Un governo, nato da un ribaltone, costretto a tener buone con ampie concessioni le varie fazioni che gli permettono di rimanere al potere. Lo spettro di elezioni prima o poi inevitabili, ma che l'attuale primo ministro Abhisit Vejjajiva vorrebbe rimandare il più possibile perché conscio che al momento perderebbe. Una frattura tra gialli e rossi, città e campagna, ricchi e poveri, solo momentaneamente accantonata. Per la Thailandia è un periodo incerto, una transizione verso l'ignoto. E l'uomo a cui tradizionalmente si guarda nei momenti di difficoltà, l'anziano re Bhumibol, è in ospedale da tre settimane.
L'81enne sovrano, sul trono dal 1946, è stato ricoverato il 19 settembre - dopo essere stato dimesso qualche giorno prima - per una misteriosa "febbre e mancanza di appetito". Solo la settimana successiva, e sempre assicurando che la sua salute era in ripresa, i giornali thailandesi hanno rivelato che il problema era un'infezione polmonare. Non un malanno di poco conto, considerando che Bhumibol è già stato vittima di un malore nel 2007 e lo scorso dicembre fu costretto ad annullare il discorso in occasione del suo compleanno, a causa di una bronchite con infiammazione all'esofago.
Ma parlare della salute del re - una specie di semi-dio al di sopra della politica, in Thailandia - da queste parti è quasi un tabù. Ci vanno cauti i media, prova disagio a parlarne la gente comune. Un po' perché il Paese ha le leggi di lesa maestà più severe al mondo (si rischiano fino a 15 anni di carcere), ma anche perché Bhumibol è un'istituzione nazionale: uno dei tre pilastri della Thailandia moderna - "nazione, religione e re" - sinceramente amato dal popolo, che lo chiama "Padre". Immaginare il Paese senza di lui è quasi inconcepibile.
Ma quel giorno, prima o poi, verrà. E i frequenti problemi di salute del carismatico "Padre" preoccupano molti; se il futuro è un'incognita, nessuno sembra avere un'idea chiara per il dopo. Il primo in linea di successione è il figlio Vajiralongkorn, considerato inadatto dagli stessi thailandesi - è alla terza moglie e ha fama di non essere il più oculato amministratore delle sue fortune. Negli ultimi mesi lungo le strade del Paese si sono moltiplicati i manifesti del principe. Ma molti thailandesi vorrebbero piuttosto sul trono la terza figlia del re, la principessa Sirindhorn, da sempre molto attiva in attività di beneficenza e sviluppo sul territorio, seguendo la linea del padre. Negli ultimi anni è stato introdotto un emendamento alla Costituzione che permette anche alle donne di salire sul trono. Dove però non è mai seduta una regina.
Parlare di una repubblica è tabù, nonché un'accusa che ancora pende sulla testa dell'ex premier Thaksin Shinawatra, in autoesilio dopo il colpo di stato che l'ha deposto nel settembre 2006. E la stragrande maggioranza dei thailandesi idolatra Bhumibol, il cui ritratto è presente in ogni casa e negozio. Ma le vecchie certezze sono state logorate dagli eventi degli ultimi anni: il golpe, la dissoluzione per via giudiziaria di due governi filo-Thaksin, il ribaltone che ha portato al potere Abhisit, i due pesi e due misure usati contro le proteste delle "camicie gialle" filo-monarchiche e delle "camicie rosse" fedeli a Thaksin. Il re non viene mai accusato direttamente, ma molti sostenitori di Thaksin - tendenzialmente appartenenti alle classi medio-basse, in particolare nel popoloso nord-est - ormai non hanno più timore di criticare l'establishment militare-giudiziario e persino il consigliere privato del re, l'ex generale e premier Prem Tinsulanond.
Il libro "The king never smiles", scritto alcuni anni fa da un ex corrispondente in Thailandia e vietato nel regno perché fornisce una storia degli ultimi sessant'anni mai raccontata da queste parti, viene letto di nascosto da sempre più giovani, anche nella traduzione thailandese che si trova online. La curiosità alla fine vince. Un'amica di chi scrive, fervente ammiratrice del re, alcuni mesi fa aveva confessato di non voler leggere il libro proibito perché sapeva che le avrebbe fatto cambiare idea. Ora lo sta leggendo. E anche se non condivide alcuni passaggi le sue idee rimangono le stesse, è sicuramente più cosciente del precario equilibrio della situazione attuale. Anche per questo, come altri migliaia di thailandesi, ogni giorno rivolge un pensiero al "Padre" Bhumibol, sperando che si rimetta presto.
Alessandro Ursic
Fonte: http://it.peacereporter.net/articolo/18209/La+Thailandia+col+fiato+sospeso