L'aereo MH370, un Boeing 777 con 239 persone a bordo, è decollato dall'aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia alle 00.43 ora locale dell'8 marzo diretto a Pechino. All'1.01 secondo i tracciamenti radar era a quota 35mila piedi (10mila metri), l'altitudine di crociera. Tra le 1.19 e le 1.20 - segnala Flightradar24, uno dei più accurati sistemi di tracciamento dei voli monitorati attraverso i dati rimandati ogni 30 secondi dalle scatole nere di bordo - il jet stava girando lievemente a est, come previsto dal piano di viaggio e come aveva fatto sulla stessa rotta nei due viaggi precedenti, virando da 25° a 40°. L'ultimo segnale ricevuto all'1.21 e tre secondi segnalava l'aereo in direzione 40 gradi a una velocità di 471 nodi, 175 km a nord della costa malese e a 223 a sud ovest di quella vietnamita. A quel punto si sono persi i contatti senza alcun allarme dall'aereo.
AEREO E PILOTA
L'aereo coinvolto nell'incidente è un Boeing 777 consegnato alla Malaysia Airlines nel 2002 e registrato con il codice 9M-MRO. L'ultima manutenzione era stata effettuata in anticipo sui tempi previsti una decina di giorni prima dell'incidente e non aveva evidenziato alcun problema. Zaharie Ahmad Shah, il 53enne pilota del volo Mh370, era uno dei comandati migliori della società. Entrato in azienda nel 1981, era diventato comandante nel 1990. Ha accumulato 18.360 ore di volo fino alla tragedia, ed era un istruttore diplomato dalle autorità civili di Kuala Lumpur. Grande esperto di modellistica aerea, si era costruito da solo in casa grazie a materiale e software di seconda mano un simulatore di volo di un Boeing 777.
ZERO ALLARMI
Dal Boeing 777 della Malaysia Airlines non sono arrivati allarmi. Come è possibile? I piloti in caso di emergenza hanno una chiara lista di priorità: "Aviate, navigate, communicate". Cioè prendere il controllo dell'aereo, cercare di metterlo in rotta e poi comunicare. E non è detto che ci sia il tempo per segnalare i problemi alle torri di controllo. Anche in caso di rottura di motori un aereo a 35mila piedi di quota è in grado di planare per altre 90 miglia (oltre 150 km) e per 20 minuti. La mancanza di allarmi indica però di solito secondo gli esperti un evento catastrofico e improvviso. Un aereo come il Boeing 777 ha diversi sistemi di comunicazione e può inviare comunicazioni anche attraverso il transponder. Anche in caso di blackout elettrico le turbine sono in grado di continuare a generare energia. Il Pentagono - in base ai dati raccolti dai suoi satelliti che monitorano l'area - non avrebbe rilevato alcun segnale di esplosione nella zona in cui volava l'Mh370.
LA MISTERIOSA INVERSIONE A U
Uno dei misteri che circondano la sorte del volo della Malaysia Airlines è una possibile inversione a U della rotta appena prima della sua scomparsa dai radar. Il responsabile dell'aviazione di Kuala Lumpur ha detto che in base ai dati raccolti dai militari, l'aereo avrebbe invertito la rotta nella fase finale del volo. Secondo il generale Rodzali Daud un radar dell'esercito avrebbe intercettato il volo Mh370 alle 2.40 locali (un'ora dopo la scomparsa) a 27mila piedi di quota, 9mila metri, vicino all'siola di Pulau Perak. Le grandi centrali radar mondiali come Flightradar24 non evidenziano però alcun episodio di questo tipo. La mancanza di indicazioni precise al riguardo rende in effetti più complicate le ricerche estese ormai su un'area molto più vasta di quella iniziale proprio per tenere conto di queste ipotesi.
IL GIALLO DEL VOLO "FANTASMA"
Secondo il Wall Street Journal alcuni dati in possesso alla Rolls Royce (costruttrice dei motori del volo Mh370) indicherebbero che l'aereo ha continuato a volare per quattro ore dopo la sparizione del radar. Le turbine del jet, secondo fonti anonime citate dal quotidiano Usa, erano collegate con sistemi di segnalazione alla base di Derby, in Gran Bretagna, della società e avrebbero continuato a trasmettere regolarmente fino alle 5.30 del mattino dell'8 marzo. Un arco di tempo che gli avrebbe consentito di coprire almeno 3-4mila chilometri in più. Come sarebbe stato possibile? Secondo gli esperti l'unica spiegazione è che qualcuno a bordo abbia spento tutti gli altri sistemi di trasmissione e abbia trasportato l'aereo in un luogo sicuro per poi utilizzarlo ad altri fini in fase successiva, ipiotesi ovviamente monitorata con grande preoccupazione dai servizi segreti occidentali.
LE RICERCHE
Nelle ricerche sono impegnate i satelliti di diverse nazioni, 42 navi e 40 aerei di 12 paesi tra cui i P-3C Orion della aviazione Usa in grado di scandagliare minuziosamente fino a 3.500 chilometri quadri l'ora e di identificare con i loro radar oggetti grandi come un pallone da basket. Le scatole nere, una volta finite sott'acqua, emettono segnali che dovrebbero consentire di localizzarle anche in profondità, ma le navi in grado di captare i segnali devono essere nel raggio di poche miglia per intercettarli. Il mare del Golfo di Thailandia nell'area presunta del disastro è poco profondo, in media tra i 60 e gli 80 metri. Il volo Af447 Rio-Parigi è stato localizzato a oltre 3mila metri di profondità.
