Dopo 4 mesi ritornano a manifestare i sostenitori dell'ex premier condannato in contumacia per conflitto d'interessi e corruzione
Cinque milioni di firme per chiedere il perdono reale per il loro ex primo ministro Thaksin Shinawatra. E' quanto riportato nel documento presentato ieri a Bangkok durante il maxi radundo dei sostenitori del politico in esilio, la prima manifestazione dopo i disordini di aprile. Trentamila "camice rosse" hanno ricordato che la Tailandia è sempre più divisa e che ciò sta alimentando la violenza della gente nelle piazze. Al popolo rosso pro-Thaksin, formato prevalentemente da contatini poveri del nord e nord-est del Paese, si oppone la fazione gialla che ha permesso l'elezione di Abhisit Vejjajiva. Quest'ultimo nel corso di un incontro con i giornalisti ha messo in guardia i manifestanti di non ricorrere all'uso della violenza. Dall'altra parte è giunta la severa condanna all'attuale primo ministro di aver lasciato impuniti i suoi sostenitori che l'anno scorso avevano bloccato gli aeroporti internazionali del paese.
Thaksin Shinawatra, uomo d'affari di 60 anni, è stato a capo del governo di Bangkok per cinque anni, dal 2001 al 2006, per poi essere rovesciato da un golpe messo in atto dai generali fedeli al sovrano mentre Shinawatra si stava recando in visita a New York. Già all'inizio della carriera politica l'ex leader del partito populista Thai Rak Thai fu vicinissimo all'arresto per l'accusa di conflitto d'interessi nel quale era coinvolto per essere contemporaneamente a capo della Shin Corporation che controlla, fra le altre, la più grande compagnia di telefonia mobile. Diversi scandali ai quali sfugge negli anni anche grazie alle manipolazioni delle indagini e alla corruzione dei giudici gettano diverse ombre sulla sua carriera politica. L'appoggio delle televisioni statali e la campagna elettorale sfrenata che condusse durante il periodo pre-elettorale lo portarono a stravincere le elezioni presidenziali del 2005 e ad aggiudicarsi 347 seggi su 500 in Parlamento. Nell'agosto del 2008 i giudici emettono un mandato d'arresto per lui e la moglie con l'accusa di frode ed evasione fiscale. Lo scorso ottobre la Corte Suprema lo ha condannato in contumacia a due anni di reclusione per il reato di conflitto d'interessi. Da allora l'ex uomo più ricco di Tailandia, già proprietario del club calcistico Manchester City, vive a Londra sotto l'asilo politico del governo britannico. Da qui riesce a raggiungere i suoi sostenitori attraverso telefonate radiofoniche e messaggi video.