Non è un viaggio per turisti, non sono paesi per vecchi quelli che attraversa David Jiménez, inviato del Mundo in Estremo Oriente che racconta in dieci storie nel libro Figli del monsone. Sono storie che sorprendono: colpisce sempre l´assurdità di un mondo che permette l´esistenza di posti e vite come queste. Storie di padri che mollano la morte certa per fame in campagna per trovare altra fame certa in città. Storie di figli mandati nel mondo senza difese, eredi dei disegni del potere coloniale e delle creature politiche spaventose nate dopo. Abitanti di una terra promessa in cui la felicità è un pasto caldo, un figlio che cresce sano, quattro chiacchiere con i vicini al tramonto: la si può quasi toccare.
Sono storie raccontate da un giornalista che sa quanto sia difficile la battaglia contro il demone del cinismo, che si perde spesso davanti a tanto dolore, ma che altrettanto spesso si recupera grazie al coraggio e alla dignità di uomini e donne che vivono in condizioni di miseria o di malvagità non misurabili per noi occidentali. Dalla Mongolia alla Cina, fino agli arcipelaghi delle Filippine, seguendo l´unico dio che tutti attendono e nessuno sa cosa porterà, il monsone. E a ogni tappa del viaggio, tra tutte le ragioni per essere delusi dall´umanità, ce n´è sempre una per sperare.
Si intitola Figli del monsone (tr.it. F. Pe’, Tropea, 256 pagine, 15,60 euro)