GLI AVVISTAMENTI
Falsi si sono rivelati fino ad ora anche i presunti avvistamenti di parti dell'aereo. Un aereo vietnamita aveva segnalato quelli che sembravano un pezzo della coda e una porta interna del velivolo. Ma gli oggetti, recuperati, erano solo dei pezzi di legno incastrati tra di loro a forma di zattera. Il presunto portellone fotografato da un elicottero dei soccorsi si è rivelato solo un rullo porta-cavi coperto da alghe. E anche l'olio avvistato sul mare il giorno dopo la tragedia - dopo le analisi delle autorità malesi - era carburante di nave e non di aereo. Una presunta scialuppa di salvataggio del jet si è rivelata invece un grande coperchio di plastica. Un falso allarme anche quello di te reperti di grandi dimensioni individuati dai satelliti cinesi.
INTERPOL E PASSAPORTI RUBATI
La banca dati mondiale dei passaporti rubati è gestita dalla Interpol ed è stata creata nel 2002 dopo gli attentati alle Twin Towers. Oggi censisce le generalità di oltre 40 milioni di passaporti rubati e ha consentito di smascherare 60mila usi illegali di documenti. L'Interpol consente l'accesso gratuito a tutti gli stati (non alle compagnie aeree) al suo archivio ma secondo alcuni ex funzionari dell'agenzia, non tutti potrebbero avere gli strumenti tecnici per accederci. L'Interpol sostiene che su 3,1 milioni di imbarchi su aerei nel 2013 ben un miliardo sono stati effettuati senza consultare i suoi dati. Solo Stati Uniti, Gran Bretagna e Emirati Arabi verificano tutti i passeggeri. I due passaporti italiano e austriaco erano inseriti nell'archivio dell'Interpol ma non sono stati controllati a Kuala Lumpur.
I BIGLIETTI SOSPETTI
I due passeggeri imbarcati con i passaporti rubati italiano e austriaco hanno comprato i biglietti da un'agenzia di Pattaya in Thailandia. A ordinarli alla Grand Horizon Travel sarebbe stato un iraniano "Mr. Ali", ex ristoratore nella localià balneare asiatica tornato poi in patria che da tempo lavora con il tour operator. In un primo tempo Ali aveva prenotato due biglietti economici per l'Europa per il primo marzo e i voli erano stati prenotati uno su Etihad e l'altro su Qatar. Dopo quella data, visto che il committente non si era fatto vivo sono stati schedulati (e pagati) sulla Kuala Lumpur-Pechino-Amsterdam della Malaysia. Dall'Olanda i due viaggiatori avrebbero dovuto dividersi. Uno proseguendo per Copenaghen, l'altro per Francoforte. I due, secondo le ultime indicazioni, sarebbero stati identificati come amici iraniani - uno di 19 anni e uno di 29 anni - che secondo alcune testimonianze stavano solo cercando di emigrare in Europa. Pattaya e la Thailandia sono uno dei più fiorenti mercati per il furto e la falsificazione di documenti.
LE CINQUE IPOTESI SUL DISASTRO
Terrorismo
La più gettonata fin dal primo momento. Allo stato però anche le autorità malesi sembrano gettare acqua sul fuoco. L'intelligence Usa (che definisce "capillare" la sua copertura satellitare dell'area) non ha evidenziato esplosioni. Sorprende in questo caso anche il mancato allarme dell'equipaggio. Perde quota anche l'ipotesi di terroristi imbarcati con i passaporti rubati dopo la scoperta che uno dei due era un giovane iraniano che da tempo cercava di emigrare in Europa. L'intelligence Usa teme piuttosto che qualcuno sia riucito a dirottare l'aereo facendolo sparire dopo aver disattivato tutti i sistemi di segnalazione per utilizzare ad altri fino il jet.
Esplosione
Una possibile causa, legata magari a un fulmine. Anche in questo caso sorprendono però le rilevazioni del Pentagono che non evidenziano episodi di questi tipo. Qualcuno parla di una possibile decompressione esplosiva nella cabina con conseguente rottura della struttura metallica. Ma in questo caso forse ci sarebbe stato il tempo per lancaire l'allarme.
Guasto meccanico
È la teoria preferita di chi segnala l'inversione a U dell'aereo prima della sua scomparsa dai radar. In questo caso però resta un mistero la mancata comunicazione dei piloti e dei transponder automatici della scatola nera. Un aereo senza motori a 35mila piedi ha ancora 20 minuti di autonomia di volo in planata.
Lo stallo
Chi sostiene questa teoria ricorda il disastro dell'Af 447 Rio-Parigi, finito in stallo per un guasto dei segnalatori di velocità otturati dal ghiaccio e per l'incapacità dei piloti di recuperare l'assetto di volo. L'esperienza dell'equipaggio dell'Mh370 rende però complessa anche questa ipotesi.
Malore del pilota o suicidio
Qualcuno (ricordando un incidente su un volo Egypt Air nel 1999) parla di suicidio del pilota o di un malore. Fatto che spiegherebbe l'assoluta mancanza di comunicazioni. Chi conosce il comandante del volo tende però ad escludere ipotesi di questo genere.
AGGIORNAMENTO 15 MARZO 2014:
Durante una conferenza stampa a Kuala Lumpur, in Malesia, il primo ministro Najib Razak ha dettoche i sistemi di comunicazione a bordo del volo MH370 di Malaysia Airlines – scomparso da una settimana, con 239 persone a bordo, mentre si trovava sul Golfo di Thailandia – sono stati volontariamente disattivati e che l’aereo potrebbe aver proseguito il suo volo per altre sette ore dopo esser stato dirottato. Questa ipotesi, ha detto Razak, è stata formulata con un “elevato grado di certezza” e si basa sul fatto che un ultimo segnale dell’aereo è stato rilevato via satellite alle ore 8:11 di sabato 8 marzo (l’aereo era partito da Kuala Lumpur diretto verso Pechino, in Cina, poco dopo la mezzanotte, ma aveva smesso di comunicare dopo circa 40 minuti di volo).
