Bangkok, la crisi politica blocca l’economia: crollano le importazioni, male il turismo
A gennaio l’import diminuisce del 15,5% rispetto al 2013, il dato peggiore degli ultimi quattro anni. Meno 19% nell’elettronica, segno negativo anche nell’export (-2%). Thai Airways denuncia perdite superiori ai 360 milioni di dollari. Le strutture alberghiere confermano il calo dei visitatori, con un trend in ulteriore diminuzione.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - La crisi politica che da mesi investe la Thailandia ha già causato un grave contraccolpo nelle importazioni, che a gennaio hanno fatto registrare il calo più significativo degli ultimi quattro anni. In ginocchio anche il settore del turismo, con il calo progressivo dei visitatori stranieri allarmati dalle crescenti violenze di piazza. A fronte della paralisi istituzionale e degli scontri fra opposte fazioni politiche, un movimento sempre più ampio - composto da attivisti e monaci buddisti - lancia appelli alla pace e alla concordia nazionale. Phra Phaisal Visalo, leader religioso buddista di primo piano, sottolinea che la logica dell'odio e della vendetta personale non daranno una "soluzione pacifica" del conflitto. L'abate di Wat Sukhato invita le parti in lotta a mostrare il volto umano e scongiurare un'escalation della tensione.
In attesa di una soluzione politica l'economia continua a segnare il passo, in particolare nel settore delle importazioni che a gennaio sono crollate del 15,5% rispetto allo stesso mese del 2013. Un tonfo simile non si registrava dall'ottobre del 2009. L'import di computer e componenti elettronici segna un meno 19% sul 2013; nel settore delle auto il dato è ancora peggiore (-31,8%), per i beni al consumo saldo negativo del 5,3%. Il calo nell'export si è assestato al 2%. Gli esperti spiegano che la tendenza è di "rimandare gli ordini", mentre nei centri commerciali è "calma piatta".
La crisi politica ha causato pesantissime ripercussioni anche nel settore del turismo. Per il 2013 Thai Airways International parla di una perdita di 12 miliardi di baht, pari a 369 milioni di dollari; da registrare il crollo degli ultimi tre mesi dove si sono persi 5,65 miliardi di baht. Altre perdite sono previste per il 2014. L'Associazione degli albergatori thai riferisce che quasi il 50% sono vuote, a fronte di un'occupazione media nel periodo che si aggira attorno all'80%. Nel 2013 la Thailandia ha segnato il record con oltre 26 milioni di visitatori, ma negli ultimi due mesi dell'anno (che segnano l'inizio dell'alta stagione) il quadro è cambiato e gli arrivi a gennaio 2014 sono rimasti immutati rispetto allo scorso anno.
Le manifestazioni degli anti-governativi - un mix di esponenti della classe media, monarchici e abitanti del sud - sono le più imponenti dal 2010, quando il regno è stato sconvolto da una serie di rivolte di piazza concluse con un bagno di sangue e la morte di 90 civili. Secondo fonti del Dipartimento medico di Bangkok, il bilancio totale delle vittime dall'inizio della crisi è di almeno 22 morti e oltre 700 feriti.
Obiettivo delle sommossa iniziata nel novembre scorso, le dimissioni della premier (ad interim) Yingluck Shinawatra, accusata di essere un "pupazzo" nelle mani del fratello Thaksin, multimiliardario ed ex Primo Ministro, in esilio per sfuggire a una condanna a due anni di carcere. Egli è inviso anche da molti esponenti vicino alla monarchia, che temono voglia attentare al sistema istituzionale in un momento di particolare fragilità per le precarie condizioni di salute dell'86enne re Bhumibol Adulyadej. Il 2 febbraio scorso si sono svolte in gran parte del Paese le elezioni politiche, boicottate dal Partito democratico di opposizione, che hanno sancito la vittoria (scontata) del Pheu Thai Party degli Shinawatra; le consultazioni non sono ancora chiuse perché mancano all'appello alcune province del sud, roccaforte democratica, in cui i seggi non si sono nemmeno aperti.
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