Il Vesak è la principale ricorrenza buddista. Si ricordano in questo giorno la nascita, il risveglio e il trapasso del Buddha Gôtama. Infatti, secondo la tradizione, il principe Siddhatta nacque nel 623 a.C. nel giorno di luna piena (
purnima) del mese lunare di Vesak; sempre nel plenilunio del medesimo mese, trentacinque anni dopo, giunse alla buddità e infine, nello stesso giorno di Vaisakha Purnima, trapassò nel
parinibbâna all'età di ottant'anni nel 543 a.C., data dalla quale si fa partire il computo dell'Era Buddista.
Vesak — in sanscrito
Vaisakha — significa «diramato» ed allude, verosimilmente, alla forma della
costellazione dell'Ariete (
Mesha) che il Sole attraversa in questo periodo dell'anno. Menzionato anche nei Veda, Vesak è il secondo mese del
calendario lunare buddista ed ha inizio tra il 14 aprile e il 14 maggio. La festa del Vesak vera e propria cade nel 15º giorno di questo mese lunare, ed è, pertanto, una ricorrenza mobile rispetto al nostro calendario gregoriano, proprio come la Pasqua ebraica, con la quale è possibile che ai tempi del Buddha
coincidesse.
Vesak è un mese considerato fausto per tutta la sua durata, mentre degli altri mesi era considerata beneaugurante solo la quindicina di
luna crescente. Possiamo perciò azzardare la supposizione che, se questo plenilunio non fosse il vero giorno natale del principe Siddhatta, la tradizione probabilmente glie l'avrebbe attribuito lo stesso, proprio come il 25 dicembre s'è trasformato da giorno del Sole invitto in Natale di Gesù sovrapponendo un significato nuovo a una tradizione antica.
Può interessare evidenziare come, a differenza dei cristiani, che contano gli anni dalla nascita di Gesù, i buddisti li contino dal trapasso nel Mahaparinibbana, ossia dalla totale estinzione, che rappresenta il culmine della sua buddità.
La festa del Vesak cade, ai nostri giorni, nel plenilunio del mese lunare che s'inizia dopo il 14 aprile, collocandosi così, per lo più, nel mese di maggio. Ciò lo arricchisce di significati squisitamente mediterranei. Come possiamo osservare guardandoci intorno, è un mese in cui la natura è in pieno rigoglio: il cielo è sereno e il sole è piacevolmente caldo. La pioggia di maggio è considerata benefica. Nella tradizione italiana maggio è un mese che ospita rappresentazioni miste di sacro e profano. E' il mese delle rose, degli amori e della Madonna. Nel Vesak ritroviamo tutte queste valenze, con l'aggiunta di quelle più propriamente buddiste.Tra queste la più importante è quella di festa del risveglio. Il risveglio della natura allude al risveglio spirituale e al trapasso in uno stato esperienziale superiore.
Si può concludere dicendo che la festa del Vesak commemora anche la solitudine del Buddha. Solitudine della nascita, ma soprattutto solitudine del risveglio e del trapasso. Quando il Buddha pervenne all'estinzione del dolore, sotto l'albero della bodhi (pipal o ficus religiosa), a Gaya, sulle rive del fiume Niranjara, era ormai rimasto solo. Dopo aver lasciato la casa paterna, la famiglia, i maestri spirituali, era stato abbandonato anche dai cinque asceti che avevano condiviso negli ultimi tempi la sua vita eremitica, prendendolo come guida. Era solo, abbandonato e dimentico di tutti. In questa estrema solitudine sperimentò lo stato imperituro del risveglio, al quale giunse mollando tutto: legami di sangue e di amicizia, maestri spirituali e compagni di ricerca, cultura e tradizione.
La Thailandia festeggia il Vesak, e cerca risposte alla crisi politica e finanziariadi Weena KowitwanijLa ricorrenza momento di riflessione per risolvere i problemi di stretta attualità seguendo i principi del Bhudda. Nell’intervento di chiusura il premier Abhisit incoraggia la nazione a costruire la pace, uno sviluppo sostenibile e difendere i diritti umani. Leader buddista auspica “trasparenza e buon governo” per il bene del Paese. Bangkok (AsiaNews) – La festa di Vesak, che celebra la nascita, l’illuminazione e la morte del Bhudda, è divenuta occasione di riflessione comune sulle sfide attraversate dalla società thai dal resto del mondo, non ultima la crisi finanziaria. Sfide che richiedono risposte urgenti ed efficaci, che devono scaturire partendo proprio da un’analisi dei valori e delle “nobili verità” promosse “dall’Illuminato”.
Dal 4 al 6 maggio scorso si è tenuta la sesta edizione della “Giornata internazionale del buddismo”, organizzata dal governo di Bangkok in collaborazione con la Mahajulalongkornrajvitayalai University (Mu); l’evento è patrocinato dalle Nazioni unite, che hanno dichiarato la Thailandia “Centro mondiale del buddismo”. L’incontro si è tenuto nell’auditorium dell’università, situata nel distretto di Wangnoi, provincia di Ayudhaya, uno dei più prestigiosi centri al mondo per l’insegnamento della pratica, e ha visto la partecipazione di 1200 monaci provenienti da 80 nazioni.
Attualizzare i precetti del buddismo al periodo di crisi mondiale, per trovare risposte ai problemi ambientali, economici, politici e sociali è uno dei temi sui quali si è dibattuto nel corso del convegno. Preeyanuch Jariyavidyanont, delegato thai alle Nazioni unite, spiega che i buddisti dovrebbero “usare la concentrazione per risolvere i problemi che derivano dall’ingordigia umana”. Il leader buddista sottolinea che mediante “la concentrazione e la pratica delle quattro nobili verità [la sofferenza, la causa della sofferenza, interrompere la sofferenza e come smettere di soffrire, ndr] le persone possono alla fine raggiungere la pace”.
Il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha presieduto la cerimonia di chiusura del convegno. Nel suo intervento il premier ha incoraggiato “il popolo thai a praticare i tre pilastri della pratica buddista, costruire la pace, promuovere uno sviluppo sostenibile e i diritti umani nella vita quotidiana e per il benessere del Paese”. Parole che vogliono richiamare la nazione degli elefanti all’unità e al lavoro comune, in un periodo di profonde divisioni politiche che hanno causato violenze, paralisi della capitale e morti fra i simpatizzanti di entrambi gli schieramenti.
Il ven. Phradhamakosajarn, rettore dell’Accademia buddista di Chulalongkorn e presidente della Commissione Onu istituita per commemorare Vesak, aggiunge: “Tutte le crisi derivano da una mancanza di moralità. È necessario – continua – amministrare secondo i principi della trasparenza e del buon governo, a beneficio del Paese”. Egli ha inoltre chiesto al premier Abhisit di “risolvere la recente crisi politica” usando “amore, gentilezza e saggezza”.
Circa il 90 % dei 62,2 milioni di thailandesi pratica il buddismo theravada, portato nel Paese dall’India intorno al terzo secolo prima di Cristo. Questa corrente si basa sul canone Pali dell’insegnamento di Buddha, noto come Tripitaka (una sorta di Bibbia del buddismo). Quest’anno, per la Thailandia, la festa di Vesak si celebra l’8 maggio.