Un sistema di comunicazione sarebbe stato disattivato mentre l’aereo sorvolava la costa nordest della Malesia, e un altro – il transponder – è stato disattivato e ha smesso di fornire a terra i dati sull’altitudine, la latitudine, la velocità e altre informazioni all’1:21, mentre l’aereo era sul Golfo di Thailandia a circa un terzo della sua rotta prevista.
Razak ha aggiunto che i tentativi di ricerca sopra il Mar Cinese Meridionale sono stati abbandonati perché in base alle rilevazioni satellitari gli esperti ipotizzano che l’aereo possa aver percorso due diversi “corridoi”, a nord oppure a sud del punto in cui si sono persi i contatti: il corridoio a nord va dal nord della Thailandia ai confini del Kazakistan e del Turkmenistan, mentre l’altro va dall’Indonesia all’Oceano Indiano. Razak ha detto che si apre adesso una nuova fase delle indagini sull’equipaggio e sui passeggeri a bordo, e che saranno prese in considerazione tutte le possibili cause del dirottamento dell’aereo, al momento ancora sconosciute.
La disattivazione volontaria dei sistemi di comunicazione era di fatto una delle uniche due spiegazioni della scomparsa – per molti versi anomala – del Boeing 777 prese in considerazione nei giorni scorsi, dopo che numerosi tentativi di ricerca da parte di decine di navi e di elicotteri di diversi paesi non erano riusciti a trovare tracce dell’aereo nell’area in cui aveva smesso di inviare dati. La gestione piuttosto caotica dell’intera vicenda ha peraltro causato molte critiche alle autorità malesi, che in più occasioni hanno fornito informazioni in contraddizione tra loro.
AGGIORNAMENTO 17 MARZO 2014:
Boeing 777 Malaysia Airlines: le bugie malesi (FOTO)
Andrea Purgatori, L'Huffington Post | Pubblicato: 16/03/2014 16:51 CET | Aggiornato: 16/03/2014 17:35 CET
Bugie. Questo sta emergendo in modo allarmante nella storia del volo MH 370. Una serie di ripetute bugie, disseminate nell’arco di questi nove giorni. E ormai più di un investigatore occidentale coinvolto nell’inchiesta (leggi: Fbi, Cia, Ntsb, Faa) comincia a sospettare che le autorità di Kuala Lumpur siano state fin dall’inizio a conoscenza di informazioni cruciali, che hanno taciuto per evitare una ricaduta negativa sull’immagine del paese e del suo sistema economico. Come a dire che pur di proteggere la borsa e un suo eventuale collasso di fronte alla notizia di un dirottamento o di un azione terroristica, concepiti e portati a termine in territorio malese, abbiano preferito nascondere dati che avrebbero potuto indirizzare da subito le indagini e le ricerche nella direzione giusta.
Ad esempio, solo da 24 ore sappiamo che il sistema di comunicazione radar del Boeing 777 fu disattivato alcuni minuti prima dell’ultimo contatto radio col centro di controllo di Sebang. Cioè, ben prima della tranquillizzante risposta (“All right, goodnight”. Tutto bene, buonanotte) ricevuta dal cockpit. Ma ancora non si sa se la voce fosse quella del pilota o del copilota. Possibile? E possibile che nessuno a Sebang si sia attivato per capire perché il segnale del transponder sul radar secondario fosse sparito di colpo dagli schermi, evento che avrebbe dovuto far scattare l’allarme immediato preceduto da una serie di tentativi di contattare l’aereo, molto prima di augurargli quel buon viaggio verso il nulla?
Solo da 24 ore sappiamo che il comandante Zaharie Ahmad Shah è un fanatico sostenitore del capo dell’opposizione Anwar Ibrahim. E che sette ore prima di mettersi ai comandi del Boeing 777 diretto a Pechino, aveva assistito nell’aula del tribunale di Kuala Lumpur all’atto finale del processo in cui Ibrahim è stato condannato a cinque anni per sodomia, sulla base di accuse che secondo molti osservatori internazionali e molti media asiatici sarebbero state confezionate ad arte nell’entourage del primo ministro Najib Razak e della sua potente consorte, Rosmah Mansor. Un verdetto che, raccontano i suoi amici, lo aveva sconvolto.
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Solo da 24 ore sappiamo che il ventisettenne copilota del Boing 777, Fariq Abdul Hamid, con un certo debole per le bionde (aveva ospitato un paio di australiane in cabina durante un volo dalla Tailandia, ci aveva scherzato, avevano fumato e si era fatto fotografare insieme a loro), in una precedente tratta aveva chiesto di essere sostituito perché non voleva dividere i comandi proprio con Ahmad Shah.
Solo da 24 ore sappiamo che la notte dell’8 marzo la difesa aerea malese aveva visto sul radar primario l’inversione di rotta del Boeing 777 sul Mar della Cina, e ne aveva seguito il percorso attraverso tutto lo spazio aereo malese lasciandolo tranquillamente andare verso ovest. Oppure questa bugia ne contiene un’altra, e cioè che qualcosa accadde (un contatto, un tentativo di intercettazione – il volo procedeva senza identificazione -, un allarme incrociato con il controllo aereo civile) e questa notizia viene tuttora nascosta per motivi che non conosciamo?
Solo da 24 ore sappiamo che martedì scorso Saadjit Badat, un terrorista che è detenuto in Gran Bretagna in un luogo segreto, ha confermato in collegamento video durante un processo, di aver personalmente consegnato ad un gruppo di malesi che erano con lui in un campo di addestramento afgano di Al Qaida una scarpa esplosiva per un attentato da compiere a bordo di un aereo di linea. E ha aggiunto anche che tra loro c’era un pilota e che il gruppo era “pronto ad agire”.
