sabato, aprile 30, 2011

Una guerricciola assurda, per un fazzoletto di terra e qualche rudere

Un conflitto che dipende dalle vicende domestiche dei contendenti

Ottantacinquemila civili evacuati, più o meno equamente distribuiti sui due lati del confine. Le prime vittime del conflitto thailandese-cambogiano per il tempio di Preah Vihear sono proprio loro, i contadini costretti ad abbandonare in fretta e furia case e raccolti per rifugiarsi nei campi profughi, già una trentina.
E ancora loro rischiano di essere vittime due volte dato che, almeno in Thailandia, i militari li stanno già inquadrando in "gruppi di autodifesa" per presidiare proprio quei villaggi che la propaganda descrive alla mercè del fantomatico nemico.

Il tutto per una guerricciola assurda, per un fazzoletto di terra e qualche rudere, senza che si veda una plausibile ragione materiale perché venga combattuta. Un miniconflitto che si trascina, in cui gli "eserciti" nemici giungono spesso a cinquanta metri di distanza, si sparano, ci scappa il morto, e poi tutti a chiedere scusa e a lasciare intendere che però la colpa è dell'avversario.
Finora sono morti in sedici e circa cinquanta sono i feriti, mentre gli scontri si sono spostati da Preah Vihear alla collina nei pressi di altri due templi: Ta Krabey e Ta Moan.

Le ragioni, si diceva, sono tutte simboliche e politiche. Ci sono i templi indù, certo. Preah Vihear fu assegnato dall'Onu alla Cambogia nel 1962, sulla falsariga di una spartizione di inizio Novecento. In quegli anni, i francesi tracciarono ad arte un confine tra la "loro" Indocina (di cui faceva parte l'attuale Cambogia) e il regno di Siam (la Thailandia) che rispettava più o meno i confini naturali, salvo poi allargarsi improvvisamente per "scippare" il tempio ai dirimpettai.
Il conflitto appare quindi in parte come l'ennesima eredità di un colonialismo che amava tracciare frontiere con penna e righello, secondo interessi della madrepatria e senza curarsi di eventuali conseguenze.

La Thailandia non ha per altro protestato per quarant'anni, mentre adesso scopre improvvisamente l'importanza del tempio.
Si arriva quindi alla politica di oggi, e i giochi sembrano del tutto interni, da entrambe le parti. In Cambogia lo scenario è più semplice. Il premier Hun Sen - che conosciamo perché tra le altre cose è ben disposto a calare le braghe con la Cina in merito alle dighe sul Mekong - cerca consenso in chiave nazionalista e gioca d'azzardo confidando nel caos politico che vige a Bangkok e dintorni.
In Thailandia, infatti, si prevedono elezioni tra giugno e luglio e, secondo molti analisti, i militari stanno gettando benzina sul fuoco per continuare a esercitare l'influenza che si sono guadagnati nel 2006 quando, con un golpe, deposero l'allora Primo ministro Thaksin Shinawatra.
I sondaggi assegnano buone possibilità al Puea Thai, partito pro-Thaksin, i militari starebbero quindi mettendo le carte in tavola: senza di noi non si governa.

Ovviamente l'esibizione muscolare e il nazionalismo funzionano finché a rimetterci la pelle sono in pochi e sconosciuti. Non bisogna tirare troppo la corda. Questo è il motivo principale per cui gli analisti internazionali sono propensi a credere che non ci sarà un'escalation e che probabilmente tutto finirà d'incanto dopo le elezioni thailandesi. È la Realpolitik in salsa indocinese. Ma il rischio è che le tensioni di confine si alimentino da sole in una sorta di reazione a catena.

venerdì, aprile 29, 2011

Siti Amici di Phuket offline a tempo indeterminato.

