mercoledì, ottobre 26, 2011

Aggiornamento alluvione Thailandia, situazione a Phuket.

Considerando che siete in tanti in partenza per la Thailandia e che le notizie dei media spesso sono “distorte” o vengono interpretate male cerco di aggiornarvi ogni giorno dall’Isola di PHUKET!
Non tutta la Thailandia, solo PHUKET dove vivo e lavoro, della capitale vi metto gli articoli di giornale locali che sicuramente sono più veritieri di quelli in lingua Italiana.

Phuket è un isola a circa 900KM da Bangkok, qui allagamenti SONO IMPOSSIBILI!
Siamo su un’isola, se piove un paio di ore si allagano le strade ma poi defluisce tutto in mare…
Quindi chiarito questo concetto che è banale ma sembra che a qualcuno “sia scappato” qui vedete in tempo reale dalla WEBCAM il meteo su due spiagge:

KARON BEACH
http://www.marinaphuket.com/live.php

SURIN BEACH

http://twinpalms-phuket.com/catch-beach-club-webcam.html

Facebook grazie a quasi 4000 contatti degli Amici di Phuket molti dei quali sparsi in tutto il regno del Siam ci sono aggiornamenti costanti, iscrivetevi alla mia pagina:

Facebook Amici Di Phuket

collegati a facebook amicidiphuket

Direttamente da Bangkok le notizie in tempo reale (Lingua Inglese & Thai)

Ultima News:

Solo aeroporto VECCHIO è chiuso, il Don Mueang!!!
Quindi tranquilli per chi è in transito sul nuovo aeroporto per Phuket tutto regolare.


Phuket News
Floods force Nok Air to cancel Bangkok-Phuket flights

Water covering the runway at Don Mueang Airport in Bangkok has forced Nok Air to cancel all flights to Phuket. Photo: The Nation
Water covering the runway at Don Mueang Airport in Bangkok has forced Nok Air to cancel all flights to Phuket. Photo: The Nation

lunedì, ottobre 24, 2011

Non è morto solo un campione, è morta tutta la MotoGP


Ciao Sic…

Chissà perché hai fatto quella manovra strana! Ormai ti era partito il davanti dovevi lasciarla andare…
Ma come un guerriero hai lottato e sperato con gambe e ginocchia di tirarla su quella moto.
Invece è finita male, e si chiude un epoca.
Ieri in Malaysia non è morto solo un giovane campione, è morta tutta la MotoGp.
Da sempre ho la passione per i motori, sono innamorato delle corse, ma ultimo anno nelle due ruote solo SBK è riuscita un poco ad emozionarmi…

Il resto sono solo “pugnette” come avrebbe detto quel Patacca del Sic!
Senza il suo giovane talento la MotoGp già tremendamente noiosa è decisamente “inguardabile”.

Io non mi perdo un’ora a vedere Stoner partire primo ed arrivare primo senza battaglie, senza lotta, senza … Senza quel talento che stava “sbocciando”, ormai il Valentino Nazionale è da pensione, e dopo questa brutta pagina sarà la fine di un altro campione che merita riposo.
Dovizioso? Bravino? Si ma niente “guizzo”, niente campione, è uno regolare che non emoziona, è il commercialista della MotoGP
Anche il vecchio Capirossi (Siamo nati lo stesso anno) pure lui ormai ha mollato…
Insomma con la morte di SIC muore la MotoGp, ed una parte di noi motociclisti appassionati.
R.I.P.

martedì, ottobre 11, 2011

Dopo le promesse elettorali, sono arrivati i fatti...

Il Paese è il primo produttore mondiale di riso, tuttavia finora la sua mossa ha avuto un impatto relativo sui mercati internazionali – Per molti è una misura populistica, ma intanto salgono i prezzi per l'export, e quando il programma sarà a regime è probabile un’impennata dell’inflazione in molti paesi asiatici e un secco calo delle vendite di Bangkok.

Dopo le promesse elettorali, sono arrivati i fatti. Venerdì il Governo thailandese ha iniziato gli interventi a sostegno degli agricoltori del Paese comprando i primi quantitativi di riso non brillato a un prezzo di 15mila baht per tonnellata, il doppio rispetto ai valori di mercato registrati in giugno. Sui mercati internazionali, la mossa, preannunciata dal premier Yingluck Shinawatra - che su essa ha costruito la vittoria alle elezioni svolte in luglio - ha esercitato finora un impatto relativo.

Anzi, al Chicago Board of Trade il contratto sul riso unmilled ha perso proprio nelle ultime quattro settimane il 14%, allontanandosi dal record triennale di 18,17 cents per centiweight realizzato il 12 settembre. In precedenza però il future aveva corso molto, specialmente se paragonato agli altri cereali: infatti dall’inizio dell’anno fino a venerdì sera il future sul frumento ha ceduto il 24,6%, quello sul mais è sceso del 3,3%, mentre il riso ha guadagnato il 10,1%.

Quale possa essere la reazione alla mossa di Bangkok non è certo, ma qualche rafforzamento è assai probabile, in considerazione del fatto che la Thailandia è il primo esportatore mondiale di riso e che il suo governo non intende abbandonare il piano pro-farmers, a costo di rilevare l’intera produzione da adesso al febbraio prossimo. Un primo effetto sui prezzi per l’export si è già visto proprio nel fine settimana, con valori passato in poche ore da 650 a 670-680 dollari per tonnellata, mentre a fine maggio erano inferiori a 500 dollari.

