martedì, luglio 06, 2010

Nuovi ponti sul Mekong per collegare Cina e Sudest asiatico



CINA - THAILANDIA - LAOS
Approvati i ponti sul Mekong per collegare Cina e Sudest asiatico.
Completeranno il Corridoio Nordsud, gruppo di strade per portare merci e persone dalla Cina attraverso tutto il Sudest dell’Asia. I problemi sociali causati dalle nuove comunicazioni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Una serie di ponti sul Mekong completeranno il Corridoio nord-sud della subregione del Mekong Maggiore, la rete carrabile che collega la Cina e gli Stati del sudest Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam. Ciò permetterà non solo un forte aumento dei commerci, che in parte avvengono ancora via fiume, ma cambierà abitudini e vita di milioni di persone. Richiederà pure interventi dei governi per impedire ingiustizie sociali.

Il progetto è sostenuto dalla Banca asiatica per lo sviluppo (Adb) dal 1993, ma solo a metà maggio la Cina ha concesso prestiti al Laos per realizzare ponti vicino alla città di Pakbeng, per collegarsi alla Route 2W che da Oudomxay in Laos porta al confine con la Thailandia e si collega con altre strade che raggiungono Boten sul confine cinese e a est il Vietnam fino ad Hanoi. Math Sounmala, direttore del ministro laotiano per i Lavori pubblici, prevede che l’opera sarà finita entro il 2015. Il ponte sarà di soli 600 metri, ma adesso merci e persone attraversano il fiume tramite traghetti, con forte perdita di tempo.

A propria volta la Thailandia ha dato 25,9 milioni di dollari di prestiti al Laos per realizzare i 49 chilometri di strada che uniscono il ponte al villaggio laotiano di Mong Ngeun presso il confine. Da lì una via arriva al villaggio thai di Huay Kon e alla capitale provinciale di Nan.

Un altro ponte di 480 metri sul Mekong, tra la città thai di Chiang Khong e quella di Huay Xai nel Laos, consentirà alla Asia Highway 3 (As3) di collegare la Cina sudoccidentale con il Laos nordoccidentale. La sua costruzione è stata concordata a maggio tra Cina, Laos e Thailandia, dopo vari rinvii per disaccordi sui costi e la loro ripartizione, la crisi finanziari globale e la perdurante incertezza politica in Thailandia. Eppure il progetto ha sempre molto interessato i tre Paesi: anzitutto il Laos, da sempre stretto tra altri Paesi; ma anche la Cina per aprire lo Yuannan ai commerci e ai porti del Sudest asiatico e la Thailandia per aprire nuovi e maggiori commerci per una sua zona povera. La As3, inaugurata nel marzo 2008, ha ridotto il tempo di viaggio da Boten sul confine cinese a Huay Xai in Laos da 2 giorni a 5-6 ore.

Una terza strada del Corridoio attraverso il Myanmar è stata sospesa perché è previsto che passi per una zona controllata da una milizia etnica armata, che ha ora una debole tregua col governo militare birmano.

La AS3 e la Route 2W consentiranno il trasporto per terra delle merci che ora viaggiano via fiume per il Mekong, per la zona dai porti cinesi vicino a Jinghong a quello fluviale thai di Chiang Saen. Ora è un viaggio lungo, che richiede 3 giorni o anche più, secondo il livello delle acque. Quando il livello del fiume è troppo basso, il trasporto è sospeso.

Gli ostacoli non sono solo fisici: molti trasportatori preferiscono tuttora la via fluviale per evitare le molte imposte applicate sulle merci dai diversi governi lungo la strada e i ripetuti controlli doganali. L’Associazione della nazioni del Sudest asiatico preme per la riduzione delle tariffe, nella prospettiva di creare una zona di libero commercio tra gli Stati membri. Ma gli Stati resistono, anche per timore di essere altrimenti invasi dagli economici prodotti cinesi.

Un altro grande problema è la tutela dei contadini delle zone vicine alle nuove strade. Ci sono già rapporti di espropri iniqui delle terre vicine alla As3: ricchi imprenditori hanno interesse a installarci nuovi commerci e attività.

Laos e Thailandia sono anche preoccupati della pacifica “invasione” dei migranti cinesi. In cittadine laotiane lungo la strada come Oudomxay e Laung Nam Tha già sono sorti quartieri cinesi, dediti anzitutto al commercio. Bankgok teme di essere invasa dagli economici prodotti cinesi e da lavoratori migranti.

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