mercoledì, settembre 30, 2009

Allarme Tsunami rientrato nessun problema in Phuket

Allarme Tsunami in Phuket rientrato, tutte le testate giornalistiche stanno diramando la notizia.

Era scattato oggi un pre allarme a causa di un terremoto di forte intensità a 45 km (30 miles) WNW of Padang, Sumatra, Indonesia.

Magnitudo 7,6 ora locale del terremoto 16,06 in Italia ore 10,06

CONFERMA CESSATO ALLARME FONTE PHUKET GAZETTE: http://www.phuketgazette.net/news/index.asp?id=7838



Earthquake Details
Magnitude7.6
Date-Time
Location 0.789°S, 99.961°E
Depth80 km (49.7 miles) set by location program
RegionSOUTHERN SUMATRA, INDONESIA
Distances45 km (30 miles) WNW of Padang, Sumatra, Indonesia
220 km (135 miles) SW of Pekanbaru, Sumatra, Indonesia
475 km (295 miles) SSW of KUALA LUMPUR, Malaysia
960 km (590 miles) NW of JAKARTA, Java, Indonesia
Location Uncertaintyhorizontal +/- 8.9 km (5.5 miles); depth fixed by location program
ParametersNST= 42, Nph= 42, Dmin=521.5 km, Rmss=1.28 sec, Gp= 47°,
M-type=teleseismic moment magnitude (Mw), Version=8
Source
  • USGS NEIC (WDCS-D)
Event IDus2009mebz

Aids, il vaccino fa un passo avanti.

Ci tengo veramente tanto a darvi queste buone notizie, perchè in un paese come la Thailandia si muore ancora tanto per AIDS. Voglio crederci veramente, anche se qualche giornale Italiano ha già cominciato a mandare delle smentite vi terrò informati sull'argomento sperando sempre in meglio.

Martino M. Rawai-Phuket

Fonte: http://www.humanitasalute.it

Un vaccino sperimentale, presentato da un gruppo di ricercatori thailandesi e medici militari americani, riduce il rischio del 31% di contrarre l'Aids. Ne parliamo con il dott. Domenico Mavilio, immunologo clinico di Humanitas.

mavillioPer la prima volta un vaccino sperimentale ha ridotto il rischio di contrarre l'Aids. Lo hanno annunciato alcuni ricercatori thailandesi nel corso di una conferenza stampa a Bangkok assieme a ufficiali medici militari americani. Secondo quanto riferito ai media, il vaccino ridurrebbe di più del 31% il rischio di infezione da virus Hiv. Il risultato deriva da un test effettuato in Thailandia su un campione di 16 mila volontari, il più grande mai utilizzato nella sperimentazione di un farmaco di questo genere.

Lo studio si è basato sulla combinazione di due vaccini, il primo dei quali aumenta l'immunità agli attacchi dell'Hiv e il secondo rafforza la risposta dell'organismo. La ricerca ha testato la combinazione dei due preparati in uomini e donne thailandesi Hiv negativi, di età compresa fra i 18 e 30 anni e con rischio di contagio nella media. A metà del campione è stata somministrata la combinazione dei due vaccini per sei mesi, agli altri solo placebo. Nessuno ha però saputo cosa veniva loro somministrato fino alla fine del test.

I partecipanti al test sono stati seguiti per tre anni. Sono state registrate 51 nuove infezioni tra le 8.197 persone cui sono stati somministrati i vaccini e 74 tra le 8.198 che hanno invece ricevuto il placebo. Di qui la conclusione che il rischio si riduce del 31% in chi effettua la vaccinazione.

"Questi risultati aprono nuove prospettive per la ricerca scientifica - commenta il dott. Domenico Mavilio, immunologo clinico di Humanitas -. E' infatti la prima volta che si ottiene una percentuale così alta di riduzione del rischio".

Il risultato, quasi del tutto inatteso, ha stupito gli stessi ricercatori, che dicono di non sapersi spiegare il motivo per cui la combinazione di vaccini funzioni. Un ulteriore fattore di confusione è il fatto che le persone vaccinate e che si sono infettate ora hanno nel sangue la stessa concentrazione di virus delle persone infettate senza essersi vaccinate, e hanno subito gli stessi danni al sistema immunitario. Ciò significa che il vaccino sembra aiutare a prevenire le infezioni, ma non ha effetti sul virus una volta che questo ha colpito.

"Dobbiamo proseguire su questa strada e sulla prevenzione - spiega il dott. Mavilio -, sono ancora molti i decessi causati dall'Aids. Cito le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità del 2007: i casi stimati di persone infettate nel mondo sono 33.2 milioni con 2,5 milioni di nuove infezioni ogni anno e 2,1 milioni di morti. Solo l'Africa subsahariana rappresenta il 68% di casi del mondo e il 76% di morti. L'America il 12-14%, l'Asia il 10-14% (ma i dati probabilmente sono sottostimati se si considera che per nazioni come la Cina e l'India, che da sole hanno circa 2,5 miliardi di abitanti, i dati epidemiologici sono incompleti) e l'Europa 5-7%. In alcuni luoghi, insomma, l'Aids è ancora un'emergenza sanitaria. Nei paesi occidentali e in Australia i decessi per Aids sono relativamente pochi, ma questo non deve far assolutamente pensare che abbiamo sconfitto la malattia.

E' necessario inoltre investire ancora molto per approfondire la nostra conoscenza sulla fisiopatologia dell'infezione da HIV-1 in modo da poter capire quali siano i meccanismi che permettono al virus di debilitare il nostro sistema immunitario sino al punto da permettere ad una banale infezione virale o batterica di mettere a serio rischio la vita del paziente. Infatti, la gran parte dei vaccini contro l'infezione da HIV-1 (sperimentati o in fase di sperimentazione) si basa su ipotesi patogenetiche e non su meccanismi dimostrati. Questo ha portato allo sviluppo di composti che non hanno mai purtroppo confermato le ipotesi di partenza, evidenziando la natura "empirica" della moderna vaccinologia contro il virus HIV-1. L'impostazione sui cui si sono basati i più importanti vaccini sviluppati nel secolo scorso non sembra funzionare contro questa temibile infezione".

Il dott. Domenico Mavilio, recentemente trasferitosi in Humanitas dal National Institutes of Health (Bethesda, Maryland, USA) da anni è impegnato nello studio della fisiopatologia dell'infezione da HIV-1. Con il gruppo di ricercatori che coordina, il dott. Mavilio ha pubblicato, ad agosto 2009, due articoli sulle riviste scientifiche AIDS e Blood in cui sono descritte due molecole, Siglec-7 ed NKG2C, coinvolte nelle alterazioni patologiche del sistema immunitario innato in risposta agli alti livelli di replicazione virale. "Questi studi - spiega - avanzano il nostro livello di conoscenza sulla fisiopatologia della malattia a livello sia clinico sia sperimentale. Siglec-7 ed NKG2C sono due recettori, strutture presenti sulla superficie delle cellule cui le chemochine - 'parole' dell'infiammazione che hanno l'importante compito di richiamare i globuli bianchi che difendono il nostro organismo dall'aggressione di agenti esterni - si legano per trasmettere i propri messaggi. La caratterizzazione fenotipica di questi due recettori di membrana espressi sulle cellule Natural Killer - cellule del sistema immunitario, particolarmente importanti nel riconoscimento e distruzione di cellule tumorali e infette da virus - è in grado da una parte di fornire una stadiazione clinica precisa dello stadio della malattia e della sua progressione, e dall'altra di aiutarci a scoprire nuovi importanti aspetti per comprendere le interazioni del virus con le cellule del sistema immunitario. La strada della ricerca sui meccanismi patogenetici rappresenta allo stato odierno la strategia migliore al fine di sviluppare nuove terapie per sconfiggere quella che è considerata la ‘peste dell'era moderna'".


