Una Donna Thailandese
Kim è piccola, esile, leggera, longilinea. Ha i seni piccoli e la vita stretta. Al centro del suo viso di pelle ambrata e luminosa ci sono due occhi neri da bambina e un naso minuto e delicato.
Kim parla molto, ascolta poco e cambia umore ad ogni cinguettio di passerotto.
Kim fa sempre quello che pensa sia il suo dovere, o almeno cosi dice.
Per Kim “fare il proprio dovere” significa fare ciò che società, genitori, scuola, monaci e tutti le persone autorevoli le hanno insegnato essere giusto e doveroso.
Kim e’ timorata di dio (o meglio, degli dei, degli spiriti e dei fantasmi). In casa ha molte foto e statuette alle quali porge incensi, cibo e bevande la mattina e la sera. Spesso, Kim parla con questi oggetti e ci si inginocchia davanti.
Una volta Kim ha anche visto un fantasma. E questo fatto ne prova l’esistenza, mi spiega. Successe a casa dei genitori, “una casa vecchia” e dunque più soggetta ad incursioni di fantasmi e spiriti. Era sera, Kim era in sala, sola, quando ha visto una donna anziana vestita di nero con la faccia pallidissima da morta e lunghi capelli bianchi attaccata al soffitto come un ragno. Kim ha gridato e il fantasma della vecchia e’ scomparso, volatilizzato, come un sogno che scompare quando ci si sveglia di soprassalto. Poi il padre e’ arrivato con un grosso talismano del Buddha e ha fatto gli scongiuri. Poi e’ arrivata anche una vicina, esperta in fantasmi, spiriti, spettri, magia, religioni, oroscopi e diavolerie varie, che ha confermato che in casa non c’era più nessuna presenza. Nessuno ha più rivisto il fantasma della vecchia. Ma certo Kim si e’ presa una bella paura.
Kim è della generazione delle donne di Bangkok cresciute per fare carriera e ha svolto la sua missione fino in fondo. Oggi si ritiene una “donna di successo” e questo le dona molta autostima.
Kim non ha bisogno di nulla in particolare, ha un buon lavoro con la Siam Bank, un appartamento (anche se sta ancora pagando le rate), piccoli cani domestici, molte bambole di Hello Kitty, due televisori (in una casa con 1 bagno, 1 soggiorno e 1 camera), dozzine di paia di scarpe, riviste con più foto che parole (tipo Oggi, TV Sorrisi e Canzoni o Cioè), iPhone, iPod, vestiti identici a quelli delle pubblicità che inondano le televisioni e le strade di Bangkok, una mezza dozzina di pettini di forme e colori differenti e una serie pressoché infinita di creme per sbiancare la pelle. Non ci sono libri, a casa di Kim.
Kim e’ una piccola borghese thailandese come mille altre. E’ nata e cresciuta a Bangkok, disprezza i bufali dell’Isan e si considera fieramente monarchica e, dunque, “odia” chi non ama il Sovrano, perché senza di Lui per la Thailandia sarebbe la catastrofe.
Kim e’ totalmente acritica nei confronti del sistema socio-politico in cui si trova a vivere, ed e’ anche indifferente riguardo a tutto ciò che non la riguarda più o meno direttamente. Il suo marcato conformismo la porta ad essere decisamente incosciente riguardo ai rapporti tra individuo e società.
Ma tutto questo non e’ importante, mi spiega Kim, che invece ci tiene a farmi sapere di essere innamorata di un ragazzo che gioca a pallone per una squadra di calcio inglese e che, credo, sia molto famoso.
Ma questo amore e’ solo un sogno, e Kim lo sa. In realtà, Kim cerca solamente un uomo buono che stia con lei, che le voglia bene, qualcuno di cui fidarsi e con cui andare a cena al ristorante, al cinema a vedere le commedie hollywoodiane e in vacanza al mare e in montagna.
Kim non ama la tradizione poligamica thailandese: vuole che questo uomo non dorma con altre donne. E nemmeno le guardi, se possibile. E, ovviamente, che le dia dei figli. Possibilmente ne pochi ne troppi. Ne gradirebbe due.
Kim cerca un marito occidentale, perché ”gli uomini thailandesi non sono buoni, bevono troppo” e perché lei sogna dei figli con la pelle chiara e gli occhi colorati.
“Parlami di te, dimmi cosa fai, cosa ti piace, voglio conoscerti meglio,” mi ha chiesto.
“Io faccio questo e quest’altro, studio questo e quest’altro,” le ho risposto.
“Interessante!” mi risponde, sorprendendomi.
“Perbacco, veramente ti interessa?“
Lei: “No, no, intendevo, tu sei una persona interessante. Ovviamente, io trovo quello che fai e le cose che studi molto noiose.“
Ma quali sono le cose “divertenti”, per Kim?
La cosa più divertente e soddisfacente in assoluto, dice Kim, e’ il settimanale pellegrinaggio nei templi del Consumismo: i centri commerciali. Come regola, lei ci passa tutti i fine settimana, ed e’ felice. Si sente, almeno in parte, realizzata.
Per fare questa operazione vitale per il sistema capitalistico/consumistico – spendere i soldi guadagnati lavorando in oggetti dei quali potresti fare a meno - Kim sa di aver sacrificato 15 anni di vita: “ho lavorato sodo, il mio unico svago e’ stato lo shopping, non ho avuto tempo da investire in una relazione seria, ne per viaggiare e fare altre cose che avrei voluto fare. Ma ora voglio farlo. Voglio essere veramente felice. Sara’ troppo tardi?”
Non e’ mai troppo tardi per essere felici, Kim. La vita e’ breve, ed i tuoi fantasmi possono essere in agguato ad ogni angolo. Buona fortuna, e buon divertimento.
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