Arezzo, 29 apr. - (Adnkronos) - Incendio nella sede dell'azienda 'Aruba.it' ad Arezzo. All'alba un rogo e' divampato nella sala Ups, dove ci sono gruppi di continuita'. Sul posto e' intervenuta una squadra dei vigili del fuoco che ha lavorato circa due ore e mezzo per spegnere le fiamme che non hanno comunque provocato danni a server e dati. Come si apprende dalla stessa Aruba.it, per motivi di sicurezza e' stata staccata la corrente e dunque per questo siti internet e server stanno accusando disagi. Sono comunque in corso le operazioni di ripristino.

Sito http://www.amicidiphuket.it/ è inattivo per cause di forza maggiore.


Thailandia e Cambogia hanno raggiunto l’accordo per un cessate il fuoco?

Scontri a fuoco, morti, feriti, migliaia di persone obbligate ad abbandonare le proprie case e in fuga senza una meta, in cerca solo di un rifugio. Quello che potrebbe sembrare l'incipit per raccontare le quotidiane vicende che avvengono dall'altra parte del Mediterraneo, in realtà sintetizza quanto si ripete da quasi tre anni lungo i confini tra Thailandia e Cambogia.
I TERRITORI CONTESI. In questi ultimi sei giorni, truppe dei due eserciti si sono fronteggiate in più occasioni nella zona che va da Preah Vihear a Ta Krabey: siti di due importanti templi posti proprio lungo il confine tra i due Paesi e al centro di alcune dispute territoriali che vanno ormai avanti dal secolo scorso.
Il bilancio degli scontri parla di almeno 14 morti tra le truppe dei due schieramenti, di oltre 25 feriti e quasi 25 mila persone costrette a lasciare le proprie abitazioni, per essere ricollocate in spazi improvvisati senza alcun servizio di base.
Numeri, fatti e notizie che poco si differenziano da quelli pubblicati all'indomani della battaglia del febbraio scorso che spinse il primo ministro cambogiano Hun Sen a chiedere l'intervento delle Nazioni Unite. Come allora, anche oggi i due governi si accusano a vicenda, alimentando una serie di polemiche che non fanno altro che esacerbare una questione di cui si perde l'origine e che potrebbe mettere in crisi lintera regione del sud est asiatico.

Una questione lunga un secolo

Nel luglio 2008 l’Unesco nominò su richiesta cambogiana il tempio di Preah Vihear patrimonio mondiale dell’umanità. Il cuore del problema non è tanto il tempio induista dell'11esimo secolo, ma la zona territoriale circostante.
Nel 1904, una commissione congiunta presieduta dagli occupanti francesi stabilì il confine tra Thailandia e Cambogia sulla cima della catena montuosa di Dangrek, dove è situato il tempio.
IL TEMPIO OCCUPATO. Una mappa di tre anni più tardi, sempre di marca francese, pose il tempio all'interno dei confini cambogiani. Quando nel 1954 la Cambogia ottenne l'indipendenza, truppe thailandesi occuparono il tempio. Fu allora che il governo di Phnom Penh chiese l'intervento della Corte Internazionale di giustizia che, nel 1962, assegnò il sito e i quasi tre km quadrati circostanti al regno di Cambogia. Secondo Bangkok, però, il processo di demarcazione dei confini non è mai stato definito in modo chiaro. La richiesta all'Unesco da parte cambogiana, però, era stata presentata dopo l'approvazione siglata in un accordo da parte di Noppadon Pattama, allora ministro degli Esteri thailandese e già consigliere legale dell'ex premier Thaksin Shinawatra.
LA NOMINA DELLA DISCORDIA. La richiesta all'Unesco da parte cambogiana, però, era stata presentata dopo l'approvazione siglata in un accordo da parte di Noppadon Pattama, allora ministro degli Esteri thailandese e già consigliere legale dell'ex premier Thaksin Shinawatra. Un accordo bollato poi come incostituzionale dalla Corte suprema thailandese. È proprio dalla nomina a patrimonio mondiale dell'umanità di Preah Vihear, accolta come una grande vittoria dall'esecutivo cambogiano, che truppe dei due eserciti si fronteggiano al confine.