A cura di Alessio Pecollo

martedì, settembre 29, 2009

Arriva la maschera con sorriso finto per la polizia.

Fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo461529.shtml

Maschere con un sorriso stampato da far indossare alle forze dell’ordine. In Thailandia per migliorare il rapporto tra agenti della polizia e popolazione, le pattuglie in servizio che controllano le autostrade in motocicletta indossano mascherine contro l’inquinamento che riportano uno smile dipinto in rosso.

In Thailandia, una volta soprannominata “la terra del sorriso”, c'è ben poco da ridere dopo gli eventi degli ultimi mesi: instabilità politica, recessione economica, crollo del turismo, occupazioni degli aeroporti e aumento della violenza nelle città hanno creato un’atmosfera di tensione, respirabile un po’ ovunque nel paese. Per queste ragioni il sorriso sulle labbra e le buone maniere, specie tra i dipendenti pubblici, valgono come l’oro.

"Abbiamo chiesto ai nostri agenti in servizio di essere amichevoli tutto il tempo”, ha spiegato il comandante della polizia autostradale thailandese. “Il problema è che il paese non versa in buone condizioni e siamo stanchi. E’ dura sorridere e per questo abbiamo ideato quelle maschere”.

La trovata della polizia di Bangkok ricorda l’escamotage ideato in Giappone per far sorridere i lavoratori: obbligarli a mettere una bacchetta tra il labbro superiore e il naso per riprodurre un sorrisino che ricorda vagamente quello degli omini dei lego.

lunedì, settembre 28, 2009

Bangkok, aperti i negoziati sul clima.

Lunedì 28 Settembre 2009 11:13
Francesca Mapelli

Fonte: http://www.reportonline.it/



Le recenti alluvioni nelle Filippine devono ricordare ai delegati riuniti per i negoziati sul clima di Bangkok, che si svolgeranno da oggi fino al 9 ottobre, che non stanno discutendo una pila di carte, ma decisioni che possono decidere della vita di milioni di persone.
Una tempesta tropicale ha scatenato la peggiore alluvione degli ultimi decenni nella capitale Manila e nelle regioni adiacenti, colpendo centinaia di migliaia di persone. Se singole tempeste e alluvioni non possono essere collegate ai cambiamenti climatici, le evidenze scientifiche indicano chiaramente che eventi meteorologici estremi sempre più gravi e frequenti sono già una conseguenza del cambiamento climatico e lo saranno sempre di più. Il WWF ricorda che l’aumento della temperatura media globale deve essere tenuto ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, se si vogliono evitare i rischi inaccettabili di un cambiamento climatico fuori controllo. Le speranze che a Copenhagen sia raggiunto un ambizioso accordo globale sul clima, che possa aiutare a proteggere il pianeta dai danni irreversibili del cambiamento climatico, saranno davvero esili se i negoziatori riuniti a Bangkok non faranno progressi significativi.
“Le alluvioni delle Filippine devono ricordare ai politici e ai delegati riuniti per negoziare il trattato sul clima che non stanno discutendo di paragrafi, rettifiche e dollari, ma delle vite di milioni di persone e del futuro stesso del nostro pianeta” ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Dopo mesi di contrattazioni, perdite di tempo e discussioni siamo entrati ormai nella fase decisiva dei lavori e abbiamo l’ultima possibilità di salvare l’accordo sul clima.”
Il vertice ONU sul clima che ha riunito i Capi di Stato a New York la scorsa settimana ha dato ai negoziatori il mandato di trasformare il documento provvisorio di 170 pagine in un trattato condivisibile. Per assicurare la sopravvivenza delle nazioni più vulnerabili al cambiamento climatico, è assolutamente necessario che questo mandato sia rispettato. Secondo il WWF, per prevenire il fallimento di Copenhagen e altri disastri climatici futuri, a Bangkok i negoziatori devono tagliare i testi provvisori (di 170 pagine) del 40% entro la metà della Conferenza e dell’85% entro la fine delle due settimane. Le sfide più importanti sono in mano ai Paesi ricchi, che devono impegnarsi in ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni e in finanziamenti che aiutino i Paesi in via di sviluppo ad adattarsi al cambiamento climatico.
“I delegati hanno il chiaro mandato di lavorare a velocità da record per accelerare l’elaborazione dei testi – ha detto Marigrazia Midulla – Forse gli obiettivi e i finanziamenti più importanti saranno definiti solo a Copenhagen, ma questo non può essere una scusa per perdere tempo. Almeno per le questioni più cruciali il terreno di lavoro deve essere preparato qui. Serve chiarezza su quali siano gli elementi chiave per raggiungere un accordo sul clima a Copenhagen ”.
Il WWF è preoccupato dalla discordanza tra una leadership asiatica credibile e la retorica vuota di Europa e Stati Uniti. Mentre i Paesi chiave dell’Asia stanno offrendo un contributo concreto per raggiungere un accordo a dicembre, Europa e Stati Uniti stanno invece dimostrandosi i principali ostacoli perché ciò avvenga. Giappone, Cina e India hanno definito un’azione concreta per la mitigazione e stanno giocando un ruolo sempre più costruttivo nei negoziati, confermando la propria determinazione a diventare i futuri leader economici del mondo sulla base dell’economia verde e di uno sviluppo a basso contenuto di carbonio.
“Il Giappone si è impegnato a ridurre le emissioni del 25% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990. L’Indonesia ha deciso di mantenere la crescita delle emissioni tra il 26% e il 41% al di sotto delle normali previsioni entro il 2020. Questi impegni stanno portandoci sempre più vicino agli obiettivi di riduzione delle emissioni globali di cui abbiamo bisogno”, ha detto Mariagrazia Midulla.
Sia l’Asia industrializzata che quella in via di sviluppo stanno trovando la propria strada verso la prima linea dell’azione mondiale per il clima. Ora i Paesi industrializzati, e soprattutto gli Stati Uniti, devono seguire quell’esempio, e dopo le opportunità mancate di New York e Pittsburgh, Bangkok rappresenta una nuova possibilità di farsi avanti.
Il WWF partecipa ai negoziati di Bangkok con una propria delegazione in loco.

Francesca Mapelli
-WWF Italia-

sabato, settembre 26, 2009

Affrontare la sfida del crescente relativismo morale in Thailandia



Nelle scuole cattoliche si educano giovani thai a crescere nella società
di Weena Kowitwanij

Nel 39° incontro Seminario delle scuole cattoliche tailandesi, si è parlato di come affrontare la sfida del crescente relativismo morale. In Thailandia le scuole cattoliche hanno oltre 24mila docenti e circa 500mila studenti.

Bangkok (AsiaNews) – La rapida globalizzazione, facilita l’egoismo individuale e il relativismo morale. Per questo, è importante che gli educatori cattolici si dedichino al loro compito con amore e attenzione, così da essere guida verso una vita fondata sul Vangelo, attenti a realizzare l’identità delle scuole cattoliche secondo le direttive pastorali. E’ quanto emerge dalla dichiarazione finale del 39° Seminario del Consiglio educativo cattolico, svoltosi a Pattaya dal 23 al 26 agosto e diffusa in questi giorni.

