Tratto da: http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net
Considerazione Personale: Prima di intraprendere un viaggio in Thailandia ricordate di stipulare una assicurazione personale e sanitaria!
LA STORIA
Ricoverato d'urgenza in Thailandia
I familiari: "Non lo lasciano partire"
Sono disperati i familiari di Emilio Mattioli, 64 anni, ricoverato in ospedale a Bangkok dopo aver rischiato la vita per colpa di un osso di pollo. I medici gli hanno anche diagnosticato un tumore. "Il nostro parente è bloccato, non lo fanno rimpatriare, nella totale indifferenza di Farnesina e ambasciata". L'uomo non ha i soldi per pagare le notevolissime spese sanitarie
Reggio Emilia, 30 gennaio 2008 - «Per me è un sequestro, questo è come un sequestro». Sono disperate, Isabella e Monica, figlia e nipote di Emilio Mattioli. Il loro familiare si trova in un ospedale privato di Bangkok, capitale della Thailandia, e «il problema è che non ce lo fanno rimpatriare. Tutti i medici, qui in Italia, ci dicono che deve tornare a casa, ma là non ci aiutano». Una storia sconvolgente, una storia di soldi a palate che costa quell’ospedale asiatico (mille euro al giorno, dicono) e di soldi che non ci sono, spese che la famiglia di Mattioli - gente che vive onestamente e modestamente, non nel lusso - non è in grado di affrontare. Ed ecco scoppiare la polemica. La figlia e la nipote di Mattioli accusano di «indifferenza» il ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana. La situazione è precipitata in queste ultime ore: non si riesce a organizzare il viaggio aereo per il ritorno in Italia.
Emilio Mattioli, 60 anni, artigiano specializzato in lavori di elettricità e manutenzione, abita in via Nino Bixio in città e convive con Ailin, una donna thailandese di 35 anni impiegata a Reggio in un’impresa di pulizie. Mattioli e la compagna sono partiti per la Thailandia il 10 gennaio. Un periodo di ferie motivato dalla volontà della donna di abbracciare i familiari che abitano in un paese delle campagne thailandesi. Ma pochi giorni dopo l’arrivo in Thailandia, Mattioli è stato operato d’urgenza per un’occlusione provocata da un osso di pollo. E a questo punto la situazione si è fatta sconvolgente. Spiega la figlia Isabella, che abita a Bologna: «Se noi non paghiamo, mio padre resta in ospedale e gli creano problemi per il rientro. Un medico infatti deve fare il certificato perchè lui possa volare su un aereo di linea. Là vogliono che ci procuriamo un aereo ambulanza con assistenza in volo. La cifra più bassa che mi è stata proposta stamattina è 40 mila euro. Ma noi siamo degli operai».
E cosa fa il ministero degli Esteri di fronte a questa emergenza? «Alla Farnesina - risponde la figlia - ci è stato consigliato di chiedere alla nostra prefettura: dobbiamo dire che non abbiamo soldi e che facciano qualcosa loro. Stamattina l’ambasciata mi ha telefonato sollecitandomi a pagare l’ospedale. Noi abbiamo già inviato dei soldi, saremo rimborsati e pagheremo poi, ma dall’ospedale non sono disposti ad anticipare il denaro e non accettano garanzie». E neppure sono disposti a dimettere Mattioli trasferendolo in un ospedale pubblico. Intanto le condizioni, dopo l’intervento, restano delicate. E al momento non si intravvede una schiarita all’orizzonte.