Le strumentalizzazioni cambogiane e thailandesi

Nei tre anni che seguirono, colloqui bilaterali e incontri a margine dell'Asean, (l'associazione delle nazioni del Sud est asiatico), tra Hun Sen e il primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, non hanno aiutato a dirimere la questione, ma hanno messo in evidenza cruciali nodi politici.
Nel 2008, l'attrito nella zona contesa venne sfruttato da Hun Sen durante una campagna elettorale che si concluse con un voto che gli diede la più forte maggioranza parlamentare di sempre.
I NAZIONALISTI THAILANDESI. In Thailandia, invece, allora come oggi, la questione viene strumentalizzata per alimentare sentimenti di stampo nazionalista dal Pad, Alleanza del popolo per la Democrazia, gruppo vicino alla posizioni della casa reale e noto anche con l'appellativo di 'magliette gialle'.
«Il Pad potrebbe sfruttare questa situazione per avvicinarsi a gruppi all'interno dell'esercito e indebolire il governo di Abhisit», ha commentato a Lettera43.it, Pavin Chachavalpongpun, ricercatore presso l'Institute of Southeast Asian Studies. Scelte e obiettivi che potrebbero diventare fondamentali a poche settimane dalla promessa di Abhisit di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni.
I LIMITI DELL'ASEAN. Al di fuori dei confini nazionali, il conflitto tra i due membri dell'Asean ha messo chiaramente in evidenza i limiti negoziali e politici dell'Associazione fondata nel 1967 a Bangkok.
A nulla sono infatti serviti i continui appelli del Segretario generale, il thailandese Surin Pitsuwan e il tentativo di mediazione dell'attuale presidenza indonesiana, riuscita a raggiungere un accordo di cessate il fuoco nel febbraio scorso e dare la possibilità a osservatori di monitorare la situazione al confine.
Osservatori che, però, non hanno mai avuto modo di operare e un cessate il fuoco interrotto a colpi di mortaio in questi giorni di fine aprile. Un quadro in cui sfumature e ombre sono difficili da chiarire a soli dieci giorni dall'apertura del summit dell'Associazione dei dieci Paesi, il cui obiettivo primario resta la creazione di una comunità economica comune a partire dal 2015.
INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO. Il summit potrà essere quindi sfruttato da Hun Sen per internazionalizzare il conflitto, laddove il governo thailandese sembra voler agire su due fronti. Da una parte il ministro degli Esteri, Kasit Piromya, ha chiesto l'intervento immediato della sua controparte indonesiana, Marty Natalegawa. Dall'altra, il ministro della Difesa, il generale Prawit, in visita a Pechino, cerca non solo l'aiuto cinese, ma anche quello vietnamita, grazie ai buoni rapporti che intercorrono con il partner cambogiano.
Una richiesta d'aiuto che avrà dei costi che ora non è dato conoscere. Quel che sappiamo è che a pagare sono i soldati con la propria vita e le migliaia di persone abbandonate a loro stesse in una terra dai confini sempre più labili.

Mercoledì, 27 Aprile 2011

Fonte: http://www.lettera43.it

lunedì, aprile 25, 2011

Animali esotici rari sempre più minacciati dal traffico illecito.

Pangolino

Animali esotici rari sempre più minacciati dal traffico illecito. La scorsa settimana in Thailandia gli addetti alla dogana hanno realizzato uno dei più grandi sequestri degli ultimi anni di pangolini: ben 175 esemplari di questo curioso mammifero ‘corazzato’ sono infatti stati trovati all’interno di un camion che viaggiava per Bangkok. La cosa più triste è che questi animali non solo erano stipati in una maniera assurda all’interno del mezzo, ma erano destinati a soddisfare strane esigenze alimentari che purtroppo stanno prendendo piede anche in Europa. Sarebbero quindi finiti nelle cucine di alcuni ristoranti per farne un piatto ritenuto da alcuni prelibato e afrodisiaco.