In linea con questo insegnamento, il prof. Chainawrong Monthienvichienchai ha sottolineato che “l’educazione cattolica in ogni dimensione ha una sola missione: educare gli studenti a crescere come una persona sana in senso fisico e morale”.

Partecipando al seminario di Pattaya, il card. Michael Michai Kitbunchu, ex presidente del Consiglio educativo cattolico, ha rammentato ai 444 partecipanti che “nelle scuole cattoliche la maggioranza degli studenti sono buddisti. Questo suggerisce che il docente deve riferirsi alla dimensione della ‘persona’ secondo la visione di altre religioni”.

Mahasurasak Suramaethee, è insegnante alla facoltà di Umanesimo dell’università buddista Chulalongkornrajvithayalai. Invitato al seminario, egli ha detto che “la crisi etica minaccia l’attuale società thailandese” ed è una sfida per tutte le religioni, chiamate in modo uguale a riaffermare l’importanza della fede nell’affronto e nella conoscenza di ogni ambito e a ricordare il suo valore “almeno pari ad ogni disciplina”.

P. Prapas Sricharoen ha detto che “l’istituzione educativa dovrebbe essere una società d’amore e gli studenti non sono scatole di cui gli insegnanti riempiono gli spazi vuoti, ma occorre formare la loro spiritualità”.

P. Chaonapat Sansanayuth, provinciale dei Fratelli Cristiani di La Salle, sottolinea che lo scopo dell’incontro era quello di determinare le linee guida dell’educazione cattolica per favorire la conoscenza della Chiesa e lo sviluppo dello studente in ogni campo. Nella scoietà thai, dove le minoranze sono emarginate e guardate con sufficienza, Sr Darunee Sripramong, direttrice della Scuola del Sacro Cuore a Chiang Mai, ricorda che “ogni anno portiamo gli studenti a svolgere un programma all’esterno presso 10-20 villaggi collinari, ci restiamo la notte e portiamo con noi i libri e il materiale didattico. Gli studenti imparano come i tribali cucinano il riso, e ne apprezzano la semplice vita”

Un punto molto importante è l’impegno delle scuole a offrire sussidi agli studenti che non possono pagarsi gli studi. Sr Suwan Prarasri è direttrice della scuola Samakkhi Rongkro a Klong Toey, malfamato quartiere di Bangkok. Loro accolgono quasi 300 studenti che non possono pagare, molti hanno i genitori in prigione, e danno anche libri e materiale scolastico, pasti, uniformi e scarpe. Secondo il Consiglio educativo cattolico, nel 2008 nel Paese c’erano 315 istituti cattolici d’istruzione, 311 scuole, 2 collegi e 2 università, con 28.495 insegnanti e oltre 500mila studenti, soprattutto buddisti, religione dominante in Thailandia.

venerdì, settembre 25, 2009

Aids: vaccino sperimentato in Thailandia efficace in 1/3 casi

BANGKOK - Un vaccino contro l'Aids messo a punto da ricercatori statunitensi e thailandesi sta dando, per la prima volta, risultati significativi durante la sperimentazione, dimostrando efficacia in almeno un terzo dei casi. Lo hanno annunciato i ricercatori presentando i risultati ad una conferenza stampa a Bangkok.

Il vaccino, sperimentato dal 2003 su 16.000 volontari in due province thailandesi, è stato spiegato, è ricavato da due vecchi vaccini fra loro diversi ed entrambi rivelatisi inefficaci. La sperimentazione, condotta in collaborazione dal ministero della sanità thailandese e dall'esercito americano, è stata presentata come la più importante mai effettuata nel mondo per un vaccino contro la contaminazione da virus Hiv.

"Nel 32,1% dei casi il vaccino riduce il rischio d'infezione", hanno indicato i ricercatori in una nota diffusa nella conferenza stampa di Bangkok. "Questo risultato - vi si legge ancora - rappresenta un balzo in avanti perché è la prima volta che un vaccino contro il virus Hiv dimostra un'efficacia preventiva. Si tratta - aggiunge la nota - di un progresso scientifico molto importante e ci dà la speranza che un vaccino efficace per il mondo intero sia possibile per l'avvenire".

SDA-ATS

mercoledì, settembre 23, 2009

La Thailandia punta a rilanciare l’economia nazionale, facendo leva soprattutto sul turismo e sulle esportazioni.


Bangkok (Agenzia Fides) – Inquadrata nelle stime favorevoli della Banca per lo Sviluppo Asiatico, che ha alzato al 3,9% le previsioni di crescita per l'Asia nel 2009 (soprattutto grazie agli interventi dei governi), anche la Thailandia, che sembra uscita dalla crisi politica degli scorsi anni, punta a rilanciare l’economia nazionale, facendo leva soprattutto sul turismo e sulle esportazioni.
Dopo un anno in cui gli indicatori economici hanno subito un calo vertiginoso, anche per i problemi di instabilità interna, il Primo Ministro Tailandese Abhisit Veejjajiva è deciso a rilanciare il paese delineando una nuova identità e un nuovo ruolo nello scacchiere asiatico, sostenuto da Cina e India. Il Premier riparte da alcune certezze: la centralità geografica della Thailandia nel cuore dell’Asia, quasi un baricentro tra India e Cina, costituisce un vantaggio strategico territoriale che altri paesi non possono vantare; la tradizionale leadership riconosciuta dagli stati della regione del Mekong e la destinazione turistica preferita dell’area sono un patrimonio di acquisizioni che ancora contano e possono rappresentare una base per il rilancio.
Gli ostacoli in questo percorso sono rappresentati da due incognite: in primo luogo la reale pacificazione sociale della nazione, che sembra ancora divisa in due grandi fazioni. Nei giorni scorsi esponenti della “camicie rosse”, partigiani dell'ex premier thailandese Thaksin Shinawatra, sono scesi in piazza nella capitale Bangkok per commemorare il terzo anniversario del colpo di stato che depose il loro beniamino, ancora largamente popolare nel paese. Contro di loro si sono schierate le cosiddette “camicie gialle”, manifestanti anti-Thaksin e favorevoli al governo attuale, in una giornata di tensioni che ha ricordato i disordini di mesi fa.
La seconda incognita riguarda le condizioni di salute del re della Thailandia, Bhumibol Aduljadei, ricoverato in un ospedale di Bangkok. Il monarca, di 81 anni, è il più longevo del pianeta con un regno che dura da 63 anni. Il re, che ha ricevuto numerosi attestati d'affetto dalla popolazione tailandese, ha sempre costituito un punto di riferimento e un prezioso ago della bilancia in tempi di crisi.

martedì, settembre 22, 2009

Il Re ancora in ospedale, scontri di piazza, speriamo bene...

