lunedì, febbraio 02, 2009

Più di 100 gli italiani «curati» in Thailandia a base di staminali estratte dal cordone ombelicale.

Un gigante biotech cinese offre a Bangkok trattamenti a base di staminali estratte dal cordone ombelicale

Fonte: http://www.corriere.it

«Disperati, abbiamo voluto provare la strada delle cellule staminali. Siamo arrivati a Bangkok il primo aprile 2008 e nostro figlio è stato sottoposto ad un trattamento di sei iniezioni di cellule staminali cordonali. Al nostro ritorno in Italia, il 5 maggio, abbiamo riscontrato diversi cambiamenti: il bimbo ha un tono muscolare più rilassato, ha più appetito, riposa di più (e anche noi di conseguenza) e poi reagisce molto di più alle luci e riesce a vedere le ombre: prima aveva gli occhi fissi ed ora segue i movimenti di chi gli sta intorno in un raggio di tre metri. Siamo stupefatti. Ora siamo in attesa di altri cambiamenti che gli possano in futuro far vivere una vita normale». Alessandro e Michela, di Sassari, sono i genitori di Kevin, 2 anni, nato con tetraparesi spastica e ipoplasia del nervo ottico (non vedente, quindi). Da quando è nato ha subito quattro interventi: reni, cuore, tumore benigno alla vescica, ricostruzione dell'organo genitale. Poi Bangkok. Ora i genitori sperano. Ma Kevin non è il solo. Malati di sclerosi laterale amiotrofica (Sla), giovani con la sclerosi multipla, bambini con l'atrofia midollare, ventenni sulla sedia a rotelle per un trauma alla colonna vertebrale. Oltre cento gli italiani trattati, per lo più nel 2008, con le staminali da cordone ombelicale cinesi nell'ospedale di Bangkok, in Thailandia.

Guariti? Per ora migliorati. Così come Razvan Iordache, ventenne rumeno, tetraplegico dopo un brutto tuffo in acqua: osso del collo rotto. Ora muove la parte alta del tronco, mangia da solo, respira. La tv rumena ha raccontato la sua storia, un miliardario ha creato una fondazione e già circa 120 rumeni si sono curati a Bangkok. Ma anche 150 americani. E francesi, tedeschi, olandesi. In tutto quattromila trattati, tremila cinesi, i pazienti ricorsi all'infusione di cellule staminali da cordone ombelicale.

A Bangkok, dove la cinese Beike ospita chi viene a curarsi da altri paesi, in Cina per i locali. Ricovero di circa un mese con riabilitazione. 6.000 euro tutto incluso. Le malattie trattate? L'elenco diffuso dal gigante biotech cinese Beike comprende: Alzheimer, atassia (spinocerebellare e di Friedreich), traumi cerebrali nei bambini e a certe condizioni negli adulti, paralisi cerebrali, sclerosi multipla (Sm), distrofia muscolare di Duchenne, traumi spinali, atrofia muscolare spinale (Sma), tetraparesi spastica, sclerosi laterale amiotrofica all'esordio (Sla), il piede diabetico, l'ischemia degli arti inferiori. E patologie oftalmiche: il trattamento dell'ipoplasia del nervo ottico e la retinite pigmentosa. Aggiunge Andrea Mazzoleni, della Beike Europe, sede in Svizzera: «Anche le lesioni traumatiche al nervo ottico sono affrontabili, a patto che il nervo sia ancora collegato all'occhio e al cervello». La banca di cellule staminali più grande al mondo è a Taizhou, provincia di Jiangsu. E' della Shenzhen Beike Biotechnology, fornisce cellule staminali per trattamenti medici ad almeno venti centri ospedalieri. Si è partiti con la banca di staminali da cordone ombelicale, dalla placenta, dalla membrana amniotica, dal midollo osseo. In futuro produrrà anche cellule staminali pluripotenti indotte (Ips), derivate dalla «riprogrammazione» di cellule adulte. Senza toccare gli embrioni.

La Repubblica popolare cinese si sente leader e non vuole errori: ha ordinato ai manager di applicare gli stessi standard della Aabb, l'American association of blood banks (Associazione delle banche americane del sangue), per evitare rischi da malattie trasmissibili. Rigidi anche nell'accettare i pazienti, nonostante il business. Selezione severa. Molti scienziati occidentali sono però scettici: «Le staminali cordonali non sono capaci di generare cellule di altri tessuti in misura significativa. I benefici? Transitori. Probabilmente dovuti a fattori, rilasciati dalle cellule trapiantate, in grado di ridurre l'infiammazione e di aiutare la sopravvivenza delle cellule malate. Che però difficilmente saranno sostituite ». Replicano dalla Beike: «Le cellule staminali comunicano con quelle del paziente mediante segnali chimici, scambiandosi informazioni e istruzioni. E sono proprio questi messaggi a dire alla staminale quando attivarsi e che cosa diventare. Identificare le istruzioni è uno degli obiettivi della ricerca. Solo così si potranno ottenere in vitro tessuti per il trapianto o, addirittura, arrivare a sfruttare queste molecole per stimolare nel paziente la crescita controllata di un organo danneggiato». A gennaio perfino Nature si è accorta della Beike, analizzando il considerevole numero di pazienti trattati con apparenti buoni risultati. Duecento le richieste al mese, rifiutate nel 60 per cento dei casi. E il costo? Non è alto? Risponde Mazzoleni: «In una recente statistica pubblicata da Cittadinanzattiva viene indicato un costo medio per trapianto di cellule staminali di 6.000 euro. È quanto si paga in Germania, con le staminali adulte infuse in ambulatorio senza ricovero. Alla stessa cifra per la Beike c'è circa un mese di degenza in clinica per due persone, la riabilitazione, l'agopuntura, l'assistenza medica, gli esami effettuati, le terapie somministrate e i trapianti di cellule staminali a 10-15 milioni per volta». E, in alcuni casi, c'è stato anche il rimborso dal sistema sanitario italiano: come cure specialistiche all'estero. La superbanca La Beike biotechology ha in Cina la banca di cellule staminali più grande del mondo Lo scetticismo Secondo molti scienziati questi trapianti possono dare un beneficio soltanto transitorio L'ospedale di Hangzhou Della Beike è specializzato nella cura dei bambini Razvan Iordache Il ragazzo rumeno tetraplegico che sembra migliorato dopo l'infusione di cellule del cordone «cinesi»

Mario Pappagallo
01 febbraio 2009

Condividi questo articolo sui vari Network
Bookmark and Share