Il pangolino è un mammifero con una lunga coda e ricoperto da una corazza che utilizza per proteggersi dai predatori. E’ presente in alcune regioni dell’Africa e dell’Asia. Quando si chiude a riccio è difficilissimo attaccarlo, anche per i predatori meglio attrezzati. Si nutre prevalentemente di formiche e termiti, che riesce a catturare grazie alla lingua elastica e appiccicosa.

In Asia purtroppo è diffusa la credenza che il pangolino abbia delle carni con proprietà afrodisiache, un fatto assolutamente smentito dagli esperti di tutto il mondo. Ma si sa, quando la tradizione attribuisce proprietà miracolose agli animali, spingendo persone senza scrupoli a ucciderli, è difficile contrastare il traffico illecito di animali che sviluppa. Anche per questo motivo, è da tempo inserito nella lista delle specie in pericolo di estinzione.

Negli ultimi anni il traffico di animali esotici è cresciuto in maniera esponenziale in tutto il mondo, raggiungendo un volume d’affari di quasi 100 miliardi di euro l’anno.

fonte: http://attualita.tuttogratis.it/animali/animali-esotici-maxi-sequestro-di-pangolini-in-thailandia/P79561/

mercoledì, aprile 20, 2011

Dedicato a Stella,

Domani divento padre per la terza volta, l'emozione è sempre forte come la prima volta "non ci si abitua" mai...
Nel 2007 scrissi questo per Emma, parole che poi ho ritrovato in tanti altri blog, siti, hanno fatto il giro del mondo.
http://amicidiphuket-giornale.blogspot.com/search?q=dedicato+a+mia+figlia
Quelle parole mi portarono fortuna, e 4anni dopo su questo stesso Blog le ripubblico in onore della Piccola Stella che nasce il 20 Aprile 2011



Dedicato a mia figlia:

Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l'acqua e la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette delle nostre paure? Riusciremo a volerti senza pretendere, a guardarti senza riempire il tuo spazio di parole, inviti, divieti? Riusciremo ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi, a rispettare la tua crescita senza gravarla di sensi di colpa e di affanni? Riusciremo a stringerti senza che il nostro contatto sia richiesta spasmodica o ricatto d'affetto?
Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni -segnali a volte sfacciati delle nostre assenze- ma di attenzioni. Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore.
Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia.
Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva.
Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.


Martino M. Rawai-Phuket

venerdì, aprile 15, 2011

Pericolo incombente di riscaldamento globale nessuna soluzione.

BANGKOK, Thailandia - Quando si parla di cambiamenti climatici, gli Stati Uniti hanno problemi, almeno questa è la posizione assunta dalla maggior parte dei paesi in via di sviluppo, che accusano gli Stati Uniti di stallo per uno sforzo globale per scongiurare questo catastrofico riscaldamento globale.

200 nazioni delle Nazioni Unite hanno già concordato un obiettivo fondamentale per raffreddare il pianeta: la prevenzione della terra dal riscaldamento globale di oltre 2 gradi Celsius (3,7 gradi Fahrenheit) sopra la temperatura dell'era pre-industriale.

Un vertice di questa settimana nella capitale della Thailandia si è concluso senza speranza perché i governi del mondo non saranno mai d'accordo su un piano vincolante per uscire dal pericolo incombente del riscaldamento globale.

Cambiamento Climatico In Stallo, Ricchi Contro Poveri

I delegati dei paesi in via di sviluppo a Bangkok hanno ribadito che gli USA hanno prodotto la maggior parte degli inquinanti del pianeta, e le nazioni più povere si fanno carico delle condizioni meteorologiche estreme, tipo le coste inondate e le perdite dei raccolti causata dal riscaldamento globale.
- E' follia, abbiamo una tale gara col cambiamento climatico e stiamo perdendo tempo - ha detto Solon Pablo, Ambasciatore delle Nazioni Unite.
L'America non si incatena ad un accordo giuridicamente vincolante per limitare le emissioni a meno che altri grandi inquinatori - vale a dire Cina, Russia e India - accettino il limite stesso, ha dichiarato il negoziatore sul clima Jonathan Pershing.
Gli Stati Uniti, che producono quasi il 20 per cento dei gas-riscaldamento del pianeta, non è più il più grande inquinatore, è la Cina che, secondo l'ONU, detiene il 22 per cento di gas serra.
- Non siamo disposti ad andare avanti con un obbligo vincolante per noi che non si applica alle altre grandi economie - ha detto Pershing, che ha ripreso sia la Cina che l'India, in quanto restii ad impegnarsi.