fonte: corriere.com

Salta la tregua politica tra “gialli” e “rossi” mentre il vecchio re si ricovera

BANGKOK - Cinque mesi di tregua politica avevano fatto sperare che il peggio, in un Paese scosso da manifestazioni di fazioni rivali e colpito duro dalla crisi economica, fosse alle spalle. Sono invece bastate 24 ore per ricordare alla Thailandia che i suoi problemi sono stati solo accantonati. Sabato sono scese in piazza sia le “camicie rosse” - i sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra - sia i “gialli” nazionalisti-monarchici che lo scorso inverno occuparono i due aeroporti di Bangkok. E domenica l’anziano re Bhumibol, l’unica autorità che potesse richiamare all’ordine i litiganti, è stato ricoverato in ospedale per la seconda volta in una settimana.
Bhumibol, 81 anni e sul trono dal 1946, soffre ufficialmente di una “febbre” , che ha reso necessari gli antibiotici e l’alimentazione via flebo. Il premier Abhisit Vejjajiva, partito ieri per New York in vista dell’Assemblea generale dell’Onu, ha assicurato che «la salute di sua Maestà non rappresenta un problema». L’argomento è estremamente delicato in Thailandia, dove il re è protetto dalle leggi di lesa maestà più severe al mondo. Ma la crescente debolezza di Bhumibol, che già lo scorso dicembre aveva dovuto rinunciare al tradizionale discorso per il suo compleanno, è un fatto che neanche i cauti media nazionali possono nascondere. Tre anni dopo il colpo di Stato che depose Thaksin, le divisioni politiche si sono acuite. All’epoca, l’esercito intervenne sulla scia dell’indignazione per il crescente autoritarismo e populismo del magnate delle televisioni diventato premier, coinvolto in diversi scandali di corruzione e accusato di voler abolire la monarchia. In Thaksin, però, le classi medio-basse, specie nel Nord-Est, vedono il primo politico che ha adottato misure concrete per loro. Il ritorno di Thaksin - condannato in contumacia per corruzione - e le dimissioni di Abhisit, salito al potere nove mesi fa grazie a un ribaltone parlamentare, sono state le richieste delle 26mila “camicie rosse” scese in piazza sabato a Bangkok, nel terzo anniversario del golpe; se ne attendevano, però, almeno il doppio. I loro leader hanno promesso di organizzare proteste simili una volta al mese. Ma il movimento, dopo la repressione delle rivolte dei “rossi” lo scorso aprile nella Capitale, appare diviso tra chi approva o meno il ricorso alla violenza. Il parziale insuccesso della manifestazione è stato oscurato dai tafferugli avvenuti attorno al tempio Preah Vihear, assegnato alla Cambogia dall’Unesco con una decisione non condivisa dalla Thailandia, e recentemente oggetto di un’escalation militare che sembrava però avviata alla risoluzione. In precedenti crisi, l’intervento di re Bhumibol fu decisivo. Stavolta, nel mezzo di una transizione che potrebbe ridisegnare gli assetti politici di un Paese fondato sulla trilogia di «nazione, religione e re», la Thailandia si trova invece a pregare che il sovrano si riprenda in fretta.

lunedì, settembre 21, 2009

Karon Beach ospiterà il Roy Fest Beach Party

La spiaggia di Karon è pronta per “ballare” in due giorni di musica dance con i DJ più famosi a livello internazionale. Ente turismo Thai (TAT) ha investito ben 22milioni di THB nell'evento, che a detta di tutti sarà qualcosa di spettacolare per gli amanti del genere.
Questo evento vuole portare a conoscenza mondiale Phuket e le sue spiagge, Karon è ideale per ballare tutta la notte sotto le stelle...
L'ingresso LIBERO si balla GRATIS!
Vi riporto il programma dal sito in lingua Inglese:

“Roy” means enjoyable, fun and delicious in Southern Thai dialect. When combined with an international music festival, expect no less than days and nights of musical ecstasy and dancing paradise.

RoyFest brings the best of domestic & international DJs and artists together to perform on the stunning sight of Phuket sea view for the first time. With the objective of endorsing local tourism, to wide spread the beauty of Thai beach and a vision to locate Thailand as one of the top destinations on the world party map.

Expect uncompromising entertainment from Ken Ishii (Japan), Adsorb (UK), Lord Warddd(USA), T-Bone (Reggae Ska Thailand), DJ Seed (GTRonline),
DJ Dragon (homebass commu) and many others who will contribute to
“Roy”ness on Karon Beach, Phuket 25-26 September 2009.

Per dormire niente di meglio delle nostre strutture a KATA: http://www.amicidiphuket.it/pagine/baankata.html & KARON: http://www.guesthouse-kata-karon.com

Baan kata

Per ogni info sui servizi nostra agenzia mandate una mail: amicidiphuket@email.it

domenica, settembre 20, 2009

Un Farang a Bangkok

Fonte: CULTURA & VISIONI ilmanifesto.it
di Tommaso Pincio

Uno scrittore di casa nella città asiatica commenta Bangkok, l'ultimo libro appena pubblicato da Adelphi dell'autore inglese Lawrence Osborne, che domani incontrerà il suo pubblico al festival «Pordenonelegge»
Negli anni non ho mai smesso di tornare a Bangkok. Alcuni stentano a capire, si domandano cosa ci trovi. «È uno schifo» dicono. La mia tentazione di ribattere viene spesso repressa dalla consapevolezza che Bangkok non è bella. Perlomeno non secondo i canoni per cui tutti apprezzano luoghi come Parigi, Londra o New York. Di fronte a una cementificazione tanto scriteriata, il turista sbarcato di fresco resta comprensibilmente interdetto. Il traffico selvaggio e pestilenziale rende disagevoli gli spostamenti, peraltro non incoraggiati dal caldo da sauna che impera nelle ore diurne. Non per nulla, la maggioranza si trattiene giusto il tempo di guardarsi un po' attorno. Una fugace visita ai siti monumentali e al mercato galleggiante, un'ora di relax in una sala massaggi e poi via, verso mete più vacanziere: un'isola, una spiaggia, la natura dei tropici. A fermarsi più a lungo sono quasi sempre uomini attempati in cerca di avventure a buon mercato, un po' di sesso sbrigativo condito da un'idea molto annacquata di amore. Li vedi ciondolare, questi uomini, affannati e sudati, dalle parti di Sukhumvit Road oppure seduti in un bar, sorseggiando una birra in attesa che cali la sera, e quasi mai sono un bello spettacolo. Dunque, cosa ci trovo? In passato, nemmeno a me era chiaro il fascino che mi irretiva. Poi, un giorno, una ragazza mi ha detto: «Asia men no farang. You farang», e io ho compreso.