Cos’altro nascondono le autorità malesi che potrebbe restituire il fantasma del volo MH 370 alla sua dimensione terrena, interrompere la terribile sofferenza dei familiari delle 239 persone che si trovavano a bordo, e infine consentire una ricostruzione più attendibile di ciò che è davvero accaduto in cielo e a terra per evitare che tutta questa storia sia inghiottita senza soluzione in un buco nero?
Intanto, follia chiama follia. Dopo lo sciamano malese che, proprio come il Quelo di Corrado Guzzanti, ha sentenziato “Due sono le cose, l’aereo sta ancora volando oppure è precipitato”, si fa avanti Uri Geller. Il mago dei cucchiaini piegati afferma di essere stato contattato dalle autorità malesi perché collabori alla individuazione dell’aereo con le sue “visioni da lontano”, e ha chiesto ai suoi settemila follower su twitter di aiutarlo nell’impresa. Non si è sottratto nemmeno lo “squalo” Ruper Murdoch, che ha trovato la quadratura del cerchio sostenendo in una serie di tweet che il volo MH 370 “non è precipitato ma è stato sequestrato, cioè nascosto, forse nel Pakistan del nord, come Bin Laden” e che tutto questo conferma come “Cina e Stati Uniti debbano lavorare più a stretto contatto contro la minaccia dell’estremismo musulmano”.
AGGIORNAMENTO 20 MARZO 2014:
Volo MH370: individuati via satellite possibili resti Boeing secondo Australia
La pista più concreta emersa finora. Così le autorità australiane che hanno annunciato di aver individuato via satellite due oggetti compatibili con possibili resti del volo scomparso Kuala Lumpur-Pechino. Uno dei due oggetti misura circa 24 metri di larghezza. I resti si trovano nel Sud dell’Oceano Indiano, a oltre 2.000 chilometri da Perth.
“Le immagini riprese via satellite non necessariamente mostrano resti dell’aereo scomparso. Attendiamo nei tempi necessari altre immagini da satelliti commerciali a più alta risoluzione sull’area in questione” ha detto il responsabile dell’Autorità di Sicurezza Marittima Australiana John Young.
L’Australia ha già inviato nell’area 4 aerei e due navi per le ricerche. Le condizioni meteo non sono buone, fatto che rende più difficile individuare i resti in una zona di acque profonde diverse migliaia di metri. Il volo MH370 della Malaysia Airlines, un Boeing 777-200, è scomparso dai radar lo scorso 8 marzo. A bordo c’erano 239 persone.
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AGGIORNAMENTO 22 MARZO 2014:
Rilevato dalla Thailandia il volo della Malaysia Airlines
Le forze armate della Thailandia hanno riferito che i sistemi radar hanno rilevato il percorso a zig zag di un aereo, che potrebbe essere stato anche il volo della Malaysia Airlines, nelle prime ore di sabato 8 marzo, pochi minuti dopo che tutte le comunicazioni con l’aereo erano state interrotte.
La Thailandia ha aggiunto di non aver dato prima queste informazioni alla Malesia perché nessuno gliele aveva chieste specificatamente.
Il portavoce dell’aeronautica tailandese ha detto che il velivolo si è diretto verso lo stretto di Malacca.
Un gruppo di isolani delle Maldive, invece, dice di aver avvistato un aereo che volava a bassissima quota, poco dopo le 6 dello stesso sabato in cui l’aereo della Malaysia Airlines è scomparso.
Le autorità delle Maldive hanno detto di non aver rilevato il volo MH370, ma hanno anche precisato che un aereo che vola molto basso spesso non è rilevato dai radar.
AGGIORNAMENTO 24 MARZO 2014:
Volo Malaysia Airlines scomparso. Avvistati in mare “oggetti sospetti”
Un velivolo cinese impegnato nelle ricerche segnala la presenza di possibili detriti nell'Oceano Indiano meridionale, nell'area individuata grazie alle immagini satellitari.
-Redazione- Un aereo cinese ha avvistato "oggetti sospetti" nell'area dell'Oceano Indiano meridionale dove da giorni si concentrano le ricerche delvolo MH370 della Malaysia Airlines scomparso l'8 marzo con a bordo 239 passeggeri, 153 dei quali di nazionalità cinese.
Il velivolo è uno dei dieci attualmente impegnati insieme a varie navi nell'area, un tratto di mare a circa 2.500 chilometri a sud-ovest della città australiana di Perth. Gli uomini a bordo hanno individuato da 10mila metri di quota due oggetti più grandi, con altri più piccoli sparsi nei dintorni.
La segnalazione, con le coordinate del luogo dell'avvistamento, è stata diramata alle autorità australiane e alla nave rompighiaccio cinese Xuelong, partita per le ricerche nei giorni scorsi dal porto dell'Australia occidentale di Fremantle.
Nella giornata di domenica i satelliti francesi avevano avvistato alcuni oggetti galleggiare nella stessa zona dell'Oceano Indiano, ma più a nord rispetto ai precedenti rilevamenti.
Nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni del primo ministro australiano, Tony Abbott, le ricerche del Boeing 777 della compagnia di bandiera malese hanno trovato nuovo slancio, anche se le autorità australiane hanno successivamente invitato alla cautela. Anche i satelliti cinesi avevano rilevato la settimana scorsa la presenza di oggetti fluttuanti nelle acque dell'Oceano Indiano: due possibili relitti, uno di circa 22 metri di lunghezza, e un altro lungo circa 13 metri.
Nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni del primo ministro australiano, Tony Abbott, le ricerche del Boeing 777 della compagnia di bandiera malese hanno trovato nuovo slancio, anche se le autorità australiane hanno successivamente invitato alla cautela. Anche i satelliti cinesi avevano rilevato la settimana scorsa la presenza di oggetti fluttuanti nelle acque dell'Oceano Indiano: due possibili relitti, uno di circa 22 metri di lunghezza, e un altro lungo circa 13 metri.