Cambiamento Climatico In Stallo, Ricchi Contro Poveri

I delegati delle Nazioni Unite riuniti a Bangkok per concretizzare un ampio piano di cambiamento climatico entro la fine dell'anno quando si raggrupperanno in Sud Africa.
Poco è cambiato dal loro ultimo incontro in Messico.
In quel vertice di dicembre, i delegati hanno firmato un obiettivo di limitare il riscaldamento a non più di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali.
Questo è stato convenuto per prevenire alcuni degli effetti peggiori del cambiamento climatico: le colture senza acqua, la crescita dei fenomeni marini e gli eventi meteorologici estremi.
Essi hanno inoltre approvato un fondo di 100 miliardi dollari per aiutare le nazioni più povere a far fronte ai cambiamenti climatici.
Ambientalisti e molte nazioni in via di sviluppo, invece, speravano di più, ed anche l'obiettivo dei 2 gradi altera gravemente l'ambiente in peggio, ha detto Lim Li Lin, ricercatore ambientale con il Third World Network.
- Gli Stati Uniti la cui scelta nazionale è quella che sono pronti a fare in relazione alla loro politica e non ciò che la scienza ha stabilito - ha detto Lin - avrà effetti catastrofici sul nostro pianeta e l'umanità -.
- Il rifiuto degli Stati Uniti di mettere in atto tagli delle emissioni - ha detto Lin - è troppo spesso attribuito a una popolazione statunitense che non vuole cambiare stile di vita. E 'una scusa per non agire -

Cambiamento Climatico In Stallo, Ricchi Contro Poveri

Il vertice lascia anche un futuro incerto per il Protocollo di Kyoto, il primo ed unico quadro giuridicamente vincolante al mondo sui cambiamenti climatici, che scade il prossimo anno.
Adottato nel 1997, e promulgato nel 2005, richiede che 191 nazioni riducano collettivamente le emissioni del 5 per cento rispetto ai livelli del 1990.
Ma c'è il vizio: gli Stati Uniti non lo hanno firmato, e la Cina è esentata insieme a molte altre nazioni in via di sviluppo.
Anche se gli ambientalisti sono alla disperata ricerca di una Kyoto 2.0, il vertice di Bangkok ha avuto le conferme che Giappone, Canada e Russia, non avrebbero firmato per un secondo turno.
Il protocollo di Kyoto scade senza poter promulgare l'atto, ha detto il capo delle Nazioni Unite sul clima Christiana Figueres, la quale ha avvertito che le singole nazioni non possono risolvere il problema: - Nessun paese può sperare di agire da solo - ha detto concludendo.
Si stanno già vedendo gli effetti del cambiamento climatico, terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, macchie solari, siccità ed innondazioni flagellano tutto il mondo, ma per il potere dei petrolieri non fanno testo, conta solo il profitto di pochi.

Cambiamento Climatico In Stallo, Ricchi Contro Poveri

Fonte: http://www.paid2write.org/attualita_gossip/cambiamento_climatico_in_stallo_ricchi_contro_poveri_13794.html

mercoledì, aprile 13, 2011

Un vero Fenomeno Thailandese...