Sulla carta, commentano gli analisti, è una misura populista, che favorisce il raggiungimento di un miglior tenore di vita nelle campagne thailandesi. Ma a regime il prezzo del riso esportabile salirà fino a 850 dollari per tonnellata e causerà senza dubbio un’impennata dell’inflazione in molti paesi asiatici e un secco calo delle vendite di Bangkok all’estero. Gli esportatori saranno restii a disputare il cereale, per strapparlo agli acquisti governativi, e attenderanno probabilmente di capire la destinazione finale delle derrate che verranno sottratte al mercato. Gli acquisti statali del prossimo raccolto potrebbero raggiungere i 10 milioni di tonnellate, su una produzione totale che Bangkok prevede in almeno 25 milioni di tonnellate di riso non brillato.

Il Vietnam, secondo esportatore mondiale, potrà avvantaggiarsene, come pure l’India, che potrebbe allentare i vincoli che riducono le disponibilità di riso per l’export. Invece tutta l’area dei grandi importatori, Filippine in testa, rischia un balzo dell’inflazione, se non problemi alimentari seri. Ad attenuare l’impatto sui prezzi al consumo sarà per il momento la delicata fase dell’economia mondiale, che ha limato le quotazioni di altri cereali, come si è visto per mais e frumento.

Però a Manila si guarda già alle possibili conseguenze: il riso rappresenta il 9% nel paniere locale dell’inflazione e le importazioni coprono normalmente il 17% del consumo. La sua inflazione in settembre è stata stimata al 4,8% e un incremento del 10% per i prezzi del riso porterebbe l’inflazione al 5,6%. Simile la situazione in Indonesia, dove è già stato segnalato nei giorni scorsi un casus belli: una vendita di 300mila tonnellate, già concordata in precedenza, è stata bloccata da Bangkok perché ritiene che il prezzo sia da rivedere, naturalmente al rialzo, mentre Giakarta è di tutt’altro avviso.


(Fonte: http://www.firstonline.info/home)

lunedì, ottobre 03, 2011

Una guerra dimenticata...

Link: http://www.giornalettismo.com/archives/153521/il-lago-di-sangue-dimenticato-della-thailandia/


Il sud della Thailandia è un lago di sangue. Da sette anni l’intera area è martoriata da sparatorie, bombardamenti e incendi operati dai ribelli che si oppongono alle forze di governo. Potrebbero essere tranquillamente processati per crimini di guerra, stando a quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra. Ma gli insorti che seminano morte continuano a restare nell’ombra. La loro organizzazione non ha un nome. Nè pretendono gli vengano additate le responsabilità degli attacchi. Non rilasciano mai dichiarazioni complete e dettagliate, nè per rivendicare attentati ed uccisioni, nè per avanzare richieste o comunicare i propri obiettivi. ma la violenza è sempre più intensa.

CINQUE MILA MORTI - Sono circa 5mila le persone uccise dal 2004 in quello che Amnesty International - in un rapporto pubblicato martedì scorso – definisce un vero “conflitto armato interno”. L’insurrezione contro le autorità è mossa dai militanti islamici che non gradiscono un governo prevalentemente buddista. L’esecutivo ha risposto all’offensiva con l’impiego di ben 40mila soldati nelle lote anti-insurrezionali. All’offensiva governativa – ha fatto sapere Amnesty – dal 2006 i ribelli hanno cominciato a rispondere colpendo anche la popolazione civile. “Sono crimini di guerra”, ha sentenziato Donna Guest, vice direttore di Amnesty per l’Asia e il Pacifico, in una conferenza stampa tenutasi a Bangkok. Un attentato compiuto nella città di confine Sungai Kolok due settimane fa ha ucciso sei persone e ferite 100. Alcune note lasciate sui corpi martoriati lasciano pensare ad assassini “ideologici”, ma è anche probabile che l’unico scopo delle uccisioni sia quello di seminare terrore che impedisca a chiunque di aiutare le autorità.

LA STORIA DELLA RESISTENZA - La resistenza contro il governo centrale è intensa nelle 5 regioni meridionali di Pattani, Yala, Narathiwar, Satun e Songkhla. E parte da lontano. Da quando, nel 1902, quelle zone furono annesse alla Thailandia. I musulmani malesi che costituiscono la maggioranza della popolazione dell’area hanno a lungo lamentato discriminazioni subite dallo stato thailandese. Nel 1990, tuttavia, le proteste sembravano essersi placate, e i gruppi separatisti quasi del tutto scomparsi. E’ dal 2001, da quando cioè il primo ministro Thaskin Shinawatra ha adottato una linea dura contro le piccole manifestazioni di resistenza che erano sopravvissute nelle regioni del sud, che la violenza è esplosa a livelli senza precedenti.

C’E’ ANCHE LA CRIMINALITA’ - Alle pretese dei ribelli si aggiunge l’elevato livello di criminalità della zona. per alcuni l’escalation di violenza è frutto anche della crescita delle attività criminose. “E’ irresponsabile da parte di Amnesty Internationa affermare chi i 5mila morti sono tutti causati dagli insorti”, ha affermato ad esempio Marc Askew, studioso di scienza politica all’Università di Melbourne che ha osservato il fenomeno. Secondo Askew il 30-405 degli attacchi sono frutto della criminalità e di attività di contrabbando. Per il colonnello Parinya Chaitilok, uno dei portavoce dell’esercito thailandese, addirittura solo il 20% delle violenze sono opera di insorti. “Di solito non attaccano i civili, attaccano noi”, dice il militare.

IL GOVERNO RISPONDE - Qualunque sia l’entità dellle aggressioni dei ribelli, le autorità non semrbano disposte a farsi intimorire. La recente nomina da parte del governo di un generale in pensione che fu responsabile del bombardamento di una moschea nella zona meridionale nel 2004, è il segnale che l’amministrazione tra assumendo sta reagendo senza fare sconti agli insorti. Mentre il bilancio delle vittime continua a salire.

Condividi questo articolo sui vari Network
Bookmark and Share