Una analisi interessante sull'attuale situazione politica dellaThailandia.
Poteri in campo che combattono per "sopravvivere", altri cercano di farsi spazio utilizzando i poveri, la base di un paese senza identità e di una immaturità politica senza eguali.
Articolo di Alessandro Ursic sul sito http://it.peacereporter.net
La grande maggioranza dei thailandesi è nata durante il regno del sovrano più longevo del mondo, e non riesce a distinguere tra il concetto di monarchia e la presenza di Bhumibol sul trono. Awe, un'insegnante di thailandese per stranieri a Bangkok, messa di fronte alla differenza tentenna: "Non so se la Thailandia debba rimanere comunque una monarchia... non mi sono mai posta il problema. Mi piace il nostro re, punto", dice mentre fa shopping in un centro commerciale che all'esterno esibisce un ritratt gigante di Bhumibol. Diventato re a soli 19 anni, "Papà" gode di una popolarità enorme tra i suoi sudditi: d'altronde ha traghettato la Thailandia attraverso epoche diverse, trasformandola da un Paese agricolo a una potenza regionale moderna, capace di attrarre investimenti stranieri enormi nel corso dei decenni. Ha carisma e un'autorità morale impareggiabile in patria, e perciò i thailandesi guardano a lui specialmente nei momenti di crisi, in cerca di una direzione. Ma da quando gli attivisti del Pad (Alleanza del popolo per la democrazia) hanno preso possesso della sede del governo, e poi dei due aeroporti della capitale, Bhumibol è rimasto silente. Ha parlato per la prima volta, dopo tre mesi di paralisi politica per il Paese, solo a una parata militare due giorni prima del suo compleanno. Chino su un leggio, con voce roca, senza fare riferimenti alla crisi in corso.
Tra le accuse che i sostenitori del Pad muovono a Thaksin Shinawatra, l'ex premier deposto da un colpo di stato nel 2006 ma tuttora un punto di riferimento (e probabile finanziatore) del partito di governo, c'è quella di aver avuto dei piani segreti per far diventare la Thailandia una repubblica. Pubblicamente, Thaksin non ha mai espresso questa intenzione. Ma la sua "colpa" è anche quella di essere stato il primo leader politico a godere di una popolarità tale, specie nelle popolose campagne del nord-est e tra i più poveri, da competere con quella del re. Che in Thailandia è un monarca costituzionale, senza poteri di governo, ma che comunque gode di enorme influenza nell'establishment militare e giudiziario. E' trapelato che Thaksin avesse tentato un approccio al 56enne principe ereditario, che gli stessi thailandesi non considerano all'altezza del padre. Dall'altra parte, i sospetti che la famiglia reale parteggiasse per il Pad si sono rinforzati in ottobre, quando la regina Sikirit ha presenziato al funerale di una manifestante dei "gialli" uccisa in scontri con la polizia.
Parlare della salute del re, o fare ipotesi concrete su quanto durerà ancora il suo regno, in Thailandia costituisce lesa maestà: un reato con pena fino ai 15 anni di carcere. Ma è chiaro che molti iniziano a tracciare un collegamento tra la debolezza di Bhumibol e la crisi politica degli ultimi mesi. "Se il re è gravemente malato, e noi non possiamo saperlo, la questione della successione si farà spazio nella mente dei thailandesi", dice Craig Reynolds, uno storico della Australian National University. E non si parla solo di repubblica o monarchia come principio. La casa reale ha accumulato una fortuna nei decenni, alcune stime parlano di circa 30 miliardi di euro di patrimonio: le proprietà immobiliari di Bhumibol sono ovunque nella capitale. E' anche per questo che, dietro la facciata di "gialli contro rossi" in un Paese dove tutto avviene dietro le quinte, agli occhi di tanti analisti la crisi degli ultimi mesi assomiglia a una guerra di trincea per strappare il migliore posizionamento. In vista della battaglia per il futuro della Thailandia.