Thailand's got talent Foto

Chissà cosa sarebbe successo in Italia se in uno dei talent show più seguiti del paese – come Amici o X-factor – uno dei concorrenti avesse dichiarato durante la sua perfomance la propria transessualità? E’ quello che è successo in Thailandia, paese sicuramente più libero di noi dai tabù su questo tema, nel corso di una puntata del Thailand’s Got Talent (http://www.youtube.com/watch?v=YccsNO1FV64&feature=player_embedded), lo show ispirato al format inglese ormai diffuso in 40 paesi nel mondo. Spiazzando pubblico e giudici del programma, la ventisettenne Bell Nuntita Khumpiramon ha intonato Unlovable dei Mild con la sua splendida voce da soprano. Qualche strofa dopo, invece, il tono è cambiato e la sua voce era quella di un tenore. Urla, applausi e incitazioni sono piovute fino alla fine della sua perfomance, e lo stupore era plateale sui volti dei giudici Nirut Sirijanya, Pornchita ‘Benz’ Na Songkhla e Pinyo Rutham. “Inizialmente non ero certo che tu fossi un transessuale, ma una volta che hai iniziato a cantare sono stato ingannato a pensare che fossi una donna. Dopo aver iniziato la strofa maschile ho pensato che avrei dovuto seguire il mio istinto”, ha detto il Produttore Tv Rutham. “Mi hai ingannato tutto il tempo. E’ impossibile”, ha aggiunto Sirijanya. E invece Songkhla: “Lui è bellissimo. E’ un lui? – ha chiesto ironicamente al pubblico – perchè sono stata completamente presa in giro fino a quando è cominciata la seconda strofa”.


Alla fine Nuntita ha ottenuto tre sì e la sua partecipazione al programma è assicurata. In Thailandia ha già un foltissimo gruppo di sostenitori pronti a votare per farle vincere lo show. La giovane promessa, peraltro, ha raccontato brevemente la sua storia. Intorno al minuto 4,30 del video le sentiamo rivelare le difficoltà della sua vita come trans: “Sono stata ridicolizzata, mi dicevano ‘sei un finocchio’ o cose del genere ma io ho sempre avuto impresso dentro di me il mio obiettivo. Mio padre non mi accettava e c’è stato un momento in cui mi picchiava perchè voleva che io non fossi un trans ma una persona normale. Quello che voglio dirgli è che lo amo immensamente e che ce la posso fare”. Pensieri positivi quindi per Nuntita, alla quale gli interventi chirurgici sembrano non aver lasciato traccia del suo passato di uomo. In Thailandia, oltretutto, sono abbastanza diffusi gli interventi di conversione sessuale, tant’è che quasi tutti a primo impatto sono rimasti ingannati. Numerosi sono adesso gli elogi per la cantante, anche se a questo punto ci si chiede con quale voce canterà durante il programma. Certo è che questo “sdoppiamento” potrebbe persino tornarle utile. In fondo nessuno finora ha mai osato cantare una stessa canzone con due voci diverse.

Chi diventerà Nuntina e se avrà successo ancora non lo sappiamo, ma i produttori del Thailand’s got talent hanno fatto colpo attirando l’attenzione dei media e dei blogger che di solito non si occupano affatto dei talent show, suscitando discussioni e aprendo il dibattito. I thailandesi sono pronti. E noi? Ricordo che qualche anno fa la cantante trans Billy More, morta nel 2005 dopo aver inanellato una serie di successi nel panorama dance, chiese di poter partecipare a Sanremo ma le fu negato. L’anno scorso, invece, alla prima edizione dell’Italia’s got talent prese parte Miss Lolita, un ragazzo siciliano che ha suscitato grande interesse per la sua perfomance come drag queen. Arrivò in finale ma non vinse il programma. Il tema dell’omofobia in Tv (e non solo) è sempre caldo, specie in Italia. Qualcosa di postivo sta succedendo (anche grazie alle dichiarazioni di omosessualità di numerosi personaggi della musica e dello spettacolo, Tiziano Ferro in primis), ma c’è ancora da lavorare tanto.