Un luogo ibrido
Avevo sempre pensato che la parola farang non fosse che una storpiatura dell'inglese foreign e avesse pertanto lo stesso significato. Non è così. Birmani, laotiani e cambogiani che si trovavano in Thailandia non sono farang, veri stranieri cioè. Farang siamo unicamente noi, gli stranieri d'Occidente, e sempre lo resteremo. Per quanto cerchi di insediarsi, l'uomo occidentale non cesserà mai di essere un farang. Potrà decidere di trasferirsi, intraprendere qualche attività e magari anche sposarsi, ma il suo tentativo di mettere radici non si compirà mai fino in fondo, poiché la possibilità di diventare uno del luogo, di integrarsi nel senso pieno del termine, gli è preclusa. Il senso di pacificata putrescenza che ristagna ovunque a Bangkok - nella quiete dei templi buddisti come nei lascivi go-go bar o nei soi brulicanti di gente e odori - aiuta però il farang a vivere la propria condanna all'estraneità con una sorta di felice rassegnazione. Del resto, è la ragione per cui la città degli angeli asiatica attira fatalmente un tipo ben preciso di persona: l'occidentale che nel mezzo del cammin di propria vita ha finito, deliberatamente, per smarrirsi, ovvero estinguersi nel samsara, l'eterno ciclo di vita morte e rinascita. Volendo metterla in termini meno mistici, a fermarsi da queste parti è colui che ha deciso di lasciarsi serenamente andare alla deriva. Tutto ciò fa di Bangkok l'ultima città al mondo in cui è possibile vivere una vita da espatriati, simile a quella di certi derelitti personaggi di Graham Green, primo fra tutti Thomas Fowler. Il cinquantenne cronista dell'Americano tranquillo e certi suoi parenti stretti - inquieti erranti e transfughi d'Occidente quali l'Ismaele di Moby Dick o il colonnello Kurtz di Cuore di tenebra - esercitano su di me un ascendente di notevoli proporzioni e sono alla base della mia attrazione per questa metropoli. È quindi più che legittimo dubitare della mia imparzialità se affermo che l'ultimo libro di Lawrence Osborne, Bangkok (Adelphi, ottimamente tradotto da Matteo Codignola, pp. 280, euro 20) è, nel suo genere, un gioiellino imperdibile. Ma tant'è. Osborne, già noto al pubblico italiano come scrittore viaggiatore grazie al Turista nudo, non ha nemmeno provato a penetrare il cuore nascosto della cultura thai. Si è limitato a osservare i farang cui lui stesso in fondo somiglia, i pigri sibariti impegnati nella non impossibile missione di sparire in un'enorme città dove una larga gamma di desideri, inclusi quelli ai limiti dell'illegalità, può essere facilmente appagata. Si è affidato alle loro storie non soltanto per l'oggettiva difficoltà di capire realmente i nativi, ma anche perché Bangkok è diventata la città che è proprio in virtù del suo mezzo milione di viaggiatori, esiliati e autoemarginati occidentali. I farang che la abitano ne hanno fatto un posto ibrido, che appartiene tanto ai thailandesi quanto agli occidentali. Due città in una che non sempre coincidono ma che comunque si fondono.
Il sottotitolo, Un soggiorno nella capitale del piacere (omesso nell'edizione italiana), va dritto al prevedibile nocciolo del problema. Osborne si tiene però lontano dalle abusate retoriche intorno alla prostituzione, sia in un senso che nell'altro. Non la condanna né indulge più di tanto al suo decadente lucore. Indirettamente, rifiuta pure la vecchia teoria per cui la locale mollezza di costumi risalirebbe agli anni della guerra del Vietnam, quando gli americani convertirono Bangkok in un luna park per i soldati in licenza. Preferisce invece leggere l'elevato tasso di tolleranza come un effetto della fede buddista nella reincarnazione. La ciclica metamorfosi per cui ogni uomo è stato a suo tempo donna e viceversa favorirebbe la promiscuità nonché il passaggio da un sesso all'altro; e qui lo scrittore si lascia incantare da una figura tipica del mondo thailandese, il katoey ovvero il maschio effeminato. Katoey sono tanto gli uomini che cambiano chirurgicamente sesso quanto coloro che non si spingono al di là del mero travestimento. La parola chiave è per l'appunto trasformazione, diventare altro da sé. Per Osborne, Bangkok è il luogo dove un simile miracolo è alla portata di chiunque.
Dei quindici milioni di visitatori che ogni anno vi transitano, la minoranza di coloro che decidono di fermarsi lo fa proprio perché confida nella possibilità di una rinascita, tanto fisica che spirituale. Lo stesso scrittore confessa di esservi giunto squattrinato e con scarse prospettive. «Avevo cominciato a frequentare Bangkok per un fatto di denti, cioè perché in sostanza a New York non potevo permettermi un'assicurazione. A Bangkok con quattordici otturazioni mi avevano chiesto quattrocentocinquanta dollari, niente rispetto a qualsiasi polizza americana. Anche calcolando i biglietti aerei e una mensilità al Primrose, ci andavo a guadagnare. Insomma, la ragione fondamentale che mi aveva costretto all'esilio temporaneo era di carattere finanziario. C'era poco da fare, i conti parlavano chiaro: al momento l'Occidente era al di sopra delle mie possibilità, tanto che stavo addirittura pensando seriamente di trasferirmi da quelle parti in pianta stabile. Dopotutto, la Thailandia era un affare». Come molti, ha finito per trattenersi: «Per me Bangkok era la notte. Di giorno faceva troppo caldo, e il caldo lo tollero, il sole no. Così ero diventato un camminatore notturno. La mia era una solitudine volontaria, anzi, calcolata. Rimanevo in strada fino a ore impossibili, frugando dappertutto come un procione. Col tempo avevano cominciato a piacermi gli sbuffi di basilico rancido e marijuana fredda che Bangkok sembra espellere da narici invisibili; mi piacevano le ragazze, che ti sfioravano nel buio buttando lì, come due monete su un bancone, sempre le stesse parole: «Bai nai?». E mi piaceva quella putrefazione selvaggia». Osborne evita di specificarlo, bai nai? significa «dove vai?» e viene spesso usato come una forma allusiva di saluto non soltanto dalle prostitute. Bai nai? rende alla perfezione lo spirito della vita di strada che si conduce a Bangkok, il costante ciondolare e la possibilità di scrollarsi di dosso la solitudine con la facilità con cui da noi si prende un caffé; facilità che vale però anche al contrario, perché come niente ci si ritrova più soli di prima. In fondo, la ragione profonda del libro è la paradossale tristezza di una metropoli che, a dispetto della sua promiscuità, è dominata dalla solitudine, ma a differenza di tante città gravate dallo stesso problema offre continue vie di scampo.

Una questione di solitudine
«Anche il mercato del sesso ha a che fare con la solitudine» ha spiegato Osborne in un'intervista. «Non credo che gli uomini che vengono a Bangkok siano ossessionati dal sesso, perché quel genere di ossessione sessuale è perlopiù un mito. In realtà, la faccenda è assai più complicata e concerne il modo in cui una persona interagisce con lo spettro della solitudine, che per ovvie ragioni si fa sempre più minaccioso con l'avanzare dell'età». La Bangkok di Osborne si rivela allora una città imprevedibile che, seppur pullulante di vita, è pervasa di tristezza. Ma il suo libro è tutt'altro che triste. Racconta, con appassionato disincanto e non poca ironia, di farang che si liberano del proprio passato per assurgere a nuova vita, a cominciare da Anna Leonowens, istitutrice inglese che negli anni Sessanta dell'Ottocento si occupò della progenie del monarca Rama IV. Questa indomita e un tantino altezzosa signora inglese fu inoltre autrice di un'autobiografia ricca di panzane, il che induce Osborne a vedere in lei l'antesignana dei farang che usano il Siam, la Thailandia, per reinventarsi, trasformandosi in personaggi da romanzo. «Si poteva fare solo in un paese non ancora colonizzato: niente infrastrutture, niente verifiche, nessuno che venisse a ficcare il naso». Il bello è che incredibilmente si può fare anche oggi. E infatti, lo scrittore incappa subito in uno strano vicino d'alloggio, un certo McGinnis, un inglese dal fisico ossuto, venditore di condizionatori d'aria e compilatore - a scopo puramente filantropico, a suo dire - di un'enciclopedia dei bar di Bangkok. Torna fatalmente alla memoria il venditore di macchine aspirapolvere nonché spia per caso di un notissimo libro di Greene, sebbene Osborne opti per altri riferimenti: «McGinnis era un uomo senza passato, uno di quei personaggi di Simenon che un bel giorno salgono su un treno e vanno a far secco uno sconosciuto in una città lontana».

