mercoledì, marzo 28, 2012

Una Donna Thailandese

occhi Una Donna Thailandese

Una donna thailandese

Kim è piccola, esile, leggera, longilinea. Ha i seni piccoli e la vita stretta. Al centro del suo viso di pelle ambrata e luminosa ci sono due occhi neri da bambina e un naso minuto e delicato.

Kim parla molto, ascolta poco e cambia umore ad ogni cinguettio di passerotto.

Kim fa sempre quello che pensa sia il suo dovere, o almeno cosi dice.

Per Kim “fare il proprio dovere” significa fare ciò che società, genitori, scuola, monaci e tutti le persone autorevoli le hanno insegnato essere giusto e doveroso.

Kim e’ timorata di dio (o meglio, degli dei, degli spiriti e dei fantasmi). In casa ha molte foto e statuette alle quali porge incensi, cibo e bevande la mattina e la sera. Spesso, Kim parla con questi oggetti e ci si inginocchia davanti.

Una volta Kim ha anche visto un fantasma. E questo fatto ne prova l’esistenza, mi spiega. Successe a casa dei genitori, “una casa vecchia” e dunque più soggetta ad incursioni di fantasmi e spiriti. Era sera, Kim era in sala, sola, quando ha visto una donna anziana vestita di nero con la faccia pallidissima da morta e lunghi capelli bianchi attaccata al soffitto come un ragno. Kim ha gridato e il fantasma della vecchia e’ scomparso, volatilizzato, come un sogno che scompare quando ci si sveglia di soprassalto. Poi il padre e’ arrivato con un grosso talismano del Buddha e ha fatto gli scongiuri. Poi e’ arrivata anche una vicina, esperta in fantasmi, spiriti, spettri, magia, religioni, oroscopi e diavolerie varie, che ha confermato che in casa non c’era più nessuna presenza. Nessuno ha più rivisto il fantasma della vecchia. Ma certo Kim si e’ presa una bella paura.

Kim è della generazione delle donne di Bangkok cresciute per fare carriera e ha svolto la sua missione fino in fondo. Oggi si ritiene una “donna di successo” e questo le dona molta autostima.

Kim non ha bisogno di nulla in particolare, ha un buon lavoro con la Siam Bank, un appartamento (anche se sta ancora pagando le rate), piccoli cani domestici, molte bambole di Hello Kitty, due televisori (in una casa con 1 bagno, 1 soggiorno e 1 camera), dozzine di paia di scarpe, riviste con più foto che parole (tipo Oggi, TV Sorrisi e Canzoni o Cioè), iPhone, iPod, vestiti identici a quelli delle pubblicità che inondano le televisioni e le strade di Bangkok, una mezza dozzina di pettini di forme e colori differenti e una serie pressoché infinita di creme per sbiancare la pelle. Non ci sono libri, a casa di Kim.

Kim e’ una piccola borghese thailandese come mille altre. E’ nata e cresciuta a Bangkok, disprezza i bufali dell’Isan e si considera fieramente monarchica e, dunque, “odia” chi non ama il Sovrano, perché senza di Lui per la Thailandia sarebbe la catastrofe.

Kim e’ totalmente acritica nei confronti del sistema socio-politico in cui si trova a vivere, ed e’ anche indifferente riguardo a tutto ciò che non la riguarda più o meno direttamente. Il suo marcato conformismo la porta ad essere decisamente incosciente riguardo ai rapporti tra individuo e società.

Ma tutto questo non e’ importante, mi spiega Kim, che invece ci tiene a farmi sapere di essere innamorata di un ragazzo che gioca a pallone per una squadra di calcio inglese e che, credo, sia molto famoso.

Ma questo amore e’ solo un sogno, e Kim lo sa. In realtà, Kim cerca solamente un uomo buono che stia con lei, che le voglia bene, qualcuno di cui fidarsi e con cui andare a cena al ristorante, al cinema a vedere le commedie hollywoodiane e in vacanza al mare e in montagna.

Kim non ama la tradizione poligamica thailandese: vuole che questo uomo non dorma con altre donne. E nemmeno le guardi, se possibile. E, ovviamente, che le dia dei figli. Possibilmente ne pochi ne troppi. Ne gradirebbe due.

Kim cerca un marito occidentale, perché ”gli uomini thailandesi non sono buoni, bevono troppo” e perché lei sogna dei figli con la pelle chiara e gli occhi colorati.

Parlami di te, dimmi cosa fai, cosa ti piace, voglio conoscerti meglio,” mi ha chiesto.

Io faccio questo e quest’altro, studio questo e quest’altro,” le ho risposto.