§Fonte:http://www.lanostratv.it/programmi-tv/al-thailands-got-talent-un-trans-rivela-la-propria-identita-cambiando-voce/#more-13115

lunedì, aprile 11, 2011

Capodanno Thailandese (Songkran)

http://www.amicidiphuket.it/foto/songkran2007/songkran2007/songkran%20(10)%20%5B640x480%5D.JPG

(Di Stefania Passarella fonte Ansa) Foto al sito: http://www.amicidiphuket.it/pagine/songkran.html

Un momento di forte devozione religiosa che si declina in una festa colorata da vivere soprattutto a suon di schizzi d'acqua, elemento purificatore dalla cattiva sorte per ogni buon inizio che si rispetti. è il Songkran, il Capodanno Thailandese, festeggiato in tutto il Paese intorno alla metà d'aprile in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.

Conosciuta anche come Festival dell'Acqua, la ricorrenza trova in questo elemento il suo leitmotiv simbolico e oltre a scandire per la popolazione locale un importante momento di riunificazione familiare e di preghiera all'ombra delle pagode prevede che la gente scenda in strada e dia vita a un rito di purificazione collettiva inzuppandosi e schizzandosi reciprocamente con acqua, il più delle volte gettata a secchiate, con tubi da giardino e anche con semplici pistole giocattolo. Un'antica tradizione - comune anche a Birmania, Cambogia e Laos - che trova le sue radici nella religione buddista e viene festeggiata quest'anno dal 13 al 15 di aprile con fastose celebrazioni in diverse località thailandesi, in particolare nella cosiddetta "Rosa del Nord": Chiang Mai, capitale dell'omonima provincia settentrionale della Thailandia adagiata lungo le rive del fiume Ping, dove la festa comincia gia' il 12.

Il Songkran scaccia idealmente la cattiva sorte e segna l'inizio del nuovo anno solare con l'auspicio della prosperità. è per i thailandesi il momento di lavare le immagini sacre dei Buddha, di rinnovare la propria casa, ma soprattutto di rendere omaggio alla famiglia e in particolare agli anziani, così come di visitare un wat, un tempio. Alle preghiere si alternano processioni di carri decorati che trasportano i Buddha provenienti dai monasteri nei dintorni. Le "battaglie" d'acqua, che coinvolgono anche gli stranieri, rappresentano un momento più goliardico che spirituale, soprattutto di sollievo dalla canicola, dato che aprile è il mese più caldo. Se si vuole partecipare all'usanza locale, meglio portare con sé una fotocopia del passaporto (e tenere in salvo l'originale in hotel), indossare indumenti che si è disposti a rovinare senza troppe recriminazioni, assicurare la sopravvivenza del telefono a una busta di plastica ben sigillata e magari dotarsi di una macchina fotografica impermeabile.

La festa è molto sentita in tutto il Paese ma Chiang Mai è il fulcro delle celebrazioni. Principale centro della Thailandia settentrionale, e ideale capitale culturale a circa 700 chilometri da Bangkok, la città non è distante dal Doi Intanon, le vette più elevate del Paese. Ogni anno accoglie migliaia di turisti e non solo in occasione del Festival di Songkran, tre-quattro giorni nei quali normalmente si registra il tutto esaurito in alberghi e guesthouse. Con un centro storico racchiuso a scrigno dalle alte mura edificate come protezione dalle incursioni birmane, Chiang Mai significa "nuova città". Fondata nel 1296 da re Mengroi, divenne capitale del regno Lanna vivendone nei secoli i momenti di splendore e quelli di declino.

Più verde e lussureggiante rispetto alla cosmopolita Bangkok, la rosa del Nord offre degli spunti di viaggio e dei paesaggi pittoreschi che gli amanti della natura non potranno non apprezzare. Tutta la provincia si dipana lungo la valle del Ping ed è un susseguirsi di risaie, colline, montagne, foreste e boschi. Oltre ai numerosi percorsi di trekking non è insolito praticare escursioni a dorso d'elefante. Opportunità di contatti ravvicinati con i pachidermi a Chiang Dao (a circa cento chilometri a Nord rispetto a Chiang Mai) dove si trova un centro addestramento in cui si svolgono anche spettacoli durante i quali gli elefanti dimostrano la loro abilità nei lavori dei boschi (aperto tutti i giorni dalle 8 alle 15). Senza allontanarsi così tanto dalla città si possono visitare l'albereto Huai Kaeo, con diverse varietà di alberi e fiori tropicali, e il vicino giardino zoologico (www.zoothailand.org/chiangmai) che ospita più di 200 specie di mammiferi e uccelli di specie asiatiche e africane. Senza tralasciare la Patara Elephant Farm (www.pataraelephantfarm.com) dove si diventa per un giorno proprietario di un elefante, con annesse attività di pulizia dell'animale.