Nel frattempo, la Marina statunitense ha messo a disposizione un'apparecchiatura capace di individuare una scatola nera fino a 6100 metri di profondità. Una mossa prudenziale, ha specificato la US Navy, per essere pronti nel caso in cui i detriti si dovessero rivelare effettivamente quelli dell'aereo scomparso.
Trovare la scatola nera sarebbe probabilmente la chiave per chiarire cosa sia accaduto al volo MH370. Secondo la Cnn, che cita fonti riservate, i radar avrebbero registrato un'improvvisa perdita di quota dell'aereo, che sarebbe sceso rapidamente da 35mila a 12mila piedi di altezza proprio quando ha modificato la sua rotta virando verso ovest in direzione dello Stretto di Malacca. Un cambio di rotta e una rapida discesa, aggiungono alcuni esperti intervistati dall'emittente statunitense, sarebbero una procedura normale in caso di grossi problemi a bordo, come una depressurizzazione. Si tratta dell'ennesima congettura, ma fornirebbe la risposta a molte domande.
-24 marzo 2014-
l capitano del volo MH370 avrebbe ricevuto una chiamata di due minuti poco prima del decollo da una donna con un numero di cellulare ottenuto sotto falsa identità. Gli investigatori pronti ad interrogare l'ex moglie
Dettagli particolarmente rilevanti che fanno aumentare i sospetti intorno al ruolo del pilota del volo MH370 e a suoi possibili legami con gruppi terroristici. Acquistare in Malesia un numero telefonico con false credenziali, infatti, non è un'operazione semplice, soprattutto dopo le misure antiterrorismo introdotte in seguito all’11 settembre.
A breve l'interrogatorio all'ex moglie
Gli investigatori hanno fatto sapere di essere pronti ad interrogare l'ex moglie da cui il pilota ha avuto tre figli. Avevano aspettato due settimane, per rispetto vista la delicata situazione, ma sotto la spinta dell'Fbi ora procederanno. Lo scopo è quello di capire lo stato d'animo del capitano i giorni prima del decollo.
Le ricerche in mare: satellite francese individua oggetti in mare
Al lavoro dell’intelligence si affiancano le operazioni di ricerca. Il primo ministro australiano Tony Abbott ha detto che c'è una "crescente speranza" di sapere ciò che è successo al volo. L'ultima rilevazione è di un satellite francese che ha fotografato diversi oggetti nell'area di mare in cui viene cercato il Boeing 777. Le immagini, ha riferito il ministero dei Trasporti della Malesia, individuano "potenziali oggetti nei pressi del corridoio sud" nell'Oceano indiano, dove sabato erano stati avvistati altri oggetti da parte di un satellite cinese.
AGGIORNAMENTO 03 Aprile 2014:
Nelle prime ore di mercoledì 2 aprile, al largo delle coste occidentali dell’Australia sono riprese per l’ennesimo giorno le ricerche del volo MH370 di Malaysia Airlines, scomparso l’8 marzo mentre sorvolava il Golfo di Thailandia in viaggio dalla Malesia verso la Cina. Alle operazioni di ricerca stanno partecipando dieci aeroplani da ricognizione e diverse navi, impegnate nell’area dell’Oceano Indiano dove si pensa sia precipitato l’aereo, dopo avere viaggiato per circa 6mila chilometri su una rotta completamente diversa da quella che avrebbe dovuto seguire per raggiungere Pechino. Dopo 25 giorni di ricerche, gli addetti iniziano a essere molto scettici sulla possibilità di recuperare qualcosa del Boeing 777, che trasportava a bordo 239 persone, per lo più di origini cinesi.
Senza un perché
Il capo della polizia della Malesia, Khalid Abu Bakar, ha spiegato ai giornalisti che le indagini sull’incidente al volo MH370 potrebbero “andare avanti e avanti” per un numero imprecisato di giorni, perché è necessario “fare chiarezza su qualsiasi piccolo dettaglio”. Ha poi aggiunto che “alla fine delle indagini, potremmo non arrivare nemmeno a conoscere la vera causa” della scomparsa dell’aeroplano.
Il capo della polizia della Malesia, Khalid Abu Bakar, ha spiegato ai giornalisti che le indagini sull’incidente al volo MH370 potrebbero “andare avanti e avanti” per un numero imprecisato di giorni, perché è necessario “fare chiarezza su qualsiasi piccolo dettaglio”. Ha poi aggiunto che “alla fine delle indagini, potremmo non arrivare nemmeno a conoscere la vera causa” della scomparsa dell’aeroplano.
A oggi non si sa perché il volo abbia cambiato rotta, andando verso ovest invece che verso est mentre si trovava sul Golfo di Thailandia, né perché dopo avere raggiunto lo Stretto di Malacca abbia iniziato a viaggiare per ore verso sud, finendo il suo viaggio sull’Oceano Indiano. L’ipotesi che sembra convincere di più le autorità malesi continua a essere quella di una scelta deliberata da parte di qualcuno a bordo per cambiare la rotta, anche se non è chiaro a quale scopo: se per rispondere a una emergenza o per dirottare l’aereo verso un’altra destinazione.
Khalid Abu Bakar ha spiegato che sono state interrogate più di 170 persone, tra parenti e amici dei membri dell’equipaggio, senza trovare particolari indizi. Le indagini hanno anche riguardato gli eventuali precedenti dei passeggeri, le aziende che avevano preparato e caricato sull’aereo i pasti da servire in volo e le società che si erano occupate di caricare la stiva del Boeing 777.
