venerdì, settembre 14, 2007

Asia, cresce il business del turismo ospedaliero.


Fonte: http://blog.panorama.it/

Secondo il New Strait Times di Kuala Lumpur, ogni anno più di un milione e trecentomila turisti provenienti dall’Asia, dall’Europa e dagli Stati Uniti volano a Singapore, in Thailandia e in Malaysia per sottoporsi a trattamenti medici di ogni tipo. Le ragioni sono diverse: se gli asiatici si spostano per la mancanza di fiducia nelle strutture ospedaliere dei loro paesi, americani ed europei mettono in evidenza la convenienza economica di trattamenti impeccabili e i ridotti tempi di attesa.

Anno dopo anno, il turismo ospedaliero in Asia si trasforma in un’attività sempre più redditizia: se oggi alimenta un giro d’affari di oltre 360 milioni di euro, le previsioni per il 2012 parlano di circa tre miliardi di euro. In termini di numero di pazienti accolti, Singapore vorrebbe passare dai 400 mila del 2006 al milione nel 2012. Più ambiziosa Bangkok: partendo da una base di 1,25 milioni nel 2005, punta al raddoppio entro il 2010.

Ma fino a che punto vi è convenienza economica? I risultati di uno studio condotto dal gruppo australiano Macquarie aiutano a capire i termini del problema. Se un’operazione di bypass al cuore costa circa 8.800 euro a Bangkok, a Singapore se ne spendono 14.600. Tuttavia, sono cifre neppure lontanamente paragonabili alla media americana di 110 mila euro. Ed è proprio grazie a queste differenze che i costi relativi al trasporto e alla permanenza in un paese straniero, seppure alti, non disincentivano i pazienti a volare in Asia.

Il boom del turismo ospedaliero ha poi spinto gruppi come il Bumrungrad Hospital di Bangkok e il Parkway Holding di Singapore a considerare l’ipotesi di aprire nuove cliniche in tutto il continente, Cina e India comprese, per bruciare la concorrenza regionale. Resta invece più difficile prevedere se, prima o poi, gli stessi gruppi sbarcheranno anche in Occidente.

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