Altre perle per gli aspiranti eco-viaggiatori si trovano nella valle di Mae Sa: ad esempio i vivai per la coltivazione delle orchidee e l'allevamento delle farfalle e il rettilario (fra Mae Rim e Samoeng), che ospita diverse specie di serpenti che vivono nel Paese. Sulla stessa strada i meno temerari potranno approfittare di una visita nel Giardino Botanico della Regina Sirikit. Un'occasione da non perdere è anche una visita al parco nazionale Doi Inthanon che circonda l'omonimo picco thailandese (2.565 metri) ed è uno spettacolo di cascate, sentieri, nonché dimora dei villaggi tribali di Hmong e Karen. E questo non è che un assaggio delle innumerevoli bellezze naturalistiche che la regione offre.

Prima di allontanarsi ed esplorare i dintorni, la città di Chiang Mai impone tappe di contemplazione e ammirazione dei tanti siti religiosi che la caratterizzano: oltre 300 wat, i complessi di costruzioni adibite a scopi religiosi, sociali e culturali, non solo templi e monasteri. Quelli che meriterebbero una visita sono tanti. Luogo simbolo delle celebrazioni del Songkran è il tempio Phra Sing, sulla Sam Lan road, che risale al 1345 e comprende la cappella Lai Kham arricchita da legni intarsiati e affreschi, una rinomata collezione di manoscritti con bassorilievi e una pagoda con forma a campana. Sulla Suthep road il tempio di Suan Dok vanta invece diverse pagode bianche a forma piramidale in cui sono conservate le ceneri degli appartenenti alla prima famiglia reale. In questo sito si trova anche una delle maggiori statue di Buddha del Paese, in bronzo, di circa 500 anni fa. All'interno della città vecchia c'è il wat più antico, quello di Chiang Man, del XIII secolo, che comprende due templi con altrettante statue di Buddha: il Phra Sila (in marmo) e il Phra Satang (in cristallo). Una chicca è anche il Phan Tao, con un antico wihaan, un edificio in tek.

La pagoda maggiore della città si trova al tempio di Chedi Luang, su Phrapokklao road, alta 98 metri e larga 54, parzialmente distrutta dal terremoto del 1545. Il portico della cappella è impreziosito da una tipica scalinata naga, dalle fattezze di un serpente con la testa di drago. Il tempio di Ku Tao è invece situato nei pressi dello stadio e ha una pagoda a bulbo la cui forma ricorda un melone. Decisamente invitante per la meditazione, sulla Suthep road, il tempio U-mong che ha un'antica pagoda ed è immerso in un paesaggio ameno e rilassante. A una quindicina di chilometri da Chiang Mai vale la pena visitare il Phrathat Doi Suthep, situato a 1676 metri sul livello del mare. Il panorama è incantevole, una finestra sulle campagne e sulla città. Al tempio si arriva salendo una rampa di 290 scalini, ma i più pigri potranno usufruire di una pratica funicolare. Il sito è sacro per la popolazione locale perché conserva alcune reliquie di Buddha. Non distante c'è poi il palazzo Phu Phing, la residenza reale d'inverno costruita nel 1961 con giardini e parchi aperti alle visite del pubblico nei periodi in cui la famiglia reale non vi soggiorna.

Due link utili su tutti: il sito web del Festival di Songkran (songkran.tourismthailand.org) e quello dell'ufficio thailandese del turismo in lingua italiana (www.turismothailandese.it).

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