OCCHIO SULLA DEMOCRAZIA IN ASIA SUDORIENTALE, CAMPAGNA ELETTORALE IN THAILANDIA
Scritto da: Claudio Landi
I Thailandesi si preparano alle elezioni nazionali prossime venture. Le elezioni sono previste per il 23 dicembre. Sono state convocate dalla giunta al potere per dare una qualche legittimazione popolare al colpo di stato militare che, nel settembre del 2006 come ricorderete, ha rovesciato il governo costituzionale ma iperpopulistico di Thaksin Shinawatra.
Thaksin, potente e ricco magnate del settore delle telecomunicazioni della Thailandia, aveva fondato un suo personale partito, il TRT, 'I Thai amano la Thailandia', che appena presentato aveva immediatamente messo nell'angolo (grazie alle conseguenze della politica di risanamento economica messa in piedi dopo la crisi finanziaria asiatica del 92-93 partita proprio dal bath thailandese...) i partiti tradizionali del paese, tutti più o meno organizzati su basi esclusivamente clientelari e localistiche. Il TRT, in due successive elezioni, aveva conquistato inopinatamente la maggioranza assoluta di voti e seggi. Ma il magnate-primo ministro (Thaksin aveva preso subito l'incarico di capo del governo), forte del successo popolare, si era ben guardato dal risolvere il suo (immane) conflitto di interessi. Corona, elite tradizionale legata alla amatissima Dinastia reale, ceti urbani storicamente molto attenti ai diritti civili, avevano iniziato a mobilitarsi contro il regime populistico di mister Thaksin.
Il premier magnate adottò subito quella che venne definita da analisti asiatici ed americani la 'Thaksinomics', che prevedeva riforme sanitarie e sostegni finanziari ai contadini: una politica popolare messa in piedi da un governo populistico. Thaksin aveva anche messo in piedi un approccio militaristico contro la droga prima e contro l'insorgenza del Sud poi. Con conseguenze piuttosto gravi sul piano dei diritti civili.
Risultato: dopo qualche tempo, i ceti urbani si sono messi in piazza a chiedere le dimissioni del premier-magnate e la società thailandese si è spaccata. Fino a quando i militari benedetti dalla amatissima Corona non hanno deciso di mettere fine al dominio politico del primo ministro-magnate: fu il colpo di stato del settembre del 2006. Thaksin fu costretto a rimanere all'estero. Il suo personale partito è stato poi messo fuori legge dalla Corte costituzionale per violazione delle norme elettorali.
Ad agosto i thailandesi sono andati alle urne per il referendum sulla nuova Costituzione elaborata dalla giunta; a dicembre i thai sceglieranno il nuovo Parlamento. Il TRT, il personale partito di Thaksin non esiste più. Esiste però un nuovo partito erede del TRT, il Partito del potere popolare, guidato da Samak Sundaravej, che si propone di 'ridare l'onore' a Thaksin. Gli eredi di Thaksin sono uno delle due principali formazioni politiche che dovrebbero emergere da queste elezioni.
L'altra formazione politica che dovrebbe andare per la maggiore è lo storico Partito democratico, un partito moderato di impostazione neoliberale, che propone riforme economiche e un approccio pacifico alla crisi eversiva del sud del paese. Il Partito del potere popolare continua ad avere, come aveva il TRT, il sostegno delle regioni rurali centrali e nordorientali della Thailandia; il Partito democratico continua ad avere l'appoggio della metropoli, Bangkok, e dei distretti meridionali. Altre forze politiche 'minori' saranno comunque importanti: secondo gli osservatori infatti nessuno dei due partiti principali, neppure gli eredi di Thaksin, dovrebbe conquistare la maggioranza e quindi sarà comunque necessaria una coalizioni per governare il paese.