BANGKOK - L'atteso compromesso non è arrivato. Tra le "camicie rosse" thailandesi e il governo di Abhisit Vejjajiva, però, il dialogo è ormai avviato: il primo ministro ha incontrato oggi per la prima volta - in un colloquio trasmesso in diretta a reti unificate - i tre maggiori leader del movimento fedele all'ex premier Thaksin Shinawatra, in piazza da 17 giorni a Bangkok per chiedere nuove elezioni. La discussione si è conclusa con un nulla di fatto, ma una nuova tornata di negoziati è stata fissata per domani sera.
L'incontro, durato tre ore, si è svolto in un'atmosfera amichevole, ma le parti sono rimaste ferme sulle rispettive posizioni: Abhisit - salito al potere grazie a un ribaltone parlamentare - si è detto disposto a sciogliere il Parlamento, ma solo dopo aver emendato la Costituzione introdotta dai militari dopo il colpo di stato che nel 2006 depose Thaksin; i "rossi" esigono invece elezioni immediate, assicurando di frenare le loro proteste nell'eventuale campagna elettorale e promettendo di riconoscere qualsiasi risultato.
Il Paese dovrà comunque andare alle urne a fine 2011, e diversi commentatori ipotizzano un accordo per anticiparle di un anno. Abhisit ha già fatto capire di non escludere tale ipotesi. Ma la figura di Thaksin - mai menzionato oggi - aleggia sul negoziato: il magnate, condannato in contumacia a due anni per corruzione, è amato dalle classi medio-basse e visto come un manovratore di masse dall'elite, che ne teme il ritorno in patria. Sebbene affermino di battersi per una Thailandia più giusta, i leader dei "rossi" non sembrano disposti ad accettare la definitiva scomparsa dalla politica dell'uomo che ispira - e finanzia, secondo molti osservatori - la loro protesta. Le attuali manifestazioni, va ricordato, sono state organizzate subito dopo la sentenza della Corte suprema che ha confiscato un miliardo di euro del patrimonio dell'ex premier. Decine di migliaia di manifestanti continuano, intanto, il loro bivacco nella parte storica di Bangkok, incoraggiati dall'aver costretto alle trattative un governo inizialmente irremovibile. Le dimostrazioni rimangono pacifiche, ma negli ultimi giorni una serie di esplosioni non rivendicate - l'ultima si è verificata oggi all'alba nel complesso militare che ospita Abhisit, ferendo quattro soldati - hanno alzato il livello della tensione.