Interessante!” mi risponde, sorprendendomi.

Perbacco, veramente ti interessa?

Lei: “No, no, intendevo, tu sei una persona interessante. Ovviamente, io trovo quello che fai e le cose che studi molto noiose.

Ma quali sono le cose “divertenti”, per Kim?

La cosa più divertente e soddisfacente in assoluto, dice Kim, e’ il settimanale pellegrinaggio nei templi del Consumismo: i centri commerciali. Come regola, lei ci passa tutti i fine settimana, ed e’ felice. Si sente, almeno in parte, realizzata.

Per fare questa operazione vitale per il sistema capitalistico/consumistico – spendere i soldi guadagnati lavorando in oggetti dei quali potresti fare a meno - Kim sa di aver sacrificato 15 anni di vita: “ho lavorato sodo, il mio unico svago e’ stato lo shopping, non ho avuto tempo da investire in una relazione seria, ne per viaggiare e fare altre cose che avrei voluto fare. Ma ora voglio farlo. Voglio essere veramente felice. Sara’ troppo tardi?”

Non e’ mai troppo tardi per essere felici, Kim. La vita e’ breve, ed i tuoi fantasmi possono essere in agguato ad ogni angolo. Buona fortuna, e buon divertimento.

Link al Blog di Alessio http://networkedblogs.com/vD5bZ


martedì, marzo 20, 2012

Problema benzina in Thailandia

La vignetta comparsa oggi sul Bangkok Post, quotidiano in lingua inglese della capitale thailandese, è una delle più malinconicamente sarcastiche ed efficaci comparse sulla stampa asiatica di questi mesi.

vignetta inquinamento bkk post

Nel disegno, sulle due nuvole nere di smog provocato da benzine poco raffinate e auto che in Europa non passerebbero mai un test di revisione, c’è scritto il prezzo dell’ultimo aumento: 41,50 baht (un euro e qualche centesimo) per la benzina e 32,33 per il diesel. Il vignettista non solo rimarca con ironia il fatto che a prezzi diversi si produce in fondo la stessa quantità di scarichi chimici, ma che i cittadini con problemi respiratori alla guida delle auto stanno di fatto pagando un alto prezzo, incluse le tasse, per essere asfissiati.

La satira ovviamente esagera con i paradossi presi a spunto dai fatti di cronaca. Ma in Thailandia, soprattutto tra chi viene colpito duramente nel bilancio familiare dall’aumento dei prezzi, la preoccupazione principale è quella di come trovare i soldi per continuare a usare l’auto, magari vecchissima, magari necessaria per il proprio business. Pochi si preoccupano di quanto aumenterà l’inquinamento atmosferico, e delle conseguenze per la salute di ciascuno. Cambiare l’auto o anche solo il carburatore costa spesso una cifra eccessiva per chi guadagna una media di 10mila baht, 250 euro al mese, e sono statisticamente tra i più fortunati rispetto a chi non supera i 5, 6mila baht, una grande maggioranza.
Il problema non è chiaramente solo della Thailandia e dell’Asia, dove tra Cina e India viaggia il maggior numero di veicoli inquinanti al mondo. Ma tra il nord della Thailandia, il Myanmar e il Laos si registra un altro fenomeno sempre più preoccupante: molti contadini, che appartengono in genere ad antiche tribù delle minoranze etniche, praticano da sempre la tecnica del “taglia e brucia”, e mandano in fumo specialmente durante la stagione secca (tra gennaio e maggio) il sottobosco, per “ripulire” il terreno e prepararlo al prossimo raccolto. Le fiamme sprigionate di conseguenza si addensano sui cieli privi di confini e invadono tutti questi tre Paesi, costringendo spesso a chiudere addirittura gli aeroporti e a sconsigliare bambini e anziani di uscire all’aperto, per colpa delle pesanti particelle sospese nell’aria e dannose per i polmoni.
fuochi sud est
I
mmagine satellitare ripresa nel 2007 dei fuochi sprigionati nel Sud Est asiatico dalla ripulitura del sottobosco

