martedì, novembre 11, 2008

I Thailandesi si affidano alla magia per risolvere i problemi politici mentre scoppiano le bombe.

Il Paese è spaccato e paralizzato tra ultra monarchici e filo governativi, mentre si cobatte anche una guerra di magie e incantesimi fra le parti
di francesco sisci
Fonte: http://www.larena.it

BANGKOK -- Domenica, il giorno sacro anche nella Thailandia buddista, il leader delle dimostrazioni anti governative Sondhi Limthongul si è vestito di bianco, maglietta e pantaloncini, e, seguito da un centinaio di accoliti acconciati allo stesso modo, ha guidato una piccola processione nel palazzo di governo.

Intingeva un mazzetto di steli di legno in una acquasantiera dorata e la spruzzava intorno per scacciare gli spiriti maligni e affrettare la vittoria contro il governo miscredente cacciato dal palazzo e costretto da mesi a riunirsi in una caserma in disuso alla periferia di Bangkok.

I fedeli al seguito dovevano osservare un silenzio religioso e spazzare il passaggio da ogni forma di immondizia. Era l’ultimo pubblico rituale magico officiato da Sondhi che accusa i suoi nemici, del partito del potere del popolo, Ppp, di avere incantato il palazzo con la magia nera di uno stregone khmer.

Il Ppp ha vinto le elezioni democratiche di dicembre del 2007 ma da maggio di quest’anno è sotto assedio per una serie di violente dimostrazioni che chiedono le dimissioni della camera dei deputati attuale e l’istaurazione di un nuovo parlamento in larga parte di nomina regia.

In realtà con o senza magie, di destra o di sinistra, nel mezzo di questa dura crisi economica, il governo thailandese è semi paralizzato e il Paese è spaccato.

Sulla strada principale, al centro della città, su un tratto di asfalto dove un paio di camion con rimorchio potrebbero mettersi di traverso, c'è una barricata di copertoni. Davanti c’è una specie di cancellata socchiusa con un lucchetto e sorvegliata da un dimostrante in divisa di una guardia di sicurezza.

Al di là della barricata c’è il palazzo di governo. Questa è la zona dei monarchici oltranzisti di Sondhi, che vogliono la restaurazione della monarchia assoluta, è una zona off-limits per i dimostranti della parte avversa e per la stessa polizia.

Qualche chilometro più in là lo stadio cittadino è il fortilizio dei militanti filogovernativi. Qui il 1 nombre su un maxi schermo ha tenuto una specie di comizio telematico l'ex premier Thaksin Shinawatra, sostunuto dal Ppp, e condannato il mese scorso a due anni di prigione per corruzione.

Thaksin fisicamente era in esilio a Hong Kong ma grazie a una banale videoconferenza ha potuto arringare i suoi senza trasgredire alla lettera della legge che lo tiene fuori dal suolo thilandese.

In mezzo ai due schieramenti l'esercito, finora neutrale alla contesa politica in corso, mantiene le distanze.

Così, divisa nello spazio e nel cuore, la Thailandia oscilla tra democrazia e colpo di stato. Il governo non può governare, né può scacciare i dimostranti che hanno occupato il Palazzo Chigi thailandese, perché questi sono sotto la protezione della casa reale, che ha detto alle forze dell’ordine: “non toccateli”.

D’altro canto i dimostranti non riescono a prendere il potere, perché il governo non cede e non si dimette, sostenuto da quella che i sondaggi descrivono ancora come una solida maggioranza fra la popolazione.

In questa ambiguità sembra esserci tutta la follia dell'Asia di oggi, che non sa davvero decidersi se credere nel valore istituzionale della democrazia elettorale, e quindi guarda alla Thailandia per capire come regolarsi.

Inoltre c'è uno strano angolo cinese. Pechino appare schierarsi contro un ritorno al passato, a favore della democrazia elettorale, sostenendo, con grande prudenza e cautela Thaksin, esule ora in un territorio nella grande Cina.

Questo sembra un segnale indiretto ma importante mentre le fila dei dimostranti che da mesi vivono e dormono all’addiaccio, nel giardini del palazzo di governo, si stanno assottigliando.

Un altro elemento è l’attesa della entrata ufficiale alla Casa Bianca del nuovo presidente americano Barak Obama a gennaio. Il sentimento in Thailandia in questi giorni è che Obama romperà gli indugi e chiederà il ritorno all’ordine costituito e quindi il rispetto dei risultuati delle elezioni.

Finora l’America, grande alleato della Thailandia sembrava che avesse semplicemente posto il veto ai militari di rovesciare il governo con la forza.

Ma forse neanche questo servirà a chiarire la situazione nel Paese. Fedelissimi di Sondhi spiegavano a proposito degli scongiuri del loro capo che “lui deve usare ogni mezzo per vincere la guerra. Non c’è niente di strano ad usare questi metodi per mobilitare la gente”.

Del resto Sondhi stesso ha detto: “Non credo nella magia nera. I miei rituali rendono omaggio agli spiriti sacri e ai miei amati maestri. Sono attività basate sul dharma.”

Fantasmi, spiriti, stregoni, indovini, maledizioni, benedizioni sono da secoli nel panorama politico dell’Asia, più che questioni esoteriche su democrazia e diritti. Sondhi allora sembra lo sciamano dell’antico contro le nuove orribili, incomprensibili tempeste finanziarie. Chissà se la sua acqua santa basterà a scacciare tutto l’orrore della miseria che avanza per l’Asia sotto l’ombra del mostruoso spirito dei malvagi subprime.

nnnn

Bomba a Bangkok, feriti due manifestanti opposizione E' esplosa vicino a un palco davanti alla sede del governo

Bangkok, 11 nov. (Apcom) - Due manifestanti anti-governativi thailandesi sono stati ricoverati in ospedale questa mattina dopo l'esplosione di una bomba davanti alla sede del governo a Bangkok, dove erano riuniti gli oppositori. Lo ha riferito la polizia locale. L'esplosione è avvenuta non lontano dal palco installato dai manifestanti dell'Alleanza del popolo per la democrazia (Pad), accampati dal 26 agosto davanti agli uffici del primo ministro. Sabato un'altra esplosione nello stesso posto aveva ferito tre persone, secondo il Pad. Il primo ministro Somchai Wongsawat è il cognato del leader deposto Thaksin Shinawatra che ha governato la Thailandia dal 2001 al 2006 prima di essere rovesciato dall'esercito e di fuggire all'estero sotto l'accusa di corruzione. Thaksin, condannato in contumacia il 21 ottobre a due anni di carcere, conta ancora numerosi sostenitori nel nord e nel nordest della Thailandia. (fonte Afp)

Ard

Condividi questo articolo sui vari Network
Bookmark and Share