Atmosfere noir
Ma alla resa dei conti, che si guardi a Simenon o a Greene fa poca differenza. L'effetto è sempre lo stesso: quello di essere d'incanto sbalzati in una dimensione d'altri tempi. Finanche il libro di Osborne dà spesso la sensazione di un libro noir che, abortito sul nascere, ha assunto le forme di un diario di viaggio solo in un secondo momento: «Al crepuscolo, quando l'aria diventava grigio cenere, le froge si dilatavano per accogliere qualcosa di indefinibile - il profumo acre dei peperoncini «merda di topo» passati in olio bollente e pasta di tamarindo. E cominciavo a precipitare come una pietra in un pozzo - solo che il pozzo ero io. A Bangkok si arriva quando si sente che nessuno ci amerà più, quando si getta la spugna, e a pensarci bene la città è solo questo, il protocollo di una caduta. Valeva per me, ma anche per gli altri inquilini del Primrose: spezzati, respinti, delusi, erano partiti per l'Oriente». Difficile immaginare un attacco più romanzesco di questo, eppure chi conosce Bangkok sa che non c'è nulla di artefatto. La città è davvero così e, come pare affermare Somerset Maugham, «se qualcosa di così fantasmagorico esiste, dovremmo solo esserne grati».

sabato, settembre 19, 2009

Una tratta di di esseri umani destinata ad aumentare per colpa della crisi economica.

Fonte: http://it.peacereporter.net

Scritto da Marcello Brecciaroli

Dalla Cambogia e dalla Thailandia partono ogni anno migliaia di uomini e donne attratti da un posto di lavoro in Malesia. Per compiere questo viaggio pagano cifre che vanno dai 5mila ai 13mila dollari a chi propone loro un impiego all'estero. La promessa di un lavoro domestico o in qualche fabbrica però si rivela presto una menzogna: a molti, non appena arrivati, viene confiscato il passaporto: da quel momento diventano fuorilegge e possono essere ridotti in schiavitù o avviati alla prostituzione.
La legge malese non fa differenza tra vittime del traffico di esseri umani e immigrati clandestini: fuggire dai propri aguzzini diventa dunque impossibile , perché il rischio è di finire nei campi di prigionia e magari essere nuovamente venduti ai trafficanti. Sul mercato degli esseri umani malese, infatti, un bambino vale circa 300 dollari, mentre un adulto quasi il doppio. Nel 2007 sono stati varati dei provvedimenti in alcune province che vietano ai lavoratori immigrati di lasciare il luogo di lavoro anche durante l'orario di riposo, proibiscono l'uso di cellulari e la guida di automezzi. Nello stesso anno è stata emanata anche una legge che punisce i trafficanti, ma gli osservatori internazionali sostengono che non serva a molto, visto che anche chi dovrebbe vigilare è coinvolto nella tratta. Nel luglio 2008 il Direttore generale per l'immigrazione malese e il suo vice sono stati arrestati per aver accettato tangenti dai trafficanti. Secondo fonti Onu la pratica sarebbe diffusa a tutti i livelli dell'amministrazione malese.
I migranti vengono adescati tra le popolazioni più povere dei sobborghi urbani di Phnom Phen e di altre città cambogiane, un bacino che, secondo l'Organizzazione Mondiale del Lavoro, è destinato ad aumentare di 200mila unità nel prossimo anno come effetto della crisi economica.
Questo trend è confermato anche dai dati forniti dal Ministero del Lavoro cambogiano che parla di un incremento del 150% degli espatri nei primi sei mesi del 2009.
L' agenzia dell'Onu per la tratta di esseri umani (Uniap) rivela in uno studio che le donne cambogiane si ritrovano spesso in schiavitù a causa dei debiti contratti. Nel Paese è presente una fitta rete di strozzinaggio, camuffata da micro-credito, gestita dagli stessi trafficanti di schiavi.
Tutti questi fattori sono catalizzati dalla crisi economica: in particolare il settore tessile ha risentito del calo delle esportazioni, causando dall'inizio dell'anno la perdita di oltre 40mila posti di lavoro.
In Malesia si trovano comunità di lavoratori immigrati provenienti da molte nazioni perché l'economia del Paese ha retto bene alla crisi. Nella maggioranza dei casi hanno un regolare permesso di lavoro, ma anche in questo caso le condizioni non migliorano poiché il visto viene sequestrato all'arrivo assieme al passaporto. Questa pratica è permessa dal governo Malese e nel rapporto “Trafficking in Persons” (Dipartimento di Stato Usa, giugno 2009), si rilevano numerosi legami tra l'amministrazione pubblica e la tratta di esseri umani.
Numerose testimonianze narrano di torture, stupri, somministrazione di droga, privazione del cibo e orari massacranti di lavoro che raggiungono le 18 ore giornaliere. I lavoratori vengono sfruttati fino allo sfinimento, come nel caso di Ganesh, un ragazzo birmano morto in ospedale il 27 di aprile, le cui foto hanno scioccato la popolazione malese.

giovedì, settembre 17, 2009

La Polizia e' furiosa riguardo alla ormai famosa serie Inglese

Scritto da bangkokpost.com, traduzione italiana di Ivan Pasinetti
Thursday, 17 September 2009
Fonte: http://www.visaforthai.com/thai-news/la-polizia-e-furiosa-riguardo-alla-ormai-famosa-serie-inglese.html

"Non e' stata creata per ledere l'immagine della Thailandia"

Le Autorita' Thai sostengono invece il contrario, la continua messa in onda di questi clip che mostrano come gli stranieri vengano deubati per sedicenti danni alla moto d'acqua in quel di Phuket e altri tipi incidenti sarebbero fatti per danneggiare la reputazione del Turismo in Thailandia.

I produttori dei clip video trasmesso sia in televisione che YouTube e le vittime delle presunte truffe negano l'accusa.

Il POL Ten. Gen. Santhan Chayanont, capo della Polizia Provinciale Regione 8, che copre la parte superiore del Sud, ha detto ieri che gli sforzi per offuscare l'immagine della Thailandia potrebbero essere coordinati.

Le clips video raccontano le vicende di una turista britannica arrestata perche' trovata in possesso di marijuana ad un full moon party a Koh Phangan, e di un marine britannico ed uno statunitense essere minacciati e obbligati al risarcimento di cifre esorbitanti per presunti danni a delle moto d'acqua affittate a Phuket in 2 diversi incidenti.

Il filmato, in cui appare anche la polizia thailandese e' stato trasmesso come parte della serie Big Trouble in Thailand sull'emittente televisiva Britannica Bravo TV con la conseguente diffusione sulla rete.

Il POL Ten. Gen. Santhan riferisce che l'arresto della donna britannica era reale in quanto era stata trovata con della marijuana in suo possesso.

Nella sua testimonianza attraverso un interprete, ha confessato.

Nel video clip sosteneva che avrebbe dovuto pagare 80.000 baht alla polizia locale per essere rilasciata su cauzione.

Gli altri clip raccontano invece di un operatore di jet ski a Phuket, Vinai Naiman, noto anche come "JJ", che chiede un risarcimento ad alcuni clienti inglesi ed americani, entrambi i Marines in libera uscita.

Nella clip riguardante il Marine Britannico, il signor Vinai è stato visto andare in un ripostiglio e tornare con un fucile che pendeva lungo il suo fianco.

