lunedì, aprile 20, 2009

Un ulteriore "punto di vista" sull'attuale crisi politica.

Giles Ji Ungpakorn è professore e scrittore thailandese che in Febbraio s’è trasferito in Inghilterra dopo essere stato accusato di lesa maestà ai sensi del codice penale, che proibisce questo tipo di critiche.

http://wdpress.blog.co.uk
Fonte: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2009/apr/13/thailand-human-rights

Ciò che stiamo osservando in Thailandia dalla fine del 2005 è una lotta di classe crescente tra i poveri e le vecchie élites. Non è, naturalmente, una lotta di classe in senso stretto. Nel passato, grazie al vuoto a sinistra, politici milionari e populisti come Thaksin Shinawatra sono riusciti ad imporsi sui poveri. I poveri, di città e di campagna, che sono la maggioranza dell’elettorato, sono le “camicie rosse”.
Esigono il loro diritto ad avere un governo eletto democraticamente. Cominciarono come sostenitori passivi del governo di Thaksin, il Thai Rak Thai, ma subito formarono un nuovo movimento cittadino chiamato Democrazia Vera. Per loro la democrazia vera significa la fine della lungamente accettata e silente dittatura della giunta militare e di palazzo. Tale situazione ha permesso ai generali, ai consiglieri del Re in consesso privato ed alle élites conservatrici di agire ai limiti della Costituzione. Dal 2006, queste élites hanno attentato spudoratamente contro i risultati elettorali grazie ad un golpe militare, all’uso dei tribunali per sciogliere il partito di Thaksin in due occasioni, ed al sostegno alla violenza di strada delle “camicie gialle” monarchiche. Il Partito Democratico attuale sta al governo grazie all’esercito.

Molti membri del movimento delle camicie rosse appoggiano Thaksin, e con buone ragioni: il suo governo ha messo in pratica diverse politiche avanzate a beneficio dei poveri, come la creazione del primo sistema sanitario universale di Thailandia. Tuttavia, le “camicie rosse” non sono affatto marionette di Thaksin; esse si stanno autoorganizzando in gruppi collettivi e molti di loro mostrano la frustrazione per gli errori della guida progressista di Thaksin, in particolare per la sua insistenza nella “lealtà” alla corona. Il movimento repubblicano sta crescendo.

Molti tailandesi di sinistra, come me, non appoggiano Thaksin. Ci opponiamo alle sue violazioni dei diritti umani. Al contrario stiamo con il movimento cittadino per la democrazia vera. Le “camicie gialle” sono conservatori monarchici, alcuni con tendenze fasciste. I loro guardaspalle portano ed usano armi da fuoco. Appoggiarono il golpe di Stato del 2006, distrussero il palazzo del governo e l’anno scorso bloccarono gli aeroporti internazionali. Venivano protetti dall’esercito. Per questo i soldati non sparano mai contro di loro.

Per questo l’attuale primo ministro thailandese, educato ad Oxford, non ha mai detto nulla per condannarli. Ecco perché alla fine ne nominò alcuni Ministri.

Le “camicie gialle” pretendono di ridurre il diritto al voto dell’elettorato per proteggere le élites conservatrici e le “brutte vecchie maniere” per governare la Thailandia. Propongono un “nuovo ordine” dittatoriale, che permetta al popolo di votare, ma non ai parlamentari e ai pubblici ufficiali di essere eletti. Hanno l’appoggio dei mezzi di comunicazione convenzionali thailandesi, della maggior parte dei professori della classe media e dei leader delle ONG. Per comprendere e giudicare i violenti eventi che colpiscono la Thailandia, è necessario avere una conoscenza ed una panoramica della storia del paese. La panoramica è necessaria per poter distinguere tra arrecare danno alla proprietà e ferire o uccidere le persone. La conoscenza storica aiuta a spiegare perché i cittadini conosciuti come “camicie rosse” ora esprimono la loro rabbia. Hanno dovuto sopportare la sferza militare, la privazione reiterata dei loro diritti democratici, continui atti di violenza ed insulti per parte dei mezzi di comunicazione convenzionali e della comunità accademica.

La posta in gioco è alta. Qualunque compromesso è esposto all’instabilità. Le vecchie élites pensano di negoziare con Thaksin per impedire che le camicie rosse divengano completamente repubblicane. Però, qualunque cosa accada, la società tailandese non può tornare indietro.

Le “camicie rosse” rappresentano milioni di thailandesi stanchi delle ingerenze militari e monarchiche nella vita politica. Come minimo desiderano una monarchia costituzionale apolitica.
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