“Buonanotte”
Martedì 1 aprile il governo della Malesia ha pubblicato la trascrizione integrale delle ultime comunicazioni avvenute tra i piloti del volo MH370 e un centro del controllo del traffico aereo a terra. Le parole pronunciate nell’ultimo contatto radio sono diverse da quelle comunicate pochi giorni dopo la scomparsa dell’aereo dalle stesse autorità malesi. All’1:19 di notte il controllo del traffico aereo ricevette questa comunicazione: “Buonanotte, Malaysian Tre Sette Zero”. In precedenza era stato annunciato che le ultime parole trasmesse dal volo MH370 erano state “Tutto bene, buonanotte”. Il “tutto bene”, che a molti era parso eccessivamente informale come comunicazione a terra, nelle trascrizioni non c’è.
Martedì 1 aprile il governo della Malesia ha pubblicato la trascrizione integrale delle ultime comunicazioni avvenute tra i piloti del volo MH370 e un centro del controllo del traffico aereo a terra. Le parole pronunciate nell’ultimo contatto radio sono diverse da quelle comunicate pochi giorni dopo la scomparsa dell’aereo dalle stesse autorità malesi. All’1:19 di notte il controllo del traffico aereo ricevette questa comunicazione: “Buonanotte, Malaysian Tre Sette Zero”. In precedenza era stato annunciato che le ultime parole trasmesse dal volo MH370 erano state “Tutto bene, buonanotte”. Il “tutto bene”, che a molti era parso eccessivamente informale come comunicazione a terra, nelle trascrizioni non c’è.
Si tratta probabilmente di un dettaglio di poco conto, ma sta comunque costando nuove critiche alle autorità malesi, duramente criticate negli ultimi giorni per come hanno condotto le operazioni di ricerca e le indagini legate al volo scomparso. Le critiche più dure sono arrivate dai parenti dei passeggeri, che in un mese hanno spesso ricevuto notizie contraddittorie o per lo meno incomplete dal governo e dalla polizia della Malesia.
Gli investigatori stanno analizzando da giorni le ultime comunicazioni vocali tra il volo MH370 e il controllo del traffico aereo: vogliono capire se alla radio ci fosse effettivamente il pilota, o il suo primo ufficiale, oppure se i comandi fossero stati assunti da un’altra persona, forse un dirottatore.
Risarcimenti
A Pechino (Cina), dov’è riunita la maggior parte delle famiglie in attesa di informazioni sui loro parenti che erano a bordo del volo MH370, e a Kuala Lumpur (Malesia) alcuni studi legali hanno iniziato a contattare i familiari dei passeggeri per proporre loro di fare causa alla compagnia aerea Malaysia Airlines, al produttore di aeroplani Boeing e se necessario ad alcuni suoi fornitori di materiale. Come spiega il New York Times, poiché il produttore del Boeing 777 è statunitense, molti avvocati alla ricerca di clienti sono arrivati direttamente dagli Stati Uniti.
A Pechino (Cina), dov’è riunita la maggior parte delle famiglie in attesa di informazioni sui loro parenti che erano a bordo del volo MH370, e a Kuala Lumpur (Malesia) alcuni studi legali hanno iniziato a contattare i familiari dei passeggeri per proporre loro di fare causa alla compagnia aerea Malaysia Airlines, al produttore di aeroplani Boeing e se necessario ad alcuni suoi fornitori di materiale. Come spiega il New York Times, poiché il produttore del Boeing 777 è statunitense, molti avvocati alla ricerca di clienti sono arrivati direttamente dagli Stati Uniti.
La Convenzione di Montreal, che regolamenta il trasporto aereo internazionale, vincola la società che ha subito un incidente a un proprio aeroplano a risarcire le famiglie dei passeggeri coinvolti, nel caso di Malaysia Airlines fino a 174mila dollari per ogni passeggero. Ma oltre a queste forme di risarcimento obbligatorie, i parenti hanno la facoltà di avviare ulteriori cause contro la compagnia aerea per ottenere altri risarcimenti danni ed estendere le iniziative legali alle società che si sono occupate direttamente della produzione e della manutenzione dell’aeroplano. Per evitarsi lunghe e costose cause in tribunale, di solito le compagnie aeree provano a raggiungere accordi separati con ogni famiglia, offrendo risarcimenti consistenti a patto che non siano avviate altre iniziative legali contro di loro. Altri risarcimenti possono arrivare dalle compagnie di assicurazione.
Per ora la maggior parte delle famiglie con parenti sul volo MH370 si sono mostrate poco disposte a raggiungere accordi con Malaysia Airlines. Alcune sono orientate a fare direttamente causa, mentre altre non si sono ancora rassegnate alla possibilità dell’incidente mortale, e vogliono aspettare notizie più chiare e definitive sulla fine del Boeing 777.