A proposito della benzina, invece, c’è un’altra fonte di inquinamento “derivata” da esigenze energetiche che non viene sempre citata dalle statistiche, ma contribuisce in maniera determinante a rendere l’aria irrespirabile in parecchi cieli d’Oriente. Da molti anni ha preso piede l’affare di estrarre carburante dall’olio di palma o da altre piante come la Jatropha. Lo chiamano biodiesel, ma in realtà l’uso della parola “biologico” mal s’addice al disastro ambientale prodotto. Per coltivare questi alberi, infatti, si bruciano spesso le foreste pluviali ben più ricche d’ossigeno, distruggendo il polmone verde dell’Est, soprattutto nell’arcipelago indonesiano. Quando ad andare in fumo sono i boschi del Borneo, delle Sulawesi, di Sumatra, le nubi prodotte si espandono fino in Malesia (a sua volta deforestata per lasciare psoto all’olio di palma), a Singapore, nel sud della Thailandia.
Negli anni ’80 – secondo l’Osservatorio Globale delle Foreste – nell’arcipelago indonesiano bruciava una media di 1 milione di ettari di foreste l’anno, con un aumento della media a 1.7 milioni all’inizio degli anni ‘90. Dal 1996 però si è raggiunto e superato il tetto dei 2 milioni di ettari, così che nell’ultimo mezzo secolo sono andati persi in questa Amazzonia d’Oriente quasi il 50 per cento dei boschi.

lunedì, marzo 19, 2012

Menti pensanti esistono anche in Thailandia.

Oggi ho aperto la mail e ho letto queste righe che mi hanno fatto sentire meno solo!
Di solito su facebook pubblico le "mail cazzate", domande assurde sulla Thailandia o semplicemente una "distorsione della realtà" che colpisce molti viaggiatori e residenti.
Mi fa un enorme piacere vedere che esistono altre "menti pensanti" meno abbagliate dal "paese dei balocchi ad ogni costo".
Capico gli articoli della stampa Italiana che fomentano la fantasia popolare sul "mollare tutto e scappare" vivendo con la minima da RE, capisco anche i giovani che vedono il sogno dell'impresa a basso costo tanta resa, capisco pure i "morti di figa" che esaltano le doti delle giovani siamesi, ma sinceramente quanto dura?!
Caspita dopo qualche mese, anno, non ci si accorge di come veramente è il mondo che ti circonda?
Forse la pura che non esista veramente il paese dei Balocchi, forse il voler svendere il sogno e salvare il salvabile ci fa diventare "Italiani in fuga dalla realtà"?
W quelli che hanno la coscienza e la consapevolezza che dire la verità salva animo e ci aiuta a vivere meglio la realtà delle cose!


Da: ________
Data: 17/03/2012 7.40.35
Oggetto: Articolo su Italiani in fuga.- del luglio 2009.




Bangkok, 17 marzo 2012

Caro Martino,

sono italiano e vivo a Bangkok da due anni. Ho anche vissuto un anno in Cina e, negli anni '80, 5 anni in Sudafrica. Nonho fatto altro che viaggiare, in tuta la mia vita. In tutto il mondo.

Le faccio i miei complimenti per la concretezza, la verità ed il pragmatismo di quello che ha scritto. La Tailandia come è, non come vorremmo che fosse. Non ho mai capito quale perversione animi quelli che vogliono dare una visione del Paese simile al Paese dei Balocchi di Pinocchio. Assolutamente corretto quello che Lei ha detto su alloggio e cibo. Vivere con 350 Euro, ma dove, quando? Non ha nemmeno rigirato il coltello nella piaga dissertando su costi della sanità e certi aspetti della sicurezza che sfuggono a lungo ai nuovi immigrati o ai turisti, accecati dagli abbaglianti sorrisi Thai.

E' vero che sono - in media - gentili ed educati. Ad una donna incinta, un vecchio, una donna con bambini piccoli, viene immediatamente ceduto un posto a sedere. Questo è un valore dei miei tempi; ho 62 anni.

E' vero che se si impara a non spazientirsi mai, a non alzare la voce, si è anche ragionevolmente sicuri. Ma se si sgarra si rischia moltissimo. Io comunque ci vivo, mangio Thai, ma spendo sui 350 - 500 Bath per mangiare bene (Sukumvit, Bangkok). Io spendo 1.800 Euro, pago 20.000 THB di fitto e 2.00 THB tra elettricità ed acqua. Non ho vizi, praticamente. Faccio la spesa a Villa Market, stupidamente, Tesco è più economico, ma Villa è più comoda. Ma bevo la Minerè, non la San Pellegrino. E sono astemio.

E' vero che gli appartamenti hanno porte d'ingresso che in Italia sarebbero utilizzate per le camere, è vero che ad un mio amico, in dodici anni, hanno rubato il casco della moto, solo una volta (lo lasciava sempre sulla moto). Ma io ho paura della polizia senza aver fatto (o intenzione di fare) assolutamente niente di illegale.