Il POL Ten. Gen. Santhan sostiene che la maniera in cui sono state proposte le scene lascia trapelare una sorta di "montatura".

"Sono state concepite per denigrare l'immagine sia del turismo thailandese che le forze di polizia locali, presentando solo il lato negativo della storia."
Il POL Ten. Gen. Santhan ha ordinato di investigare e stanare eventuali individui thailandesi coinvolti nella realizzazione del footage, se trovati potrebbero dover rispondere di accuse penali.

L'ufficiale ha altresi ordinato ai suoi sottoposti di eseguire un controllo sulla produzione delle clip e di preparare una relazione sulle risultanze al più presto possibile.

Il produttore del video clip, Gavin Hill, ed altre persone coinvolte nel montaggio hanno riferito al giornalista britannico Andrew Drummond che il filmato non è falso o alterato e che non vi era alcuna intenzione di danneggiare la Thailandia trasmettendolo.

Il fatto di dover fronteggiare un eventuale incidente diplomatico era stato messo in preventivo.

Il governatore di Phuket, Wichai Praisa-Ngob ieri ha dichiarato che il clip potrebbe essere stato prodotto da qualcuno che aveva interesse affinche' il turismo Thai ne venisse danneggiato per ottenerne un proprio beneficio a livello competitivo.

Mr. Vinai ha ammesso di aver chiesto il risarcimento per le moto d'acqua danneggiate dai suoi clienti stranieri, ma tale risarcimento era gia' stato risolto prima delle riprese.

Ha riferito inoltre di essere stato ingannato dai produttori che avevano affermato di voler fare un documentario che valorizzava gli aspetti positivi del turismo a Phuket.

Insiste inoltre che l'arma mostrata nella clip sarebbe solo un fucile ad aria compressa.

Il Ministro per lo Sport ed il Turismo Chumpol Silpa-Archa confessa che non pensava che la controversia avrebbe un effetto di cosi vasta portata per l'industria del turismo.

Anusorn Salay, a capo di una squadra di operatori di jet ski a Phuket, ieri ha riferito che verranno stabilite delle procedure atte a prevenire future controversie sul nolo e danneggiamento delle moto d'acqua.

"Sarebbe bene chiarire in partenza quali siano le cifre di risarcimento previste in caso di danno ai mezzi".

Fonte bangkokpost.com, traduzione italiana di Ivan Pasinetti

* Chi volesse copiare questo articolo tradotto nel proprio Sito/Blog/Forum e' pregato di citare la fonte mediante link al sito http://www.visaforthai.com/news/index.php

mercoledì, settembre 16, 2009

Sogni di carta


Fonte: http://it.peacereporter.net/articolo/17804/Un+sogno+di+carta

La storia di un bambino apolide, campioncino degli "aerei-origami", commuove la Thailandia. Mettendo in luce la condizione dei milioni di immigrati birmani nel Paese

Il campioncino nazionale di aeroplanini di carta, Mong Thongdee, aveva un sogno: prendere un aereo e volare ai Mondiali in Giappone. Ma per lasciare la Thailandia non aveva il pezzo di carta necessario, ossia il passaporto. E questo perché è senza cittadinanza, tecnicamente apolide: figlio di genitori birmani stabilitisi illegalmente nel nord della Thailandia negli anni Novanta, e ora burocraticamente rimbalzati tra i due Paesi. La sua storia, che ha commosso i thailandesi, sembra avviata a concludersi con il lieto fine. Ma non per tutti.

Il piccolo Mong, 12 anni, l'anno scorso aveva trionfato ai campionati thailandesi di "aerei origami", facendo rimanere in aria la sua creazione per 12,5 secondi. Si era così guadagnato la qualificazione per i Mondiali. Ma a neanche un mese dalla competizione, il ministero dell'Interno di Bangkok gli ha negato un documento temporaneo per espatriare, appellandosi a una legge che tira in ballo la sicurezza nazionale. Il viso mogio di Mong è stato ripreso da tutta la stampa thailandese, e pochi giorni fa il primo ministro Abhisit Vejjajiva è intervenuto personalmente per garantire un passaporto di un anno al bambino. Che potrà così partecipare alle gare del 19 e 20 settembre.

Il bambino è nato in Thailandia da genitori birmani, fuggiti da una vita di indigenza nello stato settentrionale di Shan, ma non ha la cittadinanza di nessun Paese. Le autorità birmane non riconoscono neanche la sua nascita, quelle thailandesi mantengono le famiglie di immigrati illegali in un limbo giuridico: per dieci anni i genitori di Mong hanno raccolto frutta nella più completa clandestinità, e solo grazie a una parziale sanatoria nel 2004 gli è stato concesso il permesso di lavoro. La famiglia vive oggi a Chiang Mai, nel nord, in una casa dove l'unica stanza oltre al bagno fa da soggiorno e camera da letto per i quattro inquilini. Grazie ai loro due impieghi, madre e padre mettono insieme 330 baht al giorno, meno di 7 euro.

Quello di Mong - che da grande vorrebbe fare l'ingegnere aeronautico - non è un caso isolato. Come lui, calcolano i gruppi che lavorano con i lavoratori migranti, in Thailandia ci sono probabilmente oltre due milioni di persone senza cittadinanza: è l'esercito di manovali, operai delle industrie tessili, domestiche che fanno girare l'economia thailandese. Ma non hanno accesso alla sanità pubblica, né possono spostarsi liberamente sul territorio nazionale: se la polizia li ferma fuori dalla provincia a cui sono assegnati, possono essere deportati immediatamente. Limitazioni che colpiscono anche i figli, che possono frequentare la scuola e si sentono pienamente thailandesi.

E' chiaro che l'iniziale rifiuto del ministro dell'Interno è dovuto al timore di creare un precedente per tutti gli immigrati nella stessa situazione. Mong, intanto, vola mercoledì in Giappone col suo passaporto temporaneo. Sul quale, alla voce nazionalità, c'è la sigla XXA. Apolide.

Alessandro Ursic

martedì, settembre 15, 2009

Sentimenti contrapposti

Vivo questi ultimi periodi in Phuket con forti sentimenti contrapposti, amore e rabbia, delusione e felicità. A cosa mi riferisco?
A tutto quello che si dice o non si dice su questa isola che ho scelto come casa per farci crescere la famiglia.
Lasciare il sicuro per l’ignoto mi stimola, e fino ad ora mi è andata sempre bene. E’ un sentimento d’ irrequietezza che mi prende lo stomaco e non riesco a domarlo ed ogni volta che lo vivo posso solo seguire l’istinto, mentre sto già pensando a qualche nuova meta, idea, scoperta.
Quando sono arrivato qui tanti anni fa ho vissuto la prima fase d'innamoramento poi scemata, questo è naturale direte, ma non troppo. La realtà è che questo paese non è per tutti, cioè non lo è per chi non ha forte attitudine a capire, a studiare, ad adattarsi. Sto parlando per chi vuole vivere e lavorare non per i vacanzieri e qualche vecchio pensionato.
Tutto quello che dico e scrivo nel mio blog a volte viene mal interpretato, viene visto come un disprezzo un attacco.
Tanto che hanno perfino copiato il mio nome su facebook aggiungendo un “VERI” a testimoniare che io sono un finto “AMICO”, che quello che dico sono bugie.
Certo non mi rattristo per così poco, sono intellettualmente superiore a coglionate di questa entità, quello che mi fa incazzare è la non gratitudine!
Adesso tutti a puntare il dito contro quel miserabile di JJ il noleggiatore di Jet_Ski, sono dovuti arrivare gli Inglesi con un video a buttar merda per scoprire questa verità?
Io lo dicevo un anno e mezzo fa qui:

