´ sconosciuta senza parlare la lingua, ha impiegato 25 anni per ritrovare la strada di casa. La donna, oggi 76 enne, musulmana, non sa né parlare né leggere il thailandese, era salita su un autobus in Malaysia, dove era in visita, convinta di essere diretta a Narathinwat, una delle tre province a maggioranza musulmana del sud della Thailandia. L´autobus pero´ aveva preso tutt´altra direzione e la donna si era ritrovata a 1200 chilometri a nord di Bangkok.
La signora Jaeyaena Beurraheng, nata nel sud della Thailandia, non era certo intenzionata a stare via cosi´ a lungo. Ora la sua ´piccola´ avventura potrebbe entrare nel guinness dei primati.
Accortasi dell´errore la donna aveva deciso di prendere un altro autobus, credendo fosse diretto a sud del paese, ma si era ritrovata a Chiang Mai, una città a 900 chilometri a nord della capitale.
Jaeyaena per cinque anni ha vissuto vagabondando senza comunicare con nessuno. Nel 1987 è stata arrestata e portata in un centro di accoglienza per senzatetto della vicina provincia.
La sfortunata venne creduta muta per anni, finché tre giovani studenti musulmani di Narathiwat si sono accorti che parlava perfettamente la loro lingua.
La donna ha potuto finalmente raccontare la sua storia ed essere riportata a casa dove ha riabbracciato i suoi otto figli.
"Solo nel momento in cui i tre ragazzi in abiti musulmani l´hanno incontrata e lei ha cominciato a parlare, abbiamo capito che la donna non era muta", ha detto Jintana Satjang, direttrice del centro.
Le tre regioni del sud del Paese sono state annesse alla Thailandia un secolo fa, ma hanno mantenuto la loro peculiarità culturale e l´otto per cento dei suoi abitanti è di religione musulmana e parla il malese come prima e, nel caso della signora che si era persa, come unica lingua
Fonte: http://www.voceditalia.it/index.asp?T=naz&R=est&ART=4275
venerdì, febbraio 02, 2007
You Tube 2 continua...
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