AGGIORNAMENTO 10 Aprile 2014:
La nave australiana Ocean Shield ha captato due nuovi segnali acustici compatibili con le scatole nere dell’aereo di Malaysia Airlines scomparso lo scorso 8 marzo. I nuovi segnali sono stati rilevati ieri. “Ora sono ottimista che troveremo il velivolo, o quello che ne è rimasto, in un futuro non troppo distante, ma non lo abbiamo ancora trovato perché è un compito molto impegnativo”, ha detto Angus Houston, il funzionario australiano a capo della missione mirata a ritrovare il volo MH370 nel sud dell’oceano Indiano. La Ocean Shield aveva per la prima volta rilevato un segnale sabato scorso, ma poi lo ha perso e lo ha recuperato appunto solo ieri. La nave è dotata di equipaggiamenti della marina Usa che permettono di captare i segnali acustici, i cosiddetti ping, inviati dalle due scatole nere del Boeing, ossia dal registratore dei dati di volo e dal registratore di voce della cabina di pilotaggio. Un’analisi dei segnali captati sabato, ha spiegato Houston, ha stabilito che erano suoni stabili, distinti e chiari che pulsavano in maniera costante, il che significa che erano compatibili con le scatole nere. Gli analisti, ha proseguito l’ufficiale, “hanno dunque stabilito che non si è trattato di una trasmissione di origini naturali, ma trasmessa da un particolare dispositivo elettronico”. Nonostante gli sviluppi positivi, ha avvertito Houston, non si può ancora dire che i ricercatori abbiano individuato la zona in cui si è schiantato il volo MH370. “Penso che stiamo cercando nella zona giusta, ma non sono pronto a dire o a confermare niente finché qualcuno non avrà visto il relitto”, ha dichiarato. Houston ha ammesso che i ricercatori hanno poco tempo, dato che le batterie delle scatole nere durano circa 30 giorni e ieri ricorreva un mese dalla scomparsa dell’aereo. I segnali captati ieri, ha riferito, erano infatti più deboli e brevi di quelli rilevati nel fine settimana. Captare i segnali e restringere la zona delle ricerche è fondamentale perché a quel punto sarà possibile calare sott’acqua il robot sottomarino Bluefin-21, in grado di creare una mappa sonora dell’area per stabilire dove potrebbero trovarsi i rottami. Quando gli è stato chiesto se il robot potrebbe essere dispiegato già oggi, Houston ha sorriso ma non ha risposto. “Spero che in qualche giorno saremo in grado di trovare qualcosa sul fondo dell’oceano che potrebbe confermare che si tratta del luogo dell’ultimo riposo del MH370″, si è limitato a dire. Intanto proseguono anche le ricerche di rottami sulla superficie dell’oceano. Quindici aerei e 14 navi stanno percorrendo una zona di 75.427 chilometri quadrati a oltre 2mila chilometri a nordovest di Perth.
La nave australiana Ocean Shield ha captato due nuovi segnali acustici compatibili con le scatole nere dell’aereo di Malaysia Airlines scomparso lo scorso 8 marzo. I nuovi segnali sono stati rilevati ieri. “Ora sono ottimista che troveremo il velivolo, o quello che ne è rimasto, in un futuro non troppo distante, ma non lo abbiamo ancora trovato perché è un compito molto impegnativo”, ha detto Angus Houston, il funzionario australiano a capo della missione mirata a ritrovare il volo MH370 nel sud dell’oceano Indiano. La Ocean Shield aveva per la prima volta rilevato un segnale sabato scorso, ma poi lo ha perso e lo ha recuperato appunto solo ieri. La nave è dotata di equipaggiamenti della marina Usa che permettono di captare i segnali acustici, i cosiddetti ping, inviati dalle due scatole nere del Boeing, ossia dal registratore dei dati di volo e dal registratore di voce della cabina di pilotaggio. Un’analisi dei segnali captati sabato, ha spiegato Houston, ha stabilito che erano suoni stabili, distinti e chiari che pulsavano in maniera costante, il che significa che erano compatibili con le scatole nere. Gli analisti, ha proseguito l’ufficiale, “hanno dunque stabilito che non si è trattato di una trasmissione di origini naturali, ma trasmessa da un particolare dispositivo elettronico”. Nonostante gli sviluppi positivi, ha avvertito Houston, non si può ancora dire che i ricercatori abbiano individuato la zona in cui si è schiantato il volo MH370. “Penso che stiamo cercando nella zona giusta, ma non sono pronto a dire o a confermare niente finché qualcuno non avrà visto il relitto”, ha dichiarato. Houston ha ammesso che i ricercatori hanno poco tempo, dato che le batterie delle scatole nere durano circa 30 giorni e ieri ricorreva un mese dalla scomparsa dell’aereo. I segnali captati ieri, ha riferito, erano infatti più deboli e brevi di quelli rilevati nel fine settimana. Captare i segnali e restringere la zona delle ricerche è fondamentale perché a quel punto sarà possibile calare sott’acqua il robot sottomarino Bluefin-21, in grado di creare una mappa sonora dell’area per stabilire dove potrebbero trovarsi i rottami. Quando gli è stato chiesto se il robot potrebbe essere dispiegato già oggi, Houston ha sorriso ma non ha risposto. “Spero che in qualche giorno saremo in grado di trovare qualcosa sul fondo dell’oceano che potrebbe confermare che si tratta del luogo dell’ultimo riposo del MH370″, si è limitato a dire. Intanto proseguono anche le ricerche di rottami sulla superficie dell’oceano. Quindici aerei e 14 navi stanno percorrendo una zona di 75.427 chilometri quadrati a oltre 2mila chilometri a nordovest di Perth.
Era l’8 febbraio scorso quando l’aereo MH370 della Malaysia Airlinesscomparve in volo, con 239 passeggeri a bordo. Un mese dopo, nell’Oceano Indiano – dove le autorità ritengono che il velivolo si sia schiantato – si continua a cercare, dopo che una nave australiana – la Ocean Shield – avevacaptato per più di due ore consecutive un segnale che potrebbe corrispondere a quello emesso dalle scatole nere di un aereo. Impulsi acustici rilevati a 500 chilometri di distanza dall’area in cui anche un’altra nave cinese aveva comunicato di aver intercettato altri segnali. Eppure per ora non è stato ritrovato nemmeno un rottame del velivolo, nonostante le decine di segnalazioni possibili. I mari continueranno ad essere setacciati, prima dell’invio di un sottomarino, per verificare se i deboli suoni rilevati dalle attrezzature presenti a bordo della nave australiana Ocean Shield corrispondano o meno alle scatole nere dell’aereo disperso.