Attenzione a noleggiare Jet Ski (Moto d'acqua) Datato 5Marzo2008


Come non mi sono mai tirato indietro nel parlare dei problemi di Phuket, dell'inquinamento, truffe, omicidi, ecc...
Ho cercato di farlo con garbo e non con odio, ma sono passato spesso per cattivo, per quello che se la prende con i Thai, per quello che non capisce questo mondo.
Allora mi chiedo, vi piacciono i video degli Inglesi che fan sembrare Phuket una pattumiera piena di prostitute, truffatori, assassini?
A me fanno SCHIFO e mi rattristano, perchè sputtanano anche il 90% delle persone che qui lavorano e veramente producono benessere per il paese!
Se il mio intelletto fosse a livello tanto basso come quelli prima citati che si aggirano su facebook potrei dire:
HAI VISTO COGLIONE CHE AVEVO RAGIONE?
Che triste consolazione!!!
Mi dispiace, Phuket non è quella descritta in questi video per altro girati sulla spiaggia di Patong. Phuket non è Patong, non è solo Bangla road, le meretrici, i vecchi con la panza piena di birra, 4 Italiani papponi che si sentono in paradiso, questa non è Phuket ma una realtà minuscola a se stante.

Phuket è un'insieme di colori, problemi, razze diverse, odori, e chi più ne ha più ne metta. Phuket si fa amare dai vacanzieri, ma se la conosci entra in gioco pure odio che fa parte dell'amore. Non è possibile solo amare, perchè se veramente ci si avvicina a questo mondo con la voglia di scoprire ci si accorge presto dei tanti problemi derivanti anche da un Gap culturale insormontabile.
Rileggete il mio blog a ritroso, e capirete le mie parole...

In questo momento i sentimenti sono contrapposti, e mi chiedo che senso ha informare? Far capire? Forse è meglio che vi metto tante belle foto e mi faccio pure pubblicità visto che di turismo ci campo. Basta con problemi, casini, omicidi, truffe, e tutto il resto. Basta con i liberi pensieri, tutti a fantasticare sul PAESE DEL SORRISO tutti buoni e gentili, tutti disinteressati. Visto che ora i cattivi sono gli Inglesi con i loro video shock tanto che perfino il governo Thai si è scomodato per bloccare la messa in onda:
http://phuketwan.com/tourism/anxious-officials-big-trouble-series-hold-11567/

Bho, prendete tutto come uno sfogo, una liberazione, perchè ogni mattina quando leggo il giornale locale (clicca qui) mi vien da vomitare, perchè unico forum serio sulla Thailandia ha chiuso, perchè il mondo è marcio a tutte le latitudini ed il sogno del LOS (Land of Smile) si è trasformato in (Land of Scam) mentre io lo dicevo da anni e tutti mi prendevano per pazzo...

Martino M. Rawai-Phuket


lunedì, settembre 14, 2009

Family Room di Baan SS Karon

Le Family room grazie a soluzioni architettoniche e di arredo, integrano in un unico ambiente dinamico e modulare gli spazi giorno e notte. Queste camere hanno una superficie media di 50 metri quadrati. Accoglienti e spaziose, sono ideali per chi desidera trascorrere un soggiorno all’insegna del vero relax. Ampio balcone regala una vista sul verde circostante, e sullo sfondo il mare di Karon. Angolo salotto con la TV LCD 32 pollici con canali dedicati, c'è anche Rai Italia. Un piccolo angolo cucina con lavello, ampio frigorifero, forno microonde.

Le camere per famiglia offrono varie soluzioni di accoglienza:

- 1 letto matrimoniale King Size + 1 letto singolo

- 1 letto matrimoniale King Size + 2 letti singoli

- 2 letto matrimoniale King Size

Le family room sono particolarmente adatte per rispondere al bisogno di spazio delle famiglie con bambini oppure per coppie che decidono di rimanere per lunghi periodi di soggiorno. Sconti su richiesta per periodi superiori a 30 notti di soggiorno.

http://www.guesthouse-kata-karon.com/album/family_room/album/index.html

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Telefono: +66 76333452

Per contattare Baan SS Karon : Vai al form contatti

Web Site: www.amicidiphuket.it

Mail diretta: info@guesthouse-kata-karon.com




domenica, settembre 13, 2009

Escursione alle Hong Islands (Hong in Thai=Camere)

Fonte: http://www.facebook.com/amici.di.phuket?ref=name

Partiamo da Ao_Nang una mattina piovosa di settembre, per escursione ho scelto un speed boat con solo sei persone a bordo, dal momento che non vado in ferie tutti i giorni decido di non fare il solito “Farang Kiniao” (Straniero Tirchio)
Per godere al massimo della bellezza di questo luogo serve una barca veloce, bisogna “charterizzare” lo scafo per fare il giro al rovescio, anche se non famose come le PhiPhi le Hong Islands hanno un forte afflusso di turisti specialmente Thai.
Il termine “Hong” in thai significa “camera”, Ko Hong altro non è che “l’isola della camera”. Un nome simile può apparire ambiguo e non richiama alla mente alcun paesaggio esotico.
Vista da lontano Koh Hong appare come tutte le altre isole tipiche di questa zona geografica e cioè come un possente ammasso roccioso che si getta a picco sul mare lasciando un minimo o nullo respiro a brevi accenni di spiaggia che si intercalano tra le vette montuose. Una volta approdati invece sarà semplice rendersi conto che le rocce di questa isola sono diverse dalle altre, se non altro perché si limitano a rincorrere il perimetro esterno dell’isola stessa senza però occuparne la parte centrale. Un breve spiraglio simile ad una porta si apre poi all’improvviso tra la parete rocciosa, mostrandosi come il più auspicante degli inviti ad entrare nel cuore dell’isola.
La mia preferita comunque rimane isola N9 Ko Sawang, che in lingua locale significa “Isola del Paradiso”.
Qui c'è la base della polizia marittima, che davvero vivono in uno dei posti più belli che abbia mai visto in questi mari. La spiaggia è protetta dal monsone, e quindi zero onde, è sempre possibile fare snorkeling. I miei bimbi e la moglie si divertono a nuotare in piena sicurezza tra migliaia di pesci colorati. L’acqua, dal colore tipico verde smeraldo, scende lentamente in profondità fino ad arrivare a qualche metro di profondità a circa dieci da riva. La sua trasparenza poi crea un particolare effetto visivo per il quale pare di trovarsi in una gigantesca e mastodontica piscina naturale. Le foto se pur belle sono praticamente sempre scattate con il cielo nuvoloso oppure qualche “sprazzo di sole”, non oso immaginare i colori a ciel sereno... Davvero un posto unico, a mio avviso anche più bello delle super sfruttate PhiPhi Islands!
Appena ho tempo in agenzia preparo un Tour con partenza da Phuket per visitare le Hong Islands e le bellezze di Krabi. Sempre naturalmente con “giro al rovescio”, poche persone sul motoscafo, cercando di rispettare il più possibile Natura ed Ambiente. Le Hong Islands come tutto il “circondario” di Krabi è sempre nel mio cuore, tornarci suscita sempre forti emozioni.




























































































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