E' anche vero che di amici Thai se ne fanno pochissimi, anzi nessuno. Del resto sono i Thai stessi a definire la propria società come una elefante. La testa sono gli uomini, ma le gambe sono le donne. Sono loro il motore di questo Paese. A me gli uomini sembrano un po' butterfly, come vengono, giustamente, definiti dalle proprie donne.

L'alta borghesia ci snobba e, devo dire, ha anche motivo di farlo, visto quello che si vede in giro, la vera white trash. Per il proletariato siamo ATM su gambe, ed è comprensibile, anche se difficilmente accettabile. E' patetico, infine, il giudizio sui facili costumi delle indigene. Sentenze sputate da vecchi (come me) che pretenderebbero anche che una ragazza di vent'anni vada con loro per amore. Poveri pazzi. Avessero almeno l'onestà intellettuale, la consapevolezza che il loro rapporto con le donne è mercenario. No, loro vogliono "sognare". Peccato che i risvegli siano sempre traumatici.

Ricordo un Thai ricco che, per benevolenza interessata, allora lavoravo e potevo fargli comodo, mi consigliò - giustamente - di stare attento alle ragazze che parlavano troppo bene inglese, ma che non svolgevano attività lavorative che giustificasse questa abilità (Leggi: non farti spennare come tutti). Allo stesso tempo, gentilmente, mi disse che potevo prendermi una moglie che si curasse di me, in prospettiva nel tempo, che non fosse troppo giovane (giusto), magari sui 35 anni (è pazzo, è troppo giovane) e che fosse obbediente!

Io non sono mai stato femminista, ma certamente se desidero qualcosa di obbediente mi compro un border collie. Comunque non credo, tranne che in casi rarissimi, nel successo delle coppie miste. Con tutto il rispetto per chi ci crede e che magari ha anche, come mi sembra abbia Lei, dei bellissimi bambini. I valori sono diversi, per i farang è dura accettare il concetto che sposando una donna Thai ci si debba fare carico, almeno in certi limiti, anche della famiglia di lei. Le distanze culturali sono siderali. Ridono per cose che a noi non strappano nemmeno un sorriso. Noi italiani avremmo molte più affinità con i cinesi, dei quali condividiamo il senso dell'indipendenza mentale (quasi anarchica) e l'amore per la famiglia, almeno nella mia generazione, adesso sta scomparendo. I tedeschi possono trovare punti di contatto coni Giapponesi.

Comunque mi sono vergognato spesso di essere un caucasico. Il fatto che la quasi totalità dei farang abbia un infimo livello di scolarizzazione non li assolve dalla colpa della stupidità pura. Fortunatamente peggio degli italiani ci sono anche altre provenienze farang. Inoltre per comprendere un popolo (o un essere umano) bisogna fare un piccolo sforzo culturale e di immedesimazione. Qui la bigamia è stata abolita negli anni trenta. Non hanno avuto il cristianesimo ed il Romanticismo, come movimento culturale. Il sesso non è una fissazione, non è la mela proibita. Quanti Europei vengono a Pattaya ed a Bangkok e tranciano giudizi di massa sulle virtù delle donne Thai. Eppure noi italiani ci secchiamo quando i cliché vengono appiccicati addosso a noi: Mafia, spaghetti, mandolini, latin lover, mamma, 'O Sole Mio.

Sono, secondo me, esageratamente orgogliosi del fatto di non essere mai stati colonizzati. Secondo il mio modesto parere è accaduto solo perché i colonizzatori di allora, olandesi e portoghesi prima, poi inglesi e francesi, hanno trovato più sfruttabili altri Paesi, non che si siano spaventati. Ricordiamoci che gli Olandesi hanno conquistato l' Indonesia.

L' Italia è forse stato il Paese più dominato del mondo, certamente da culture tanto diverse, tanto che non è vero che l'Italia sia nata nel 1861, dopo Porta Pia, ma il primo regno di Italia (dopo Roma, ovviamente) fu quello di Odoacre, che era germanico orientale e che regnò intorno al 500 dopo Cristo. Ma ancora prima ci furono i greci e dopo tanti, quasi tutti, spagnoli, francesi, austriaci. La nostra cultura se ne è arricchita enormemente. Con gli attuali flussi si esagera, ma lasciamo perdere. Sto divagando.

Mi scuso, ma la Sua è stata la sola voce solista che si è staccata da un coro di banalità, di approssimazione, peraltro falsa che mi tocca sentire o leggere abbastanza spesso. Troppo spesso.

Ancora complimenti per la verità, un'abitudine pericolosa, ma appassionante, per essere considerati pazzi basta gridarla, la verità,

Cordialmente,

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