VOLO SCOMPARSO MH370, LE RICERCHE DELLE SCATOLE NERE – Due sono di solito quelle presenti in un aereo: quella più grande (il digital flight data recorder) è necessaria per registrare tutte le principali informazioni sul volo (dalla velocità, all’altitudine, fino all’assetto e alla prestazioni dei motori, ndr), mentre l’altra è una sorta di registratore audio delle voci in cabina (il cockpit voice recorder). Come ha spiegato l’Independent, le ricerche delle scatole nere entrano adesso in una fase critica, dato che le “black box” che potrebbero svelare il mistero smetteranno presto di emettere segnali, a causa delle batterie scaricate. Già in passato era stato spiegato come, grazie a un particolare sonar inviato dagli Stati Uniti, sarà possibile individuarle ancora, ma soltanto nel caso di un passaggio ravvicinato. Ogni “black box” – in realtà di colore arancione, ndr – dispone di un dispositivo che emette segnali a ultrasuoni quando viene immerso in acqua. Ogni secondo viene inviato un segnale, che può essere rilavato utilizzando uno speciale microfono sottomarino. Ritrovare le scatole nere resta essenziale, dato che, grazie alle registrazioni delle voci in cabina delle ultime due ore di volo, molti punti interrogativi potrebbero essere risolti. Ma l’operazione potrebbe richiedere anche anni.
LE SCATOLE NERE – Nel caso del del volo Air France 447, affondato nell’Oceano Atlantico mentre si trovava nel 2009 in volo dal Brasile verso la Francia, la scatola nera venne ritrovata un anno dopo. Eppure quella ricerca fu più semplice, dato il ritrovamento di alcuni grandi resti dell’aeroplano. Al contrario, per adesso nessun rottame del Boeing 777 della Malaysia Airlines è stato recuperato. Se non verranno trovate, resterà un’incognita scoprire il motivo della scomparsa del velivolo. Così come resterà impossibile stabilire perché l’aereo abbia continuato a volare per sette ore dal momento in cui ha interrotto i contatti con la torre di controllo, con gli strumenti di comunicazione disabilitati.
LE RICERCHE – I mezzi coinvolti nelle ricerche sono ancora molti: undici aerei militari, tre aerei civili e 14 navi stanno perlustrando l’area. Lunedì scorso il ministro della Difesa della Malesia si era detto «cautamente fiducioso» sulla possibilità che i mezzi e la squadra impegnata potessero a breve comunicare novità importanti. Eppure, un mese dopo la scomparsa, le ragioni dello schianto del velivolo nell’Oceano restano ancora sconosciute.
AGGIORNAMENTO 22 Aprile 2014:
MH370: nessuna scoperta dopo la scansione con Bluefin-21 di due terzi della regione chiave 2014-04-21
La mattina del 21, il Centro di coordinamento congiunto australiano per le ricerche del volo MH370 ha annunciato che il veicolo subacqueo autonomo "Bluefin-21" che assume la missione di ricerca subacquea ha già finito la scansione di circa due terzi della superficie della regione chiave. Finora, niente è scoperto. Il 21 aprile, 10 aerei militari e 11 navi avvieranno una scansione di 49491 chilometri quadrati programmato dall'Agenzia per la Sicurezza marittima australiana. Un aereo da trasporto militare cinese, "IL-76" è il primo aereo a decollare, 5:59 ora di Pechino, dall'aeroporto internazionale di Perth. Il suo obiettivo di ricerca è a distanza di circa 1679km da Perth. Si prevede che il percorso totale è pari a circa 4042km, con una gamma di ricerca di circa 3663 chilometri quadrati.
AGGIORNAMENTO 22 Aprile 2014:
MH370: nessuna scoperta dopo la scansione con Bluefin-21 di due terzi della regione chiave 2014-04-21
La mattina del 21, il Centro di coordinamento congiunto australiano per le ricerche del volo MH370 ha annunciato che il veicolo subacqueo autonomo "Bluefin-21" che assume la missione di ricerca subacquea ha già finito la scansione di circa due terzi della superficie della regione chiave. Finora, niente è scoperto. Il 21 aprile, 10 aerei militari e 11 navi avvieranno una scansione di 49491 chilometri quadrati programmato dall'Agenzia per la Sicurezza marittima australiana. Un aereo da trasporto militare cinese, "IL-76" è il primo aereo a decollare, 5:59 ora di Pechino, dall'aeroporto internazionale di Perth. Il suo obiettivo di ricerca è a distanza di circa 1679km da Perth. Si prevede che il percorso totale è pari a circa 4042km, con una gamma di ricerca di circa 3663 chilometri quadrati.
Il governo malaysiano potrebbe decidere nei prossimi giorni di emettere certificati di morte per le 239 persone a bordo del volo MH370, di cui non si hanno tracce dall’8 marzo scorso.
Nonostante le leggi malesi impongano un cadavere per l’emissione del certificato di morte, il governo della Malaysia nei prossimi giorni potrebbe decidere di derogare a questa regola su spinta del tribunale malese, che potrebbe decretare la morte presunta degli occupanti il volo.
La decisione ha scatenato comunque le polemiche dei familiari delle vittime, che temono che la mossa sottintenda la decisione di interrompere le ricerche nonostante ad oggi non sia stata trovata nessuna traccia dell’aereo scomparso. Alcuni infatti sottolineano come senza nessuna prova del disastro ci sia ancora la remota possibilità che l’aereo sia atterrato da qualche parte e ci siano sopravvissuti.
La decisione ha scatenato comunque le polemiche dei familiari delle vittime, che temono che la mossa sottintenda la decisione di interrompere le ricerche nonostante ad oggi non sia stata trovata nessuna traccia dell’aereo scomparso. Alcuni infatti sottolineano come senza nessuna prova del disastro ci sia ancora la remota possibilità che l’aereo sia atterrato da qualche parte